Tutto nasce da solidi rapporti di amicizia. Il primo è quello con un compagno di scuola che convince l’enologo Teresio Schiavi a lasciare l’Oltrepò Pavese per la Franciacorta. Poi l’amicizia con un imprenditore appassionato di vini, Giacomo Cavalli, cui si associa un altro gruppo di amici che nel 1979 danno vita a Mirabella. Una cantina che da 40 anni è una di quelle strutture che contribuiscono a fare crescere le bollicine di Franciacorta. Mirabella, infatti, è una delle 27 cantine che il 25 marzo del 1990 hanno sottoscritto l’atto costitutivo del Consorzio di tutela; e, la prima, nel 2013, a produrre Franciacorta metodo classico senza allergeni e solfiti aggiunti.
Proviamo a sintetizzare i primi 40 anni di attività di questa azienda che prende il nome dall’omonima contrada di Paderno Franciacorta dove è nata, nel 1979, in primis per iniziativa di Giacomo Cavalli e Teresio Schiavi che, poi, è l’uomo che ha saputo mantenere e innovare lo stile Mirabella fino a renderlo unico e riconoscibile, anticipando la strada della naturalità, affiancato dagli amici e colleghi Francesco Bracchi, Angelo del Bosco, Giuseppe Chitarra, Aldo Ebenestelli e, successivamente, dai figli Alessandro e Alberto, entrambi enologi ma, attualmente, con mansioni diverse: il primo è maestro di cantina, il secondo l’uomo vendita.
La prima vigna è stata piantata nel 1981, a Paderno Franciacorta, in contrada Mirabella; l’anno dopo, invece, avviene il trasferimento nel dismesso enopolio sociale di Rodengo Saiano, che nel corso degli anni sarà sottoposto a diversi interventi di ristrutturazione prima di arrivare all’attuale efficiente struttura, con locali di invecchiamento del vino che si trovano addirittura sotto il livello del fiume che l’ambisce l’edificio e, quindi, a temperatura controllata naturalmente.
Mirabella, attualmente, può contare su 57 ettari di vigna di proprietà “e, speriamo di concludere le trattative per l’acquisto di altri 9 ettari”, dicono Alessandro e Alberto precisando, anche, che “preferiamo acquistare terreni nudi, non quelli già vitati, perché vogliamo decidere noi cosa piantare”. Sicuramente Pinot bianco, grande passione della famiglia Schiavi, che possiede 7,5 ettari, pari all’8,71% del vigneto a Pinot bianco dell’intera Franciacorta (78 ettari) risultando la prima realtà per questo vitigno. Tanto che Mirabella ha deciso di lanciare una versione in purezza dove il Pinot bianco esprime tutta la sua complessità, sostenuta da grande eleganza, profumi delicati con diverse sfaccettature a seconda della microzona in cui cresce.
“Abbiamo pensato di omaggiare in termini assoluti quella che è da sempre una delle note stilistiche di Mirabella: il Pinot bianco. Vitigno che insieme al Pinot nero, inaugura la storia della Franciacorta, ma che negli anni si è perso – dice Alessandro -. Noi non l’abbiamo tradito mai, convinti della sua unicità, del suo carattere elegante e distintivo; l’abbiamo accudito in vigna con pazienza e amore e oggi è arrivato il momento di indagarlo in purezza, restituendoci un’espressione del territorio autentica e radicale. Autentica perché il Pinot bianco è l’uva in grado di far parlare il nostro terroir senza maschere, mantenendo la sua sottile e costante personalità; radicale perché non potrà essere denominato Franciacorta, ma vogliamo che ne sia nostra rappresentazione pura e semplice”. D’altronde il Pinot bianco, unito in cuvée con lo Chardonnay e il Pinot nero, in Mirabella dà vita alla storica etichetta DOM Riserva. Così, per celebrare i 40 anni della cantina, questi tre monovitigni vinificati in purezza, saranno proposti in un cofanetto celebrativo, a tiratura limitata”.
La degustazione dei tre vini che si troveranno nel cofanetto celebrativo (foto 1) – più la sboccatura in anteprima di DOM Riserva dosaggio zero Franciacorta docg 2015 che nasce dall’unione dei tre vini – ha riservato non poche sorprese a chi ha avuto la possibilità di provarli in anteprima, visto che in commercio saranno disponibili l’anno prossimo. Partendo dalla sontuosità del Pinot bianco in purezza (eppure al primo impatto, al naso non si è mostrato esplosivo, in bocca è tutt’altra musica), che in commercio sarà “Pinot bianco VSQ brut nature”; la freschezza dello Chardonnay, proposto come Franciacorta docg brut nature; la verticale mineralità del Pinot nero Franciacorta docg brut nature; e l’eccellente equilibrio del DOM riserva dosaggio zero, che già evidenzia le basi di una longevità eccezionale.
Questa degustazione ha rappresentato la conclusione di una straordinaria giornata trascorsa in un edificio concepito per essere adeguatamente isolato, grazie allo spessore delle mura perimetrali e al locale di vinificazione con vasche in cemento che permettono il massimo risparmio energetico per la capacità isolante del materiale. E, per di più, in compagnia di una triade – che, poi, rappresentano le tre pietre del logo aziendale – composta da Teresio che di Mirabella è il garante di una competenza famigliare che continua a guidare l’azienda con passione, grazie ai figli Alessandro – che coordina tutti i passaggi che conducono alla creazione dei vini Mirabella – e Alberto “il venditore” che traduce in pratica la teoria. L’originale masterclass verticale (foto 2) di “quarant’anni di attività ripercorsi attraverso i vini che hanno fatto la storia dell’azienda” (un incredibile 91 per la sua freschezza, un 96 che dimostra la longevità del Franciacorta, un 2004 quasi sperimentale visto che è l’anno di introduzione della fermentazione in barrique, un 2006 non di spalla sostenuto che però evidenzia la capacità di invecchiamento dei Franciacorta, l’eleganza del 2011 che rappresenta la più bella espressione del terroir eppure è ancora un bambino), e il pranzo in cantina a cura di Stefano Cerveni del ristorante stellato Due Colombe che, per sintesi, citiamo solo il suo “yogurt, meringa bruciata, sedano bianco e gelatina di Franciacorta rosé” (foto 3) perché il geniale chef bresciano ha trovato la giusta composizione per servire le bollicine franciacortine – Mirabella Franciacorta rosé – con il dessert.
Nella foto 4 Alberto e Teresio Schiavi, nella foto 5 Alberto, Teresio e Alessandro Schavi.