L’Italia è sicuramente il paese del vino, ma anche la birra ha ritagliato un proprio spazio. Al di là di produzioni episodiche, Bosio& Caratsch, il primo birrificio italiano, fu inaugurato nel 1845 a Torino.
Prima…
Primo non solo cronologicamente, ma anche a livello qualitativo se si considerano le medaglie che gli vennero riconosciute. Il birrificio, che basava la propria produzione esclusivamente sull’uso di luppolo e di orzo, fu premiato già nel 1898 con la medaglia d’oro all’Esposizione dell’Industria Italiana di Torino.
All’inizio del Novecento Bosio&Caratsch era la birra più venduta anche grazie ai riconoscimenti nel frattempo collezionati che le diedero notevole lustro. La produzione prosperò e solo nella seconda metà del secolo scorso conobbe qualche battura d’arresto sino alla chiusura alla fine degli anni sessanta.
… oggi
Ma Bosio Caratsch nel 2022 si risveglia dal letargo e lo fa grazie a Soralama’, birrificio artigianale in Valdisusa con circa 25 anni di storia, nato cioè quando i birrifici italiani di qualità erano ancora in numero esiguo. È interessante segnalare che Soralama utilizza nel proprio ciclo produttivo acqua di montagna alimentata da una fonte con proprietà oligominerale tant’è che in passato era commercializzata come acqua minerale.
Ed è attraverso questo birrificio che le etichette Bosio Caratsch sono oggi sul mercato. Attualmente le birre prodotte sono quattro Helles. Blanche, Marzen, IPA tutte fortemente caratterizzate, che si prestano a un’interessante degustazione orizzontale.
Abbiamo degustato le birre disponendole per alcolicità crescente (foto 1).
L’orizzontale
Helles (foto 2)
È la birra più leggera, meno alcolica e di maggiore bevibilità. Ha le caratteristiche e lo stile della birra tedesca lager ossia a bassa fermentazione. Possiede colore giallo paglierino carico, ha profumo che si apre a note floreali accompagnate da sensazioni agrumate. La leggerezza, la bevibilità rappresentano la cifra stilistica di questa etichetta piacevolmente luppolata, maltata con nota amaricante che si intensifica a fine sorso. Alc. 4,7%
Blanche (foto 3)
È prodotta utilizzando il 50% di frumento ed è definita da colore paglierino scarico opalescente in quanto non è filtrata. Al naso è ampia con note speziate e ricorrente quanto tenue nuance di ginepro, oltre che sensazioni agrumate. In bocca è beverina come la Helles, ma più fresca grazie a una maggiore acidità che conferisce piacevole tensione al sorso. Alc. 5%
Marzen (foto 4)
Birra lager a bassa fermentazione, è definita dal caratteristico colore caldo, arancio ambrato. Al naso si evidenziano profumi tostati, ricordi di crosta di pane appena sfornato. In bocca è rotonda, leggermente vellutata, asciutta e secca, con sentori di malto e corrispondenza con le note tostate già percepite in fase olfattiva. Alc. 5,5%
IPA (foto 5)
Acronimo di India Pale Ale è una birra chiara ad alta fermentazione prodotta utilizzando il luppolo statunitense SIMCOE. Al naso si avvertono note luppolate con nuance agrumate oltre che di mango, di resina. Il gusto è netto, senza sbavature, di medio corpo con piacevole sapore amaricante che chiude con finale pulito, secco. Alc. 5,5
Conclusione
Sono tutte birre piacevolmente beverine che invogliano per motivi diversi al calice successivo, vuoi per la soavità della Helles, la verticalità della Blanche, la morbidezza della Marzen, o per le note gradevolmente amarognole dell’IPA. A ciò si aggiungano la cremosità che non cede a note pungenti, la scorrevolezza del sorso, e la piacevolmente lunga persistenza che contraddistinguono tutte e quattro le etichette.