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Trovare il libro di Jean Valnet, “Curarsi col cibo in Valle Bergamasca, precisamente ad Albenza fa della mia avventura fra i lamponi una esperienza alloctona e autoctona al medesimo tempo.

Se vi è stato il tentativo francese di coltivare lamponi a fine Settecento, grazie alla perseveranza e tradizionale impeto conservativo bergamasco, oggi si possono ancora assaggiare lamponi ad Albenza.

Un produttore in particolare NaturAlbenza  Alessandro Rota, noi conosciamo il papà, Gigi, un uomo tutto di un pezzo, sottile ma di nerbo, un bastone per la montagna, nel corso di quattro generazioni, rinnova l’amore per questa coltivazione.
In un momento come quello attuale, la scelta di alimenti “buoni” diventa la modalità di pensare al futuro.
Fu tipica l’ evoluzione e rivoluzione agricola e industriale del paese.

Lasciati i pascoli per la terra da coltivare o la fabbrica o le cave di pietra, la manodopera si diversificava e si distribuiva sul territorio più a valle.

Quei lamponi raggiungevano in passato due mercati. Bergamo e Milano. Il prezzo era a cartello. Il mercato sarà poi invaso da produttori spagnoli, alto atesini. La buona parte della produzione andava in Campari.

Il lampone di Albenza rinasce in un lievitato dal pensiero artistico e creativo di Mario Cornali ( foto 1) e suo fratello al Ristorante Collina di cui abbiamo detto qui e qui che ripropone ai suoi clienti e alla festa dei prossimi giorni al paese per la celebrazione sincera al lampone.

Si tratta anche del ricordo di Mario Cornali che da bambino conosceva la raccolta del frutto da mangiare subito, delicato e prezioso di elementi nutritivi tutti buoni e senza controindicazioni o allergie.
Lo riscopriamo il suo lampone d’infanzia, nel lievitato con granella di zucchero, un impasto di lievito madre liquido, che riposa, cresce e cuoce in collina, al fresco dei boschi sulla strada Roncola un luogo ristorante per viaggiatori ( foto 2, video 3 e 4).

In un luogo per veri viaggiatori, intendiamo viaggiatori del pensiero, si possono incontrare esperienze uniche.

Nelle 3 belle e ampie sale con vista a perdita d’occhio sulla Valle bergamasca, si forma un percorso e una galleria d’arte. Numerose opere ospitate fan parte del viaggio sensoriale proposto e non manca neanche la musica in sala.

“Scrivo. Chi scrive – ci racconta Mario – pensa di avere qualcosa di utile da dire” e da qui alla ricerca continua il passo è breve anzi, il piatto è breve. Le creazioni dello Chef son altresì una forma di comunicazione, espressione della sua comprensione della materia prima soprattutto della matrice ispiratrice di quel ragazzo dei gradoni di lamponi che vive vivace in Mario.
Con la stessa arte di uno scriba, egli realizza prima sulla tavola poi su carta…and stay tuned…esce il suo primo libro: “un topo da due parti, analisi del lato creativo”
Entusiasmo, profondità e risultato come palloncini attaccati al filo della propria storia di Almenno.

Un dolce che unisce Almenno San Salvatore e Almenno San Bartolomeo con questo gioioso abbraccio dolce a Albenza.

Vedere qui domenica 21 la Festa del Lampone
Il raccolto del lamponi può essere scarso in talune annate ma se abbondante, succhi, marmellate e frutti selezionati possono arricchire gelati d’autore, la Albenzola “il lampone per la gola” marchio registrato dal ristorante Collina.

Il desiderio di Gigi, definendosi custode del territorio, (video 5) è di vedere Albenza di nuovo piena di lamponi.

Ascolteranno il messaggio i custodi del gusto Slow Food?

“L’è basa la terra” sta a significare che si fa fatica a coltivare

Poi ritorneremo in terra bergamasca perché dobbiamo capire bene le due parole che-lo’ e fo-glio’ , qui e là. Per ora associo le due parole ai lamponi che trovo un po’ qui, un po’ là nel dolce Albenzola. Non è possibile imitarli. Impossibile.

Come sono aperti gli occhi di chi sa vedere.
Bravi!

Di questo Autore