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Se già pensavate che il bello ci salverà, dopo aver letto le prossime righe capirete che anche il buono è fondamentale.

 

Buono in tutti i sensi, perché a Lecco la storia di Fiore, cucina in libertà, rappresenta la bontà se assaggiamo un suo piatto o una sua pizza ma dal 2017 è anche un esempio virtuoso di rinascita che deve molto a La Fabbrica di Olinda, la cooperativa sociale attiva nell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano.
Perché si tratta di un bene confiscato alla criminalità organizzata oggi restituito ai cittadini che è stato rifondato secondo un progetto che aveva tre obiettivi: imprenditoriale, un ristorante cioè attento alla materia prima e alla sua lavorazione; sociale, con attività inclusive e di inserimento professionale, e da ultimo culturale per la promozione di eventi.

 

Situato all’ingresso di Lecco, lontano dal lungolago, il locale era di proprietà del boss della ‘ndrangheta Franco Coco Trovato e si chiamava Wall Street. Confiscato nel 1992 in seguito al suo arresto, nel 2006 l’immobile passa al Comune con l’intento di farne una pizzeria, che nel 2011 – insieme a Libera di Lecco – diventa il progetto di una pizzeria della legalità.

 

Tra il 2014 e il 2015 arriva la Regione Lombardia e vengono completati i primi lavori di ristrutturazione. L’anno successivo un bando ne assegna definitivamente la gestione a La Fabbrica di Olinda di Milano, ad Arci Lecco ed Auser Lecco.
Così quasi 20 anni dopo, uno spazio pressoché nascosto ai margini della città è stato trasformato dagli architetti Claudio Lopasso e Carlo Carbone con l’idea che il locale rinascesse visibilmente senza cancellare alcune tracce del passato difficile: ed è per celebrare questo che i cittadini di Lecco, invitati all’inaugurazione, hanno donato dei libri, simbolo di cultura e condivisione del sapere, come mattoni del nuovo locale, libri che sono stati poi disposti non su scaffali ma sulle pareti e sulle lampade (foto 1).

 

E a proposito di inclusione e di inserimento professionale, uno degli scopi di questo posto, va detto che la squadra di cucina e di sala è composta da 11 persone con provenienze ed esperienze diverse che insieme formano una squadra efficiente.

 

Ma veniamo alla cucina di Fiore che è guidata da Giorgio Antoniella – cuoco umbro formatosi sulla cucina italiana con trascorsi professionali internazionali di alto livello – e privilegia la stagionalità delle materie prime a la filiera controllata e spesso corta o prodotti in sintonia con la filosofia del ristorante, come quelli di Libera Terra.

 

Tutti ingredienti di mare e di terra centrali nella preparazione di pizze e focacce e piatti di cucina contemporanea con qualche concessione alla tecnica di preparazione (vasocottura), all’innovazione nei sapori (liquerizia nel salato) e ai profumi esotici (basilico nero tailandese) ma senza eccessi.

 

Dal menù si scopre che pizze e focacce convivono perfettamente con le altre pietanze e sono ideali per scoprirne i sapori: preparate con farina bio 1, lievito madre e lunga maturazione possono diventare un assaggio sfizioso e perfetto anche per la condivisione.

 

Da provare la focaccia con fiori di zucca ripieni di ricotta e zucchine, mozzarella fior di latte e alici di Sciacca. (foto 2); assaggiate anche quella con scapece di verdure come proposta vegetariana e vegana, preparata con pomodoro bio, zucchine, melanzane e peperoni arrosto alla menta (foto 3); o la focaccia alla tagliata di tonno rosso e sesamo nero, marmellata di cipolle di Tropea e capperi di Pantelleria (foto 4).
Se preferite, invece, partire dagli antipasti una scelta fresca e leggera è la tartare di gambero rosso di Mazara del Vallo al profumo di lime con avocado, mozzarella di bufala e granita di rucola su pan brioche (foto 5); così come è golosa il croccante di melanzane con crema di Parmigiano profumato al basilico nero (foto 6).

 

Gli altri piatti della carta offrono diverse opzioni, come tra i primi, il risotto al gambero di Sicilia con riso Carnaroli Tenuta Santa Margherita, mantecato con bisque di gambero rosso, tartare di gambero rosso, mozzarella di bufala, zucchine e zest di limone della Costiera Amalfitana (foto 7): inaspettamente il piatto meno convincente tra quelli provati forse per la difficoltà di legare insieme la decisa nota iodica della bisque con la mantecatura del risotto.
Merita, invece, una menzione speciale tra i secondi e l’intero menu la costina al nero di carré d’agnello al profumo di liquirizia con salsa di melanzane e pecorino, aglio nero e ventaglio di patate croccante che stupisce per l’azzeccata esplosione di sapori, la bontà della carne pré-salé (allevati nei pascoli normanni bagnati dalle maree che li arricchiscono di sale) con panure nera e croccante (foto 8).
Quattro opzioni di dessert chiudono il menu di Fiore che si completa con una breve carte delle birre artigianali e dei vini e con le etichette di Libera Terra e del territorio, come il San Giobbe Pinot nero, Terre Lariane IGT La Costa 2017 e Brigante, Terre Lariane IGT La Costa 2017.
Fiore – Cucina in Libertà

https://www.facebook.com/FioreCucinainLiberta/
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Aperto a pranzo e cena tutti i giorni tranne il lunedi’.
Coperti: 120 interni e 40 esterni
Pizze: solo la sera e nel weekend
Carte di credito: tutte tranne American Express e Diners

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