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Nel 1939 Giovanni, il nonno di Walter Lodali (foto 1), l’attuale conduttore e patron, con la madre Rita, della Cantina Lodali, predicava che in una terra di vino dove tutti se ne intendono, le uve da vinificare devono essere le migliori e se non si vinifica correttamente i clienti il vino lo vanno comprare altrove.

Siamo nelle Langhe a Treiso dove si produce Barbaresco, e dove l’azienda Lodali possiede un vigneto che rientra nella DOCG del Barolo, per cui produce entrambi i vini oltre ovviamente, il Nebbiolo. La produzione non si ferma qui perché comprende Barbera, Dolcetto e i bianchi Chardonnay, Roero Arneis, infine il Moscato.

Il nonno, contadino figlio di contadini, all’epoca gestiva una trattoria dove vinificava per i suoi clienti. Fu dopo la guerra che costruì una grande cantina. A partire dalla fine degli anni cinquanta Lorenzo, succeduto al padre, con la moglie Rita produce i primi Barbaresco e Barolo apprezzati anche all’estero.

Nel 1982 Lorenzo muore prematuramente, ma la moglie non desiste, e con un bambino da crescere, prosegue l’attività. E dalla fine degli anni novanta la presenza di Walter è sempre più incisiva: diplomatosi alla Scuola di Enologia di Alba si dedica alla produzione vitivinicola concentrando la sua attenzione su alcuni terroir che vuole valorizzare ossia Bricco Ambrogio e Rocca dei 7 Fratelli. Rinnova le attrezzature in cantina e perfeziona le tecniche di vinificazione. Nel 2005 nascono le riserve Lorens, dedicate a Lorenzo, Barolo e Barbaresco con selezione delle uve delle annate migliori di Barolo dei vigneti Bricco Ambrogio e Sette Fratelli.

Abbiamo degustatole le referenze più rappresentative della produzione aziendale (foto 2).

I vini degustati

Langhe Chardonnay Lorens (foto 3)
Prodotto unicamente con uve chardonnay. Vendemmia con raccolta dei grappoli in cassetta quindi l’intera vinificazione prima dell’imbottigliamento ha luogo in legno: la fermentazione avviene in botte di rovere francese così come, una volta ottenuto il vino, lo svolgimento della fermentazione malolattica. Segue l’affinamento in barrique francesi.

Note gustative

Nel calice possiede colore giallo paglierino con riflessi verdi.

L’impatto olfattivo è ampio, ricco, con sentori di pesca bianca cui si uniscono ricordi di mela verde e di camomilla.

In bocca è ben strutturato, apprezzabile tensione acida che duetta con uno spunto sapido così da allungare il sorso.

Barbaresco Rocche dei 7 Fratelli 2017 (foto 4)
Uve nebbiolo 100% raccolte in cassette. I grappoli sono pigiadiraspati quindi ha luogo la macerazione per circa 18 giorni a temperatura controllata. Il vino affina in botti da 26 hl di rovere di Slavonia e 6 mesi in bottiglia.

Note gustative

Possiede colore rosso rubino che vira al granato.

Al naso è ampio con ricordi di frutta rossa matura, amarena, lampone; si aggiungono ricordi floreali di viola, fiori di campo essiccati, nuance di tabacco, di corteccia, boisé, note balsamiche.

In bocca è ben strutturato ed equilibrato, giustamente tannico, ha un propria vivacità sostenuta da nota acida, ed è, nonostante l’importanza e la concentrazione, vino di grande bevibilità.

Barolo Bricco Ambrogio 2016 (foto 5)
Le uve nebbiolo pigiato e diraspate macerano 18 giorni a temperatura controllata. Il vino affina in botti di rovere di Slavonia di 26 hl, l’affinamento prosegue quindi in bottiglia.

Note gustative

Nel calice il colore è rosso granato.

Al naso è piacevolmente fruttato, con ricordi di piccoli frutti, in particolare di ciliegia e di ribes rosso; si colgono nuance balsamiche e lievemente speziate.

In bocca il vino inizialmente si allarga, sorprende la finezza del tannino, è ripropone note fruttate, balsamiche e di cannella; freschezza e finale lungo.

Barbaresco Lorens 2017 (foto 6)
Le uve nebbiolo, raccolte in cassette, sono pigia-diraspate e lasciate macerare 25 giorni a temperatura controllata. Il vino ottenuto affina in barrique e in tonneau 30 mesi cui seguono 12 mesi in bottiglia.

Note gustative

Nel calice riflette colore rosso rubino intenso, con riflessi granata.

I profumi di frutta rossa estiva anticipano sentori floreali di viola, di liquirizia e le note speziate.

In bocca è rotondo, pieno, con tannini morbidi e lunga persistenza. Come già avvertito nel Barbaresco Rocche dei 7 Fratelli, la concentrazione, qui pur più accentuata, non toglie bevibilità a questo vino croccante.

Barolo Lorens 2016 (foto 7)
Prodotto esclusivamente con uve nebbiolo diradate all’invaiatura, raccolte in cassette. Il pigiato, privato dei raspi, macera per 25 giorni a temperatura controllata, quindi il vino affina in barrique e in tonneau per 30 mesi e altri 12 mesi in bottiglia.

Note gustative

Il colore è rosso rubino intenso e vira al granato.

Al naso è complesso, fruttato, frutta rossa, sentori di macchia mediterranea, note balsamiche accentuate e sfumature speziate e di liquirizia.

In bocca è possente, con tannino presente, ma che permette di servire il vino a 12-14 °C perché è soffice, non ruvido né tagliente. Frena leggermente il sorso in centro bocca, ma poi il vino scorre e porta il sorso a fine bocca in un lungo finale, giocando su freschezza e bevibilità.

Abbiamo degustato questi vini in abbinamento a piatti giapponesi della cucina Kaiseki del Ristorante Hazama di Milano di cui scriveremo presto ed è stato sorprendente scoprirne la versatilità, la capacità di abbinarsi anche ai piatti più delicati.

Conclusione

I figli del nebbiolo sono noti per i tannini che richiedono di essere levigati negli anni per essere presentabili. In ogni caso presidiano sempre il vino tant’è che la temperatura di servizio di questi rossi è tra le più elevate e difficilmente scende dotto i 18 °C. Abbiamo degustato i vini DOCG Lodali a una temperatura inferiore a 14 °C in un giorno di agosto: stupiscono per la scorrevolezza, e stupiscono ancora di più perché i Barolo non concedono nulla alla semplificazione: posseggono, in particolare Lorenz, tutta la potenza che ci si aspetta nondimeno , seppure relativamente da poco imbottigliati, hanno educato lo spirito ruvido giovanile, senza rinunciare alla freschezza così da risultare piacevoli, conviviali.

I Barbaresco, con una bevibilità ancora più accentuata, li sentiamo più croccanti, più plastici in fase di abbinamento, ma soprattutto ancora più identitari, ancora più rappresentativi del loro territorio di provenienza: è come se il Barolo raccontasse di sé e il Barbaresco del proprio terroir per cui non solo del terreno, del vigneto, delle biodiversità, dell’esposizione, dell’altitudine e via discorrendo, ma anche del lavoro in vigna, della componente umana che accompagna i grappoli sino alla raccolta per poi affidarli alla cantina.

Abbiamo apprezzato lo Chardonnay, con taglio decisamente internazionale, ben dosato, senza indugiare sul legno, senza forzature, così da esprimere un vino suadente, avvolgente, in qualche modo di fascino.

Di questo Autore