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Abbiamo incontrato Nicola Manigas, commerciale dell’area Export della cantina sarda Argiolas, presso l’Enoluogo, lo spazio eventi del mag Civiltà del bere.

Nel corso dell’evento Manigas ha proposto una degustazione di sei etichette aziendali (foto 1) e tra queste Turriga, il vino storico e più celebrato di Argiolas.

 

La maison si trova nella Cagliaritano, a Serdiana comune che, per quanto sia piccolo, è, dopo Alghero, il secondo in Sardegna per estensione di superficie vitata. È un borgo storico, a una ventina di chilometri del capoluogo, fondato dai monaci Benedettini nell’XI secolo, e qui gli stessi diedero inizio alla coltivazione della vite.

Il clima locale è molto caldo, mediterraneo, asciutto e soprattutto negli ultimi due anni si sono succedute estati segnatamente calde con conseguenze sulla maturazione delle uve e per ricaduta sulla freschezza dei vini.

L’azienda nasce di fatto quando nel 1938 Antonio Argiolascominciò a produrre vino investendo man mano i profitti nell’acquisizione di nuovi vigneti così da incrementare la produzione.

Nel 1970 entrarono in azienda i figli Franco e Giuseppe che con il padre intrapresero numerosi viaggi. Ma fu nel 1979, quando visitarono prima la Argentina poi la California, che si aprì loro il mondo dei grandi produttori. Capirono cioè quanto fosse fondamentale superare la parcellizzazione in campagna, ma anche l’importanza sia dell’uso della tecnologia nella vinificazione, sia dell’affinamento e della stabilizzazione dei vini in cantina.

Fino agli anni ottanta l‘azienda produceva vino sfuso da taglio destinato soprattutto alla Francia, al Piemonte e, per l’elaborazione degli spumanti, alla Germania. E negli anni ottanta Giacono Tachis arrivò in Sardegna dove cominciò subito la collaborazione con Argiolas.

Il primo vino imbottigliato fu  Turriga nel 1988. Passano gli anni e nel 2003 entra in azienda l’attuale generazione con Valentina(marketing), Francesca (amministrazione) e Antonio (gestione aziendale). Con loro l’azienda si proietta sul mercato internazionale e instaura un nuovo rapporto con il territorio non solo in un’ottica vitivinicola, ma anche culturale e sociale, attraverso contatti con artisti locali e con investimenti per la ricezione turistica.

Per quanto riguarda la sostenibilità da 25 anni Argiolas lavora in agricoltura integrata, senza utilizzare prodotti di sintesi, fertilizzanti, pesticidi, utilizzando gli scarti di produzione per ottenere concimi organici, applicando la confusione sessuale, adottando come sesto d’impianto l’alberello, precedentemente destinato solo al Sulcis, installando impianti fotovoltaici in cantina. “Inoltre” spiega Manigasutilizziamo un sistema di refrigerazione in vigna che consiste nel distribuire strati di ghiaccio secco, così che al momento della raccolta, con una temperatura ambientale di 35-40 °C, riusciamo a portare le uve in cantina a circa 7 °C. Le uve pertanto sono protette da eventuali microfermentazioni spontanee.”

I vini in degustazione

 

Serdiana è Metodo Classico Brut Argiolas (foto 2)

Primo vino Metodo Classico della casa, prodotto unicamente con uve nuragus, uno dei vitigni più antichi insieme con la vernaccia di Oristano; era il più diffuso in Sardegna quando ancora il vermentino non si era spostato dalla Gallura al resto dell’isola. È un vitigno a maturazione tardiva, ossia si vendemmia a fine settembre inizi ottobre.  Per produrre lo spumante, però, avendo la necessità di preservare un ph basso e un’alta acidità, la raccolta avviene i primi giorni di settembre. Dopo la pressatura soffice il mosto fermenta in vasche di acciaio per circa 20 giorni, quindi matura in acciaio eccetto una piccola parte elevata in barrique; segue la presa di spuma in bottiglia sui lieviti per 48 mesi. Dopo la sboccatura è ricolmato con vino Nuragus senza zuccheri aggiunti “con l’obiettivo” sottolinea Manigasdi restituire nel calice un Nuragus come dovrebbe essere, senza fronzoli”. Ha una gradazione alcolica di 12,5°, e non è millesimato perché la tendenza è di mandare in produzione vini di due annate, quello in degustazione nasce da vini delle annate 2014 e 2015.

Note gustative

Nel calice riflette colore paglierino percorso da esuberanti bollicine. Al naso note florali, agrumate, di albicocca disidratata e con sfaccettature tipiche come crosta di pane, mela cotogna. In bocca è cremoso, strutturato, composto, con note saline più evidenti nel finale. È un vino che si potrebbe proporre anche con carni bianche come la cotoletta alla milanese.

