Nel sud della Franciacorta, sulla via che attraversa l’anfiteatro morenico, si trova l’azienda di Paolo Radici: Ronco Calino. Basta fare una piccola deviazione all’altezza di Calino, dopo una breve salita si scende e si scopre una piccola valle che stupisce per pace e bellezza. Non sarà un caso se proprio qui, sul punto più alto della collina, il pianista Arturo Benedetti Michelangeli avesse una casa.
Questi dolci pendii sono coperti da curatissime vigne biologiche che producono le uve Pinot Nero e Chardonnay di Ronco Calino: una giovane cantina che ha trovato il punto di equilibro tra agronomia ed enologia, preferendo la qualità alla quantità. E che si è fatta conoscere per “i vini freschi ma longevi”, come dice l’enologo Lamberto Valenti.
Tutto era cominciato nel 1996, quando l’industriale bergamasco Paolo Radici scelse di venire a vivere nel buen retiro del maestro bresciano. La grazia della natura dei dieci ettari di terreno circostante e la presenza di vigne risvegliò il suo sogno giovanile di fare vino per sé e per gli amici, e così tre anni dopo iniziò la costruzione di una cantina ai piedi della collina. A distanza di vent’anni, grazie alla passione di sua moglie Lara e alle competenze ed energie di chi ci lavora, l’azienda produce nelle annate buone 70.000 bottiglie, prevalentemente di bianchi Satèn, Brut e Rosé e qualche rosso, il 70% dei quali è venduto all’estero.
L’idea iniziale è cresciuta sino a diventare una meta enoturistica ideale per l’esperienza completa: dalle vigne alla lavorazione, dalla visita alle cantine fino alla degustazione. Nei giorni scorsi, nella sua cantina modello rinnovata di recente anche nel décor, Lara Radici ha celebrato la primavera con un food pairing speciale: le sue bollicine e i piatti creati di Fumiko Sakai del Il Bikini di Vico Equense. Vino e cibo sono stati protagonisti di insolite triangolazioni per il palato, considerato che la chef giapponese dopo esperienze in ristoranti stellati del Nord e del Sud dell’Italia, vive in costiera amalfitana e ha perfezionato la conoscenza dei prodotti locali che lei rielabora secondo la gastronomia mediterranea e quella nipponica.
Sorprendente la sapida delicatezza del suo carpaccio di merluzzo fresco marinato in alga kombu servito con Franciacorta Brut. O l’armonia della panzanella bon bon di gamberi, burrata e gaspacho abbinata a Franciacorta Rosé Radijan. Ma la fusione perfetta tra tecniche e ingredenti agli antipodi gastronomici è stata nel dessert: mochi ripieni di ricotta e mini capresi al cioccolato, accompagnati da Franciacorta Centoventi Brut Riserva 2007.