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Locale accogliente, dove si respira l’atmosfera di una volta considerato che come Ristorante La Zelata c’era da decenni, sia pur con un buio recente passato, oggi interrotto dalla nuova gestione che ha assunto il nome di Osteria Zelata (foto 1) per marcare il cambiamento avvenuto. L’ambiente è accogliente, ospitale, e si respira quell’atmosfera che solo certi locali di fuori porta riescono a evocare, capaci di mettere a proprio agio il cliente (nella foto 2 parte della sala), grazie anche al servizio inappuntabile.

 

Leggendo la carta i piatti della tradizione sono presenti in ogni portata ed è, se si vuole, ricomponente poter gustare specialità lombarde, anche se la curiosità per il nuovo non si esaurisce mai. E non intendono farla esaurire i due giovani chef Matteo Simonato e Mattia Abussi che oltre ai piatti classici, sia pur attualizzati, propongono una serie di preparazioni contemporanee, non disdegnando l’uso della tecnologia. Come dire, qui ce n’è per tutti, per chi vuole il risotto all’ossobuco (utilizzando Carnaroli Riserva San Massimo) per chi è tentato di provare l’insolita lasagnetta ai gamberi di fiume e asparagi. Per la cottura di alcuni tagli di carne si utilizzano le basse temperature come nel caso del ganascino di manzo.

 

Abbiamo degustato un menu che comprendeva piatti della tradizione e innovativi.

 

Gli chef hanno mostrato la loro creatività nonché capacità di modellare la materia anche con il Cannoli di luccio mantecato con porro e nocciole (foto 3) dove i sapori di frutta secca e pesce si mantengono separati così da coglierli al meglio: i cannoli sono croccanti e al tempo stesso friabili e cedevoli.
Il secondo assaggio è stato un “divertissement” degli chef, Patata Rattá con spuma di zafferano e robiola , crema di asparagi verdi pancetta croccante e acetosella (foto 4): un piccolo saggio dove in un appetizer si uniscono tecniche e sapori abbinati con naturalezza.

 

Il Fritto dell’osteria (foto 5) sa di tradizione: i mondeghili morbidi, la crocchetta di taleggio fondente e il supplì di verdura e salsiccia riproducono i sapori della memoria. Il Piccolo panzarotto ripieno di erborinato di capra e salame  con salsa di pomodorini arancioni e pesto di foglie di ravanello (foto 6) è ben eseguito, ma ci ha emozionato meno delle portate proposte, come se venisse da un’altra cucina. Il Risotto con crema di piselli menta, basilico e ‘nduja (foto 7) è ben legato, cremoso, molto convincente, dal sapore piacevolmente intenso ma al tempo stesso rotondo. La già citata Lasagnetta di gamberi di fiume (foto 8) è un piatto goloso, stuzzicante e al tempo stesso leggero, senza salse che appesantiscano mentre gli asparagi del ripieno conferiscono freschezza e piacevoli note erbacee. I più golosi provino la Pancia di maiale cotta a bassa temperatura servita con verdure stagionali (foto 9): la pancia è come si vorrebbe che fosse, ossia sapida, umami, fondente, con le parti magre più tenaci, ma pur sempre tenera. La pasticceria è della casa.Carta dei vini piccola, ma mirata dove non manca qualche referenza del vicino Oltrepò.

 

Per concludere, l’ambiente, il servizio, la qualità delle materie prime, la mano sicura dei cuochi fanno dell’Osteria Zelata una sosta raccomandabile.

 

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