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Abbiamo incontrato Lara Imberti Radici (foto 1) comproprietaria con il marito Paolo dell’Azienda Ronco Calino, in una video call organizzata da Effe Comunicazione. La storia della cantina merita di essere raccontata. Il protagonista è Paolo Radici industriale bergamasco del settore chimico plastico con la passione per il vino.

Ma facciamo un passo indietro. Paolo è il primogenito di Gianni Radici industriale di spicco a Leffe, comune industrializzato in provincia di Bergamo. Le note di merito di Gianni non comprendono solo la lungimiranza imprenditoriale, il ruolo trainante nell’economia della zona, ma anche l’importanza che ha avuto nell’ambito della cultura e dell’innovazione. A testimoniarlo è l’attuale polo scolastico di Leffe a lui intitolato. In questo contesto Paolo Radici si forma professionalmente.

Studia a Lodi, località in cui si respira aria di campagna più che a Leffe e qui nel giovane Paolo si fa largo un interesse per l’agricoltura. Non si tratterà di voltare le spalle all’azienda di famiglia, ma di arricchire la propria esperienza affiancando all’attività industriale quella che più tardi si rivelerà sempre più una passione per la vitivinicoltura e più in particolare per la spumantistica. Pertanto, fermo restando il proprio centro operativo nel Bergamasco, Paolo Radici cerca una località facilmente raggiungibile in cui potersi appartare, dove respirare il profumo della campagna.

L’occasione arriva. Una splendida casa, a Ronco Calino, nella vicina Franciacorta, su una collina circondata da 10 ettari di terreno vitato di cui diviene proprietario nel 1996 . Radici intende cominciare una produzione vinicola con l’intenzione di produrre qualche bottiglia per sé e per gli amici, ma nel 2002, quando i progetti divennero più ambiziosi, lo affianca la moglie Lara, che diventa un punto di riferimento imprescindibile della cantina. E come inizialmente l’idea di produrre vino a proprio uso e consumo presupponeva la ricerca dell’eccellenza, ora lo stesso principio diviene la mission dell’Azienda. Non possiede però una cantina e pertanto la vinificazione ha luogo in impianti locali in affitto. Ma l’acquisizione di un terreno 5500 metri quadri, permette a Radici di costruire nel 1999 la sua cantina (foto 2). Si tratta di una struttura d’avanguardia: ipogea, si sviluppa su1500 metri quadri ed è molto tecnica, climatizzata,; utilizza per energia unicamente fonti rinnovabili e garantisce una temperatura costante di 14 °C. La parte in superficie è a bassissimo impatto ambientale ed è quasi nascosta dal vigneto . E’ una struttura leggera, a vetrate, molto luminosa con
una grande sala dedicata agli eventi e una più piccola riservata alle degustazioni, oltre all’wine shop. Una scala conduce alla cantina interrata che si sviluppa sino a 10 metri nel sottosuolo con sale ciascuna dedicata a una fase della vinificazione. Innanzitutto vi sono le celle frigorifere per refrigerare le uve portandole da 26 °C a 8 – 10°C così da preservarne il corredo aromatico. Vi sono poi presse, 30 vasche di acciaio inox da 20-25 ettolitri e 46 barrique di rovere francese, e  pupitre (foto 3).

Il vigneto inizialmente comprendeva anche pinot bianco che però è espiantato e sostituito con chardonnay che attualmente rappresenta il 70% del vitato. Il pinot nero è presente in modo significativo se si considera che rappresenta il 25 per cento dell’intero vigneto contro una media che va dal 12,5 al 15% nel resto della Denominazione: una scelta legata alla volontà di fornire complessità e longevità ai propri vini. Il rimanete 5 % è destinato ad altre varietà compresa l’erbamat, vitigno autoctono molto promettente.
Ma la valorizzazione delle uve è conseguentemente del vino, è strettamente legata alle caratteristiche del suolo. A tale scopo Paolo Radici sin dall’inizio crede nel lavoro di zonazione della proprietà. Zonazione che è stata curata da Sata Studio Agronomico, in collaborazione con l’Università di Milano con la partecipazione del professor Leonardo Valenti che collabora con la cantina. E’ stata effettuata l’analisi chimico fisica dei suoli. Questo studio ha individuato sei cru ciascuno con caratteristiche uniche e compito del team è assecondarne le esigenze scegliendo i vitigni più adatti da mettere a dimora in base alla composizione del suolo. I vigneti sono esposti a nord, rivolti verso il Lago di Iseo, e ciò comporta una rilevante escursione termica che favorisce non solo la ricchezza aromatica, ma anche la piena evoluzione vegetativa.
I dieci ettari iniziali a conduzione biologica già dal 2013, diventano 13 nel 2015 e l’anno successivo ottengono il riconoscimento della certificazione bio.

Per quanto riguarda la cantina dal 2006 i vini sono prodotti senza effettuare la fermentazione malolattica per valorizzarne la spalla acida. La produzione è di 70 mila bottiglie che potranno divenire in futuro 85-90 mila, ma non di più.
Nel corso dell’incontro virtuale abbiamo degustato il Franciacorta Brut Ronco Calino (foto 4) prodotto prevalentemente con uve chardonnay completate con pinot nero (20 per cento) provenienti da diversi vigneti. Le uve dopo la raccolta sono raffreddare per meglio preservarne le sostanze aromatiche, quindi pressate sofficemente; il mosto fermenta in vasche di acciaio alla temperatura di 13-14 °C eccezion fatta per il 20 per cento dello chardonnay, che fermenta in barrique. La presa di spuma in bottiglia si protrae per 36 mesi. Dopo il dégorgement il vino, ritappato con tappo Diam (come tutti i vini Ronco Calino), prosegue l’affinamento per 3- 6 mesi .

Alla degustazione il colore è giallo paglierino chiaro che vira al verde; le bollicine sono fini e persistenti.

Al naso una nota “dolce” caratterizza questo vino, nota che è stata associata nel corso della degustazione all’elicriso. Si riconoscono profumi di mela e di pera anche di ananas che anticipano ricordi di fiori bianchi, in particolare d’acacia e fondo di spezie dolci come la vaniglia. I

In bocca, il vino è ben strutturato,  dotato di buona acidità, armonico e persistente.

E’ un vino complesso, vertivìcale, importante e al tempo stesso dotato di immediatezza che bene  riassume la filosofia produttiva di ronco Calino, commercializzato a un prezzo di circa 20 euro.

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