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Si è tenuto all’Westing Palace di Milano un banco di assaggio organizzato dal Consorzio Chianti Classico in collaborazione con l’AIS -Associazione Italiana Sommelier, con la presenza di 62 aziende del Gallo Nero. L’acceso del pubblico di operatori e giornalisti è stato contingentato nel rispetto delle vigenti normative anti covid. Il Chianti Classico rappresenta una tendenza in atto tesa a valorizzare del vino la territorialità.

L’approccio del consumatore con il vino negli ultimi decenni è profondamente mutato. Il gusto, e ciò che si cerca in un vino, sono infatti in continua evoluzione. Fa da sfondo un panorama viticolo che deve fronteggiare un cambiamento climatico che ha fortemente inciso, ed è incidente, sulla maturazione delle uve e conseguentemente sulla gradazione e la concentrazione dei vini. Il consumatore oggi chiede vini di buona la bevibilità, senza rinunciare a etichette complesse, purché non eccessivamente concentrate o con alcolicità non ben integrata. Inoltre anche vini in qualche modo fortemente modellati in cantina, un tempo molto apprezzati, lasciano oggi spazio ad altri.

Ciò perché un consistente lavoro di cantina può elaborare vini “perfetti”, ma costruiti, dove manca ciò che ora, più di ieri è irrinunciabile, ossia riconoscerne la territorialità. Ciò vale anche per vini segnatamente concentrati che finiscono per assomigliarsi, perdendo l’identità che fornisce il legame territoriale. Laddove anziché il vigneto è la cantina la protagonista del processo di vinificazione che comincia nel vigneto e finisce nella bottiglia, possiamo dire che si sente, ma non è quello che attualmente si cerca.

Pienamente in linea con questa tendenza qualificante e qualificata è il percorso che vede il Chianti Classico impegnato nel progetto UGA – Unità Geografiche Aggiuntive. Che cosa significa? Se la nostra attenzione si focalizza sul vigneto possiamo vedere come una serie di fattori influiscano in modo diverso sulle caratteristiche delle uve anche se queste appartengono allo stesso vitigno. La composizione del terreno, l’altitudine, per esempio, sono fattori determinanti, insieme con esposizione, clima, conduzione del vigneto, biodiversità e via elencando. Da qui il progetto Chianti Classico di individuare e circoscrivere nella propria zona DOCG, aree di maggiore omogeneità per poterne indicare in etichetta il toponimo di appartenenza.

Ciò è reso possibile in quanto le normative nazionali ed europee consentono per i vini DOP di fare riferimento ad Unità Geografiche Aggiuntive. Va ricordato che il Chianti Classico è coperto per 2/3 da boschi e la superficie vitata rappresenta soltanto il 10% di cui il 52 % è a conduzione biologia. Questa sommata alla biodiversità garantita dalla macchia, completa il quadro. Pertanto la zona del Chianti Classico è stata suddiviso in 11 aree (figura 1 ) ossia San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina e San Donato in Poggio.

Le UGA, almeno in una prima fase, saranno attribuite unicamente alla tipologia Gran Selezione.

Giovanni Manetti, Presidente del Consorzio così sintetizza il rapporto vino territorio: “Il vino, rispecchia il territorio come un’immagine fotografica in negativo, e per questo è così importante sia preservare il suo contesto ambientale e paesaggistico che poterlo raccontare al consumatore, nelle sue varie sfaccettature, anche attraverso l’etichetta.”

Pertanto obiettivo precipuo del progetto è rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentare la qualità in termini di identità e territorialità, consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e, non ultimo, stimolare la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta

Foto di alcune etichette del Banco di assaggio

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