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Il pasto umano è sempre consistito in un unico piatto frugale, spesso brodoso, molto povero soprattutto nei periodi di carestia. Grassi, carboidrati, verdure e, nei periodi più ricchi carni o pesci, venivano cotti insieme in zuppe dense che scaldavano lo stomaco e davano senso di sazietà. Per quanto fosse un’unica portata non si poteva sempre definire piatto unico in quanto il requisito per essere tale è la presenza in quantità significative di carboidrati e di proteine. Si possono inoltre unire verdure, grassi e tutto ciò che si vuole, ossia ingredienti complementari.

 

Carboidrati e proteine, quindi, devono essere entrambi presenti. Se separassimo la polenta dalla cassoeula del piatto fotografato otterremmo due piatti nessuno dei quali definibile unico. Come detto i due ingredienti devono essere impiegati in maniera significativa: una grattugiata di formaggio su un piatto di spaghetti al pomodoro non ne fa un piatto unico; una pizza marinara non è un piatto unico, ma se la ricopriamo di mozzarella allora sì. Un panino farcito di carne di arrosto è un piatto unico, mentre lo stesso arrosto accompagnato da un’insalata non lo è. Volendo possiamo considerare piatti unici senza proteine animali quelli che utilizzano fitoproteine come i legumi, così da poter definire piatti unici vegetariani la pasta e fagioli, la pasta ai ceci…

 

Il piatto unico, da un punto di vista dietetico, è auspicabile in quanto se mangiamo diverse portate consumiamo molto più cibo di quello che ci necessita e anche dopo un pranzo abbondante come quello natalizio, troviamo ancora un posticino nello stomaco per il dolce, in quanto siamo condizionati a mangiare tutto ciò che viene servito da una fame psicologica. Ma se riunissimo l’intero pranzo in un unico piatto… questo dovrebbe essere da portata e non riusciremmo a finirlo. Ciò perché nel piatto unico sia i carboidrati sia le proteine sono dosati in quantità inferiore che se fossero serviti separatamente: 60 g di pasta o di riso guarniscono 80-100 g di carne cui possiamo unire le verdure che preferiamo ed eventualmente accompagnare la portata con del pane. Finito il piatto saremmo soddisfatti, pur avendo mangiato circa il 30 per cento in meno sia del primo sia del secondo piatto se serviti in differenti portate.

 

Tutto ciò per dire che il piatto unico è un modo bilanciato di alimentarsi. Ovviamente moderando l’uso di grassi, di zuccheri semplici e arricchendo la portata con verdure in abbondanza.

Di questo Autore