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Si è da poco conclusa a Verona Fiere la terza edizione di wine2wine, il forum sul business del vino; una manifestazione che parla del mondo del vino a chi il vino lo produce, lo commercializza e lo promuove. Tante le sessioni dedicate alla comunicazione, tutte estremamente interessanti. In particolare l’incontro organizzato dalla Associazione Donne del Vino non poteva non rivolgersi a chi il vino lo suggerisce, lo sceglie, lo compra: le donne. I relatori (foto 1) scelti dalla Presidente Cinelli Colombini (foto 2), da Felicity Carter a Gabriele Micozzi, da Cecilia Robustelli a Paola Piazza e Alessandro Olivieri, sono stati tutti concordi nell’affermare che nel mondo del vino on line, e non solo, le donne sono la metà della mela che fa la differenza. Basti pensare che negli USA il 62% dei Wine Blogger sono donne, in genere sposate, un grado di cultura medio alto e con un lavoro da dipendente. Le donne, ovunque nel mondo, anche in India, comprano vino. E lo comprano in modo assolutamente non casuale; ciò significa che si informano sul produttore, sul vino e sulla storia aziendale. Arrivano all’acquisto dopo essersi documentate e sapendo perfettamente cosa scegliere e per quale ragione. Abbandoniamo l’idea del vino da donne: il prof. Micozzi con una indagine condotta sul rapporto vino e donne ci rivela che: i vini conosciuti e apprezzati sono il Brunello, l’Amarone e i Franciacorta. Le donne apprezzano la cena accompagnata da un buon vino ma a questa ipotetica cena arrivano preparate. Sono incuriosite dalla storia che sta dietro la bottiglia e in etichetta vorrebbero avere maggiori sugli abbinamenti, sono attente al bio e preferiscono i vitigni autoctoni. Dalla parte della produttrice donna, l’altro lato della medaglia, c’è una grandissima capacità empatica di narrazione. Si è parlato molto di storytelling nel corso di questo wine2wine; le donne che in azienda che mettono la loro professionalità e la loro passione nel raccontare la storia della famiglia, della cantina o del singolo vino, sono vincenti. La produttrice che racconta del suo lavoro, della sua bottiglia, di come nasce un vino, anche delle difficoltà incontrate è coinvolgente e cattura empaticamente altre donne così come il pubblico maschile. E le etichette che, almeno in parte, trasmettono la storia aziendale destano maggiore interesse nel futuro acquirente. Del resto basta vedere quante sono le presenze femminili ai corsi sul vino, quante donne agronome ed enologhe si vedono in vigna: e quante hanno preso le redini delle aziende di famiglia. Donne e vino: un rapporto sempre più stretto, consapevole e approfondito.

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