Il porro è originario del Medio Oriente: era apprezzato dagli Egizi che lo adoperavano per nutrire gli schiavi. In seguito venne citato da numerosi autori antichi e anche da Plinio il Vecchio: l’imperatore Nerone era soprannominato il ‘porrofago’ perché consumava grandi quantità di porri, convinto così di curarsi la voce. Esistono varietà di porro sia estive, sia invernali; tra quelle invernali il celebre Lungo Gigante d’Inverno, che – a dispetto del nome e dell’aspetto robusto – è particolarmente tenero e gradevole; il Gigante d’Italia, molto voluminoso, dal sapore dolce e gustoso; il Mostruoso di Carentan, che resiste molto bene a neve e gelo e ha la caratteristica di essere profumato, appetitoso e ben digeribile. Il porro in cucina è molto versatile: come erba aromatica sostituisce cipolla e scalogno in svariate preparazioni (in Europa era chiamato “l’asparago dei poveri”); si aggiunge in zuppe e stufati, nelle salse e nelle creme e si consuma anche crudo nelle insalate.
Valori nutrizionali per 100 g di parte edibile:
Proteine: 2,1 g
Lipidi: 0,1 g
Carboidrati: 5,2 g
Fibre totali: 2,9 g
Valore energetico: 30 kcal
Il porro contiene vitamine C e B6 ed è una buona fonte di fibre, calcio, potassio e ferro; si trova da novembre a febbraio.
Il segreto
Prima di consumare il porro è molto importante imparare a pulirlo con cura: si adopera solo il bulbo, ossia la parte bianca, mentre è necessario eliminare le foglie verdi più dure e tenaci. per renderlo maggiormente morbido e digeribile basta affettarlo e lasciarlo a mollo in acqua fredda e succo di limone per circa mezz’ora, prima di consumarlo.