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La famiglia di origini equamente divise tra Toscana ed Emilia, un padre appassionato di vino che la porta in cantina ad imbottigliare quando aveva tre anni, nonne che cucinano: la stoffa di base è quella di una predestinata a diventare nel 2008, giovanissima, il miglior sommelier non professionista della Lombardia. Camilla Guiggi si racconta volentieri, meglio davanti ad un buon vino; sommelier con AIS dal 2003, diventa degustatore ufficiale e relatore ai corsi. Non per questo smette di assaggiare, conoscere e approfondire il vino, in giro per l’Italia e all’estero. Una passione nata quand’era piccola, durante le estati in campagna, le merende con le cugine a pane e Lambrusco, il vino bevuto a tavola in famiglia; un amore diventato in seguito vera e propria professione felicemente accompagnata al giornalismo. Vive tra la Toscana e la Lombardia, scrive di vino, conduce degustazioni, collabora con alcune testate e ha un sito www.langolodelgusto-enrose.it dove racconta poco di sé e molto di ciò che assaggia.

“Io parto dal vino. Per me, per gli amici o come consiglio io suggerisco sempre di partire dal vino. Poi penserete alle pietanze da abbinare”. Per Camilla “il vino è emozione, ogni volta nuova e chi lo beve, appassionato o competente, non deve mai dimenticare il lavoro di chi l’ha prodotto, i sacrifici e le incognite del vignaiolo. Perdere di vista tutta la fatica che c’è dietro ad un bicchiere significa non attribuire importanza all’impegno del produttore”.

 

Bollicine o grandi rossi i suoi preferiti ma anche altri vini, fatti in modo schietto come Lambrusco o Fortana. “E’ il momento di distinguere tra consumatori e addetti ai lavori: non si possono caricare di tecnicismi e dettagli da professionisti le presentazioni di vini rivolte ad un pubblico che, se pur appassionato, non è tecnico”. La giornalista sommelier ci lascia per correre a una degustazione con un’ultima battuta:”E’ il consumatore che, alla fine, decide. E sempre, al di là delle mode, delle guide e di noi professionisti, è il buon prodotto a vincere”.

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