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La Cantina Piemontese, ha presentato ufficialmente nella Sala dei Tencitt (foto 1) la nuova Carta dei Vini (foto 2). Si è trattato di un evento importante in quanto la carta rappresenta un percorso storico che ha saputo declinare arte, cultura, musica, gastronomia e buon vino.

 

 

La Sala dei Tencitt, cui si accede da un ingresso adiacente al ristorante, ha una storia quantomeno secolare.  La location è di grande fascino ed è raccolta: soffitti ad arco con mattoni a vista, luci  garbate, si respira un’atmosfera d’antan, con un servizio e  una proposta enogastronomica,  al passo con la contemporaneità più attuale, di tendenza. 

 

 

Tencitt, che in milanese vuol dire annerito, in passato si riferiva anche ai carbonai in quanto avevano perennemente la faccia sporca di carbone. L’attuale Sala era un deposito seminterrato di carbone, rifornito dai barconi che percorrevano i Navigli e arrivavano qui in via Laghetto dove scaricavano anche i marmi per la costruzione del Duomo. I carbonai che lavoravano in questo deposito durante la peste del Seicento, non rimasero miracolosamente contaminati grazie alla patina di polvere di carbone che li ricopriva e pertanto si ritennero graziati, tant’è che come ringraziamento realizzarono all’esterno dell’edificio un affresco raffigurante la Madonna.

 

 

Negli anni sessanta del secolo scorso il Tencitt fu il primo American Lounge Club di Milano, dove si esibirono noti musicisti. Negli anni settanta divenne luogo di riferimento di artisti, intellettuali, buongustai fino a quando, verso fine del decennio venne incendiato e da lì abbandonato.

 

I gestori della Cantina Piemontese circa 14 anni fa decisero di rilevare il locale per farne una sala di degustazione. Da allora il vino trovò sempre più spazio e assunse un ruolo via via più rilevante al punto che quest’anno si è sentita l’esigenza di creare un percorso che comprenda anche l’arte dando vita a un link tra cibo, vino, arte la musica. La Cantina vuole essere celebratrice della vita, della bellezza, delle emozioni e coerentemente l’arte fa parte di questo progetto per cui anche i vini devono comunicare le stesse emozioni nella convinzione che il lavoro agrario di chi alleva le viti sia un lavoro d’arte, di cultura, di grandissime competenze. Per cui avere il supporto dell’arte diventa fondamentale. La carta dei vini progettata in questa accezione assume precipua importanza. dalle 30 etichette iniziali oggi se ne contano 600. Ma come collegarsi all’arte?

 

Tutto è nato da un incontro con Rea! Art Fair,  fiera internazionale degli artisti emergenti dedicata alla presentazione e alla promozione dei talenti dell’arte visiva. Ogni anno il team, tutto femminile, organizza una mostra di 100 artisti di tutto il mondo. Delle opere selezionate quest’anno un’apposita giuria composta oltre che dalla Cantina, da due galleristi e dalle curatrici di Rea! Art Fair, ha individuato l’opera più adatta per essere utilizzata come copertina della carta dei vini. L’autrice è l’artista di origini sud coreane Lili Lee che ha realizzato la trilogia “Shape of Luck”, “my Red Lucky Talisman 2”(quadro scelo per la copertina) e “Red Luck”.

 

L’opera, dedicata al tema della Fortuna, rappresenta con stile astratto, elegante e ricco di vitalità, uno dei principi regolatori dell’esistenza umana e della sua interazione con la natura.

 

Nel corso della presentazione sono intervenute una curatrice e la creator director di Rea! (foto 3) per ribadire che scopo dell’associazione culturale senza fini di lucro REA! Art Fair è dare visibilità agli artisti emergenti e con i 100 selezionati da tutto il mondo viene organizzata una fiera d’arte, una mostra “gigante” ispirata al concetto della biennale.

 

Se la  carta dei vini ha ora, come visto, una sua copertina, al contenuto ci ha pensato il sommelier Domenico Sardella che da quattro lavora nella Cantina. La carta è il frutto di una ricerca di eccellenze, di vini che hanno fatto la storia enologica dell’Italia senza dimenticare le referenze naturali e i piccoli produttori; la carta comprende inoltre una pagina di vini francesi.

 

La carta è stata realizzata anche grazie al supporto di Veuve Cliquot, presente in sala con la Cuvée Saint-Petersbourg (foto 4)

 

Hanno presenziato all’evento alcuni produttori con una selezione dei loro vini da abbinare a prodotti tipici e ad altre specialità della Cantina (foto 5). 

 

Segnaliamo qui solo alcuni vini che per la loro particolarità hanno catturato la nostra attenzione.

 

Mozia Grillo 2021 Tasca d’Almerita – Fondazione Whitaker (foto 6)
Mozia è una piccolissima isola a nord di Marsala dove allignano pochissimi filari. Il vino, prodotto unicamente con le uve grillo, è vinificato nella cantina della Tenuta Regleali: i grappoli vendemmiati raccolti in apposite ceste sono trasportati su chiatte sino alla vicinissima costa siciliana dove su camion refrigerati viaggiano sino alla cantina.
Il vino, vinificato in acciaio, è dotato di piacevolissima freschezza ed è caratterizzato da un’intrigante nota salina molto bene espressa.

 

Bradisismo Colli Berci Cabernet 2019 Inama  (foto 7)
Le viti radicano in terreni calcarei ricchi di argille rosse. Qui i vitigni bordolesi sono presenti da 200 anni. Bradisismo è una riserva classica prodotta con uve cabernet sauvignon (70%) e carménère (30%). La fermentazione si protrae, dipendentemente dalla parcella di provenienza e dalla varietà, per 2 e più settimane, quindi il vino è elevato 15 mesi in barrique delle quali la metà nuove, quindi affina in bottiglia. Alla degustazione si coglie la struttura del Cabernet e la speziatura del Carménère

 

Sauvignon Blanc Piemonte 2020 Isolabella della Croce (foto 8)
La particolare della vinificazione di questo vino risiede nell’impiego di Vinooxygen un serbatoio brevettato che permette di vinificare senza mai travasare il vino, attraverso un sistema esclusivamente meccanico preservandolo dall’ossidazione. Il risultato è un Sauvignon con spiccati aromi varietali che esprime una marcata mineralità.

 

 

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