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L’apertura di questi giorni fa parte dell’opera di rivalutazione del lato sinistro della Stazione Centrale di Milano affacciato su Piazza Luigi di Savoia; si sta lavorando sulla viabilità e stanno fiorendo nuovi locali in questa che è una zona strategica cittadina e merita un nuovo allure. Dispensa Emilia ha tutte le carte per piacere ai milanesi e ai viaggiatori di passaggio, infatti già dalle prime ore in cui la saracinesca si è alzata e il profumo delle tigelle ha iniziato a diffondersi nell’aria, golosi e curiosi hanno iniziato ad affollare il nuovo spazio.

Le tigelle sono il perno intorno al quale ruota l’offerta di questo locale, che è il primo sulla piazza milanese ma che fa parte di una catena consolidata che conta già diversi punti vendita di successo nel nord Italia e in particolare in Emilia Romagna, dove il gustoso e digeribile pane rotondo preparato con un mix di farine e cereali è nato. Tigelle quindi, calde, croccanti e farcite al momento con ingredienti freschissimi, in tanti gusti classici e creativi: in menù ce ne sono 25 con in testa la classicissima al Prosciutto di Parma D.O.P.

Un cibo informale che si può gustare seduti perché l’ambiente è ampio, di respiro, con comodi tavoli in legno e tanto spazio per sedersi, ma le tigelle si prestano per essere mangiate in movimento, acquistate al volo tramite l’APP che permette anche di accedere alle promozioni esclusive. Oltre alle tigelle sono in carta anche alcune insalate fresche e un paio di piatti della tradizione emiliana, le Lasagne e le Tagliatelle al ragù che sembrano fatte  in casa, da accompagnare con un buon bicchiere di vino da scegliere nella lista.

E visto che la gastronomia è spesso lo spunto per conoscere un po’ di storia, è bene sapere che il vero nome di questo disco di pane era originariamente crescentina ma è diventato universalmente conosciuto come Tigella che in realtà è il nome del disco di terracotta sul quale un tempo cuoceva nel focolare. Su questi dischi era inciso il fiore della vita, antichissimo simbolo di fecondità.

Articolo di: Clara Mennella

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