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Le etichette alimentari permettono al consumatore di avere elementi di conoscenza dei prodotti posti in commercio. Le etichette sono regolamentate da apposite leggi; oltre alle informazioni obbligatorie si possono personalizzare con marchi, logotipi, elementi di fantasia. Le etichette dei vini devono riportare alcuni dati ossia la specifica del tipo di vino (rosso, bianco, rosato) per i vini senza denominazione, l’azienda imbottigliatrice, il paese in cui è stato prodotto, il volume nominale, ossia la quantità di vino contenuta nel recipiente, il grado alcolico, il lotto, vale a dire la data di confezionamento, la segnalazione di presenza di solfiti se questi superano una determinata soglia. Se il vino è a denominazione è riportato in etichetta se è a Denominazione di Origine Controllata, oppure se è a Indicazione Geografica Tipica o via elencando, che permette di risalire alla zona o alla regione di produzione. I vini senza denominazione, si limitano invece a specificare che quel vino è italiano (o dell’Unione Europea). Sono inoltre ammesse “personalizzazioni” del tutto legali, che possono orientare il consumatore facendogli credere che quel prodotto abbia un’origine che in realtà non ha. Se, per esempio, nell’etichetta di un vino sono riportati un disegno e magari anche un nome pure in dialetto, che possano evocare una determinata regione, e l’imbottigliatore è di quella regione, il consumatore può dedurre, erroneamente, che quel vino sia poniamo ligure, quando invece presumibilmente nasce da un mix di vini di tutt’altre regioni. Ripetiamo, l’etichetta è legale, non dà nessuna errata informazione ma, come visto, è fuorviante. Per cui, leggiamo sempre le etichette e interpretiamole nel modo corretto. 

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