È stato assegnato a quello che si può ritenere il padre del Pinot Nero altoatesino il Premio Angelo Betti – Benemerito della Vitivinicoltura 2016. A ricevere la medaglia di Cangrande è stato infatti Paolo Foradori – titolare della prestigiosa azienda altoatesina J. Hofstätter di Tramin-Termeno – l’uomo che seppe esprimere al meglio una varietà tanto prestigiosa quanto difficile da intepretare come il Pinot Nero.
“Nobile e capriccioso”, così ama definirlo lui che vi ha dedicato anima e cuore per una vita intera, anno dopo anno, per ben 56 vendemmie.
La medaglia è stata consegnata nelle sue mani domenica 10 aprile, alle ore 11.00, presso l’Auditorium Verdi della Fiera di Verona in presenza del Presidente della Repubblica e il Ministro dell’Agricoltura. A proporre la sua candidatura è stato l’assessorato all’Agricoltura della Provincia di Bolzano.
La sua famiglia aveva comprato alla fine degli anni Trenta tre masi sull’altopiano di Mazon, sopra il paese di Egna, in Alto Adige. Paolo Foradori ben presto comprese che quel terroir era unico, che il suo microclima avrebbe potuto dare vita a grandi vini, capaci di non temere il confronto con i grandi rossi della Borgogna.
Il destino scelse una strada diversa da quella che il padre Vittorio avrebbe voluto per lui. Mentre il capofamiglia sognava un futuro da avvocato, Paolo Foradori legò ancor più la sua vita al vino, sposando la discendente della nota famiglia vitivinicola Hofstätter di Tramin-Termeno.
Il caso volle che nei vigneti di famiglia sull’altopiano di Mazon, nel diciannovesimo secolo, l’allora proprietario, Ludwig Barth von Barthenau, noto chimico con cattedra all’Università di Vienna, avesse introdotto nei suoi vigneti una varietà a quei tempi sconosciuta in Alto Adige: il Pinot Nero.
Per Foradori e la tenuta Hofstätter si apre una prospettiva diversa, che diverrà oggetto di sperimentazione e impegno al massimo raggiungimento della qualità.
Quella varietà, scoperta quasi per caso tra i filari, si trasformò infatti in una sfida per il rilancio della viticoltura dell’Alto Adige. Paolo Foradori intraprese numerosi viaggi nella patria del Pinot Nero, in Borgogna, per affinare tecnica e competenze.
Se oggi la zona di Mazon è una delle aree più vocate al mondo per il Pinot Nero, lo si deve alla tenacia e intuizione di Paolo Foradori. Le innovazioni però non finiscono qui. Nel 1962 Paolo Foradori introdusse anche nei vigneti di famiglia un allora sconosciuto sistema di allevamento in Alto Adige, il Guyot, che sostituì la classica pergola altoatesina.
Il suo studio e il suo amore per la Borgogna lo portarono a maturare un’altra convinzione legata alla nomenclatura dei vini: per Paolo Foradori in etichetta non era importante dare risalto al nome del produttore, ma dare massima importanza al luogo di nascita del vino, cioè il rispettivo maso e la vigna. Già negli anni Sessanta i vini riportavano il nome delle loro particelle di origine. È per questo che Paolo Foradori non è solo il padre del Pinot Nero altoatesino ma anche colui che ha dato il via all’introduzione della menzione “Vigna” in Alto Adige, ora riconosciuta ufficialmente come massima ed unica espressione e garanzia della provenienza di un vino da uno specifico vigneto.