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La pianura lasciava il passo alle colline che movimentavano dolcemente il paesaggio. La pioggia cadeva insistente quasi a ricordarci che nonostante il sole dei giorni precedenti, eravamo in autunno inoltrato. A rammentarcelo erano anche i colori della vegetazione, dei vigneti, delle macchie boschive dove il verde si assopiva per arricchirsi di tonalità che dal giallo viravano al rosso. Così arrivammo al castello di San Martino (foto 1e 2). Rimasta fuori, la pioggia picchiettava sui vetri delle ampie finestre così che l’atmosfera degli interni appariva ancora più accogliente e ospitale.

Vistaterra

Eravamo nel cuore di Vistaterra, nome che sembra mutuato da una fiaba. Dove? Non nei pressi dell’Isola che non c’è, ma a Parella, nel Canavese, poco lontani da Torino, a meno di un’ora e mezzo da Milano. Vistaterra è una realtà che si estende su una superficie di 13 ettari in cui si uniscono in un unico insieme progetti già realizzati e in parte in divenire che comprende attività produttive, ospitalità alberghiera, ristorazione, enoteca, botteghe con eccellenze locali, serre per sperimentazione agricola, innovazione e valorizzazione delle produzioni agroalimentari, ma anche dell’artigianato e del patrimonio storico-culturale e naturalistico del territorio, orti biologici, vivai voluti da Adriano Olivetti, una Spa, un biolago fitodepurato, un bambuseto, un vigneto che permette una piccola produzione di Erbalice DOCG e tutto in nome della sostenibilità e del rispetto.

Vistaterra vuole essere promotrice di un’economia di filiera della quale l’intera area ne trarrà giovamento; quando lavorerà a pieno ritmo, troveranno impiego 120 persone. Il castello è tante cose. E’ un albergo 5 stelle con stanze anche nelle adiacenti ex scuderie e in futuro in alcune case del borgo così che potrà definirsi albergo diffuso, formula molto felice di ospitalità che non offende l’ambiente con costruzioni nuove. 

 

La residenza

Il castello conta camere distinte tra deluxe e suite dotate di ogni comfort:aria condizionata regolabile, connessione Wi-Fi, TV a schermo piatto con digitale terrestre… dove l’eleganza dell’antica magione che comprende affreschi seicenteschi, armonizza con la tecnologia più avanzata. Ma sono i profumi che conquistano, propri di un ambiente ecologico, sano che sa di pulito, di cera api. Le stanze, tutte con pavimenti di mogano, sono luminose con servizi di grande comfort comprese le ampie cabine doccia. Le camere Deluxe misurano da 30 a 40 metri quadri mentre le Suite superano gli 80 metri quadri e la suite Castle (Foto 3) misura 140 metri quadrati. 

 

La proposta enogastronomica

La nostra attenzione va alla cucina. La sera sono apparecchiati i tavoli del ristorante Alessio I, definito da una cucina contemporanea basata su ingredienti di filiera certificata; pertanto considerato che la cucina valorizza i prodotti del territorio è soprattutto stagionale. Ai fornelli lo chef Massimo Masciaga, dalla mano leggere e sicura, che vanta una carriera di tutto rispetto: ha lavorato, tra gli altri con Alain Ducasse ed è stato nominato Executive Chef da Gualtiero Marchesi del suo ristorante L’Albereta di Erbusco

 

La cucina è a vista completamente chiusa tra pareti di vetro (foto 4). Alessio I dispone di due sale, ma va aggiunto che si possono allestire banchetti in numerosi saloni, tutti di grande eleganza e affrescati. 

 

Caffè alla lettera

Il Caffè alla Lettera  (foto 5), oltre a essere il luogo dove poter gustare caffè dei presidi Slow Food tostati a legna, è sala di lettura e ristorante all’ora di pranzo. E’ un ambiente ospitale in cui leggere un libro o un giornale sorseggiando un tè o un caffè sbocconcellando una fetta di torta, per poi trattenersi a pranzo o, la sera godersi un aperitivo con un cocktail ben miscelato. Da aggiungere che in stagione il locale dispone di un delizioso dehors. Anche qui si può gustare la cucina Massimo Masciaga ma con piatti, rispetto a quelli del ristorante Alessio, più prêt-à-porter. Gli appetizer dell’aperitivo ( foto 6 ) evidenziavano la semplicità capace di valorizzare i prodotti locali. I piatti successivi erano lineari, dove la freschezza giocava un ruolo irrinunciabile.

 

Una portata con i sapori dell’autunno: Crema di zucca e mandorle (foto 7), con la dolcezza avvolgente della morbida zucca che trovava nella consistenza e nelle note vagamente amaricanti delle mandorle validi contrappunti, ossia toni a contrasto utili per equilibrare il piatto.

 

Nel Raviolo aperto con carciofo brasato e quenelle di luccio ( foto 8 ) , piato armonico e complesso, il carciofo forniva alla preparazione una nota vegetale che comunicava vivacità e suggeriva freschezza. Non vogliamo dilungarci oltre sul menu, se non per ricordare un’ acqua aromatizzata che esaltava il timo servita come raffinato intermezzo (video 9) avvertita come una piacevole nota balsamica, calda e rassicurante. 

 

Enoteca alle volte

Va ancora detto dell’Enoteca alle Volte (video 10). E’ una tappa imperdibile; basti dire che si trova nelle cantine del castello e che custodisce circa 350 etichette. I vini si possono acquistare, degustare anche in abbinamento: sono organizzate degustazioni guidate. Una lunga tavola percorre in parte della cantina ed è un invito alla convivialità. Con i vini è proposto un menù che parte dalla tradizione così da permettere di gustare la pienezza dei sapori del Canavese. 

 

Ma Vistaterra è altro ancora e ve lo racconteremo nel prossimo articolo. 

Di questo Autore