Biografia
Avvocata, nata a Napoli e milanese di adozione, oggi consigliera in regione Lombardia, Lucia Castellano ha svolto un poderoso lavoro per l’umanizzazione delle carceri: a soli 27 anni era già vicedirettrice del carcere di Marassi (Genova), ha poi diretto la Casa di reclusione di Eboli, ove ha dato vita a una nuova forma di carcere-comunità per il recupero dei detenuti, in particolare tossicodipendenti. Nel 2001 esporta il modello di carcere-comunità anche nella Casa di Reclusione di Alghero (riaperta dopo la chiusura dell’Asinara). La sua elaborazione del “carcere dei diritti” trova piena espressione proprio a Milano, quando Lucia inizia a dirigere l’istituto penitenziario di Bollate. Qui guida per 10 anni una comunità di 1300 detenuti, quasi 500 agenti, una cinquantina di operatori sociali e altrettanti volontari, facendone un modello esemplare di rieducazione e reinserimento sociale che mostra i suoi risultati nel calo della recidiva fino al 12%, contro il 76% della media nazionale. Da allora, in questo Istituto moltissimi detenuti lavorano (circa il 10% all’esterno dell’istituto), studiano (la biblioteca interna conta 19.000 volumi, e si possono seguire corsi scolastici e universitari) e si esprimono creativamente: le pareti del carcere sono costellate di murales fatti dai detenuti e il Teatro interno promuove ogni anno la propria stagione di spettacoli. Una donna di poche parole e di molti fatti: della sua intensissima attività trovate una sintesi alla voce che le ha dedicato Wikipedia.
Del carcere di Bollate, a cui Lucia ha tanto lavorato, vi abbiamo già parlato in questo pezzo, presentandovi il “Ristorante in Galera”.
12 Tweet Interview
1
Sedersi a tavola con la gomma in bocca
2
Bruciare l’aglio nel soffritto
3
La pasta
4
Mozart
5
Ristorante la Triennale! ma suggerisco anche, ovviamente, Ristorante in Galera
6
Alessandro Manzoni
7
Il divario tra troppo ricchi e troppo poveri
8
L’accoglienza
9
Museo delle cere
10
Ricandidati
11
Milano
12
Dalli e dalli si scassano pure i metalli
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Amo Milano e le sono grata perché pur essendoci arrivata da adulta mi ha accolto, ha apprezzato il mio lavoro e mi ha ripagato della fatica di farlo
Articolo di: Serena Omodeo