Is Argiolas Vermentino di Sardegna DOC 2022 (foto 3)

Il vermentino è il vitigno a bacca bianca più coltivato in Sardegna. Is Argiolas e uno dei vini maggiormente rappresentativi della cantina ed è prodotto da trent’anni; le sue particolarità sono la bassa resa, a tutto vantaggio della qualità delle uve e l’impiego parziale delle barrique.

Note gustative

Di colore giallo paglierino, al naso è intenso con ricordi di frutta disidratata e di agrumi. In bocca è strutturato, verticale, con note leggermente ammandorlate e saline.

Iselis Nasco di Cagliari DOC 2022 (foto 4)
Il nasco è un vitigno tradizionalmente utilizzato per produrre vini dolci, ha una compente zuccherina rilevante e in fase di fermentazione sviluppa elevate gradazioni alcoliche. È allevato soprattutto nel Cagliaritano e nella zona del Sulcis e si utilizza in aggiunta ai vitigni aromatici come il moscato, per aumentarne la struttura. Iselis è prodotto dal 2009 unicamente con uve nasco. Fermentazione in acciaio, meno una piccola parte in botte, per comunicare morbidezza. Il vino sosta su lieviti fini per circa 60 giorni prima di affinare in bottiglia; possiede 15° alcolici.

Note gustative

Di colore giallo paglierino, al naso è floreale, con tenui ricordi di ginestra, frutta tropicale; in bocca è morbido e avvolgente.

Iselis Monica di Sardegna Superiore DOC 2020 (foto 5)

Il monica è stato introdotto dai monaci nell’XI secolo nell’Algherese mentre ora è coltivato principalmente del Sud della Sardegna. In genere dà vita a un vino rosso con tannino leggero, delicato, di medio corpo. Iselis “non è convenzionale” spiega Manigas “perché volevamo dare più energia e struttura per cui le uve vanno in leggera surmaturazione in modo che ci sia una maggiore concentrazione che in fase di fermentazione permette di raggiunge un’alcolicità più elevata”. Oltre al monica l’uvaggio comprende una piccola parte di carignano per conferire eleganza e antociani, e di bovale di Sardegna che cede una nota tannica. Il vino è elevato in botte per 12 mesi e poi affina per 6 e 8 mesi in bottiglia. Iselis è stato prodotto dal 2008. Il 2020 è dotato di 14,5 ° alcolici.

Note gustative

Possiede colore rosso rubino. Al naso si coglie un’immediata intensità fruttata, frutta estiva come prugna e ciliegia e note di spezie dolci. Il gusto è morbido, con tannini soffici, e lungo finale.

Turriga Isola dei Nuraghi IGT 2019 (foto 6)
Il Cannonau è un vino prodotto in tutta la Sardegna. Turriga non è un Cannonau tradizionale. È il più importante, il portabandiera di Argiolas ed è stato il primo vino prodotto nel 1988. Una curiosità: rosso sconosciuto in patria, era nelle carte dei vini di alcuni ristoranti londinesi dove veniva apprezzato cosicché gli inglesi arrivarono in Sardegna a cercarlo spingendone in questo modo il consumo locale. È IGT, e non DOC, perché l’uvaggio comprende anche malvasia nera, uva non consentita dal Disciplinare di produzione. Pertanto: 85% cannonau, 5% carignano, 5% bovale di Sardegna, 5% malvasia nera. Il pigiato macera 18-20 giorni con dèlestage, poi il vino è svinato, matura in cemento per 6 mesi, è elevato per 24 mesi in botti nuove, affina un anno in bottiglia; è dotato di 14,5° alcolici.

Note gustative

Il colore è rosso rubino che vira al granato; al naso è intenso con ricordi di piccoli frutti maturi anche in confettura, cui si uniscono note balsamiche. In bocca è pieno, complesso, rotondo con trama tannica conferita dal bovale e dal cannonau; il sorso è potente e al tempo stesso morbido, di grande suadenza, speziato, avvolgente e lungo.

Angialis Isola dei Nuraghi IGT 2018 (foto 7)
È prodotto con uve nasco completate da una piccola quota di malvasia di Cagliari. Le uve, a bassissima resa, vendemmiate tardivamente, sono pressate in modo soffice e il mosto fermenta lentamente a 22-25 °C in tini di acciaio, quindi è elevato in barrique. L’affinamento in bottiglia dura almeno sei mesi.
Prodotto per la prima volta nel 1989, possiede 14,5° alcolici con contenuto zuccherino di 130 g/litro.

Note gustative

Di colore giallo paglierino dorato, profuma di frutta a polpa gialla come l’albicocca e la pesca, oltre a possedere note di miele; in bocca è piacevolmente dolce, frutta estiva matura, dolcezza bilanciata da freschezza cui si unisce un’elegante salinità che completa il sorso.

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