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All’estero si dice che agli italiani piacciono i vini che sanno di tappo. Qualcosa di vero c’è. Infatti se in numerosi paesi del mondo si sono affermati tappi alternativi al sughero in Italia i consumatori non ne vogliono sapere. O sughero o niente. Da qui la diceria…

 

I tappi di sughero saranno necessari per i vini che invecchiano oltre 10 anni. Ma per gli altri per quale motivo rischiare l’odor di tappo? E perché alcuni tappi hanno quell’odore indesiderato che rovina inesorabilmente il vino? 

L’odore di tappo è causato da un fungo che produce tricloro-anisolo (T.C.A.). Il T.C.A. quando è presente a valori bassi, non viene avvertito come odore di tappo, ma come difetto del vino. Vi sono tappi di sughero per esempio Diam, che non prenderanno mai l’indesiderato sentore. Ciò grazie a una particolare lavorazione. Il sughero viene ridotto a farina e privato di legno e polveri in modo che rimanga unicamente  la suberina che è la componente più nobile.  Questa viene trattata con  CO2 supercritica (ossia a uno stadio intermedio tra quello liquido e quello gassoso) che permette di estrarre le molecole che possono originare il caratteristico odore di tappo. La farina è poi legata con  un legante alimentare e a integrata di microsfere che comunicheranno al tappo notevole  elasticità. Il composto è foggiato in stampi  individuali, così da ottenere   turaccioli di forme diverse secondo il tipo di bottiglia a cui sono destinati. Per cui questo è il sughero auspicabile. va segnalato anche  il portoghese Amorin che monitora la salute del sughero utilizzato per la produzione dei tappi.

 

Diversamente i tappi a vite screwcap più evoluti, per esempio gli Stelvin, sono costituiti da un involucro di alluminio e al loro interno da una guarnizione di tenuta multistrato dotata di una pellicola di materiale isolante che garantisce l’ermeticità. Gli unici vini che non si possono tappare in questo modo sono gli spumanti. Con questi tappi la gestione della bottiglia è molto pratica. Si apre senza che occorra il cavatappi e poi se non si finisce, si richiude ermeticamente e si può riporre sdraiata nel frigorifero. Quali sono gli altri vantaggi?

 

Ovviamente i vini non sanno di tappo; inoltre i vini bianchi mantengono, maggior freschezza e fragranza. Infine vi sono vini alla degustazione non perfetti la cui causa non sempre è chiaro se attribuirla alla vinificazione o al T.C.A. Con i tappi a vite (i Diam o quelli sintetici) se il vino presenta un difetto, questo dipende unicamente dalla vinificazione.

 

Molti paesi esteri hanno adottato questi tappi, ma in Italia non sono ben accetti perché associati a vini ordinari e pertanto hanno una connotazione negativa, ma a torto considerato che garantiscono la perfetta conservazione del vino per almeno 10 anni e meglio di quanto sappia fare il sughero.  Vi sono molti produttori italiani disposti ad adottarli, ma sono frenati dalla diffidenza dei consumatori.

 

I tappi a corona sono considerati ancor meno appropriati di quelli a vite e i più potrebbero giurare che un buon vino non dovrebbe neanche vederli. Ma quanti dei sostenitori del sughero sanno che gli Champagne invecchiano per anni incapsulati con questi tappi prima di essere tappati definitivamente?

 

I pregiudizi, si sa, non sono facili da eliminare. Specie se un po’ di provincialismo italico aleggia. 

Di questo Autore