La settima edizione di Roero Days (che abbiamo annunciato qui), tornata a Milano dopo diversi anni, è stata caratterizzata dalla presenza di 64 produttori giunti a Milano con più di 500 vini in assaggio per le diverse fasi della giornata.
La stampa, gli operatori del settore, oltre a wine lovers, hanno partecipato a questa giornata dedicata alle varie sfaccettature Roero.
Noi desideriamo soffermarci soprattutto sulle due masterclass condotte da personaggi del calibro di Daniele Cernilli con Chiara Giannotti, Adua Villa con Paolo Zaccaria. A seguire, dopo una breve introduzione sul contesto particolare che differenzia questo lembo di Piemonte al di là del Tanaro, presenteremo i vini che ci hanno colpito di più in entrambe le degustazioni.
Siamo in Piemonte, in provincia di Cuneo in quella porzione di territorio tra Langhe e Monferrato sulla riva sinistra del Tanaro. Un’area che da sempre è protagonista della produzione enologica, divenuta nei secoli componente principale della cultura e della vita quotidiana. Il risultato è un paesaggio che nel tempo è stato trasformato e plasmato dalla presenza delle vigne, come dimostrano l’arte e l’architettura sia delle case rurali che dei castelli. Un paesaggio talmente intriso di bellezza, natura e storia da essere dichiarato Patrimonio Mondiale UNESCO nel 2014, insieme a Langhe e Monferrato.
Secondo quanto stabilito dal disciplinare, la DOCG Roero è riservata al Roero Bianco da uve Arneis e al Roero Rosso da uve Nebbiolo. il Roero Bianco è solitamente Arneis in purezza. I suoli sabbiosi di origine marina trasmettono ricche note aromatiche e concorrono a conferire grande bevibilità a questo vino sempre più apprezzato nel mondo. Per il Roero Bianco detto Arneis è prevista sia la versione Riserva, che può essere attribuita dopo 16 mesi di affinamento, che la tipologia Spumante.
Le uve di Nebbiolo che concorrono alla produzione del Roero provengono sempre dalla sponda sinistra del fiume Tanaro, in cui i terreni sabbiosi conferiscono al Roero Rosso fragranza, finezza ed eleganza, con una tannicità contenuta. Il loro tratto distintivo è la grande classe, una struttura mai invadente che mantiene comunque intatte tutte le caratteristiche che lo rendono adatto a un invecchiamento di parecchi anni. Il Roero Rosso prevede la tipologia Riserva attribuibile dopo 32 mesi di affinamento.
Il nuovo disciplinare, in vigore dal 2017 e frutto di un lavoro durato 8 anni, comprende 134 MgA
Entrambe le masterclass tenutesi nel pomeriggio hanno ben evidenziato le tante sfaccettature di questo territorio capace di dare vita a vini di grande complessità e longevità sia nella tipologia bianca che rossa.
Soddisfatto Massimo Damonte, Presidente del Consorzio Tutela Roero: “Rientriamo a casa felici di constatare che continuano a crescere sia la notorietà che l’apprezzamento per il Roero, oltre alla consapevolezza da parte del pubblico che i vini di questa DOCG hanno una loro identità personalissima, distinta e riconoscibile, tanto nella versione bianca, che rossa. Nel prossimo triennio avremo la possibilità di un incremento della produzione annuale del 7% grazie all’entrata in produzione dei 30 ettari che ogni anno il Consorzio concede di impiantare ai produttori. Questo ci permetterà un’ulteriore crescita organica della denominazione per far fronte al costante aumento di richiesta di Roero sia in Italia che all’estero”.
La degustazione di 3 vini della prima masterclass, gli altri 3 della seconda, andando sia in ordine di bianco e di rosso sia di millesimo
Cornarea – Enritard Roero Arneis DOCG 2019 – Un Roero Bianco, da solo Arneis, il cui nome sta proprio a indicare un imbottigliamento “in ritardo”: infatti il vino viene affinato in vasca di acciaio per 2 anni prima di essere imbottigliato. Nel calice ha un colore giallo dorato non troppo carico, un naso dalla frutta importante, in particolare di pesca gialla e pera, seguito da erbe e una sensazione minerale dovuta alla presenza di Magnesio nei suoli. All’assaggio è complesso, decisamente fresco, sapido, di ottima lunghezza e piacevolezza al sorso.
Matteo Correggia – La Val dei Preti Roero Arneis Riserva DOCG 2015 – Da solo Arneis con il 70% che fa pressatura soffice, fermentazione alcolica in inox a basse temperature, con protezione dall’ossigeno. Il 30% fa macerazione, fermentazione alcolica in inox a basse temperature. La massa poi fa un affinamento di 4 mesi in inox sulle fecce e a chiusura 6 anni di affinamento in bottiglia. Dopo un colore giallo paglierino con riflessi dorati, al naso ha profumi di frutta come albicocca, poi tropicale con mango, seguito da note di ginestra, di agrumi e pietra focaia in ultimo. All’assaggio ha struttura è fresco, glicerico, intenso, una lunga persistenza che spazia dalla frutta a sapidità.
Angelo Negro – Sette Anni Roero Arneis DOCG 2013 – Anche qui da solo Arneis fermenta in acciaio, per poi affinare ‘sur lies’ con bâtonnage per minimo 7 mesi, per poi restare in bottiglia per ben 7 anni prima di essere apprezzato. Dopo un colore giallo paglierino, con intensi riflessi dorati, ha un naso all’inizio agrumato, poi vira sulla nocciola e sull’anice stellato, seguiti da note di pesca, pera matura e zafferano. In bocca ha struttura ed eleganza, seguiti da una decisa freschezza, per poi essere persistente con un finale sapido.
Tibaldi – Roccapalea Roero DOCG 2019 – Dopo una vendemmia manuale dei migliori grappoli di Nebbiolo, in cantina un 30% viene fatto fermentare a grappolo intero, l’altra parte viene diraspata. La fermentazione spontanea del mosto, a contatto con le bucce si protrae per circa 20 giorni con frequenti rimontaggi per favorire un’estrazione eccellente di colore e tannino. e fatti fermentare a temperatura controllata in serbatoi d’acciaio inox con una macerazione sulle bucce di una decina di giorni. Il vino matura poi in botti di rovere con tostatura leggera, in modo da lasciare in primo piano gli aromi varietali del Nebbiolo. Dopo la malolattica il Roccapalea matura per un lungo periodo in legno con tostatura leggera. Dopo un colore rubino luminoso, con leggeri riflessi color granato, ha un naso floreale dall’iris alla violetta e ai petali di rosa essiccata, poi frutta rossa piccola da fragoline a lamponi, a marasca, seguiti da erbe aromatiche. In bocca dimostra la sua giovinezza, ha tannini di buona morbidezza, è fresco, poi è sapido, già di buona lunghezza con un retrogusto di piccola frutta rossa.
Malvirà – S. S. Trinità Roero DOCG 2004 – Da sole uve Nebbiolo, dalla fermentazione e macerazione in vasche di acciaio, il vino matura in fusti di legno e poi in bottiglia. Nel calice esordisce con un colore rosso rubino con unghia aranciata, per poi avere un naso ampio di spezie, piccoli frutti neri e rossi maturi, un finale di rosa appassita. Al palato ha struttura, un tannino decisamente setoso, equilibrato da freschezza, eleganza, è persistente con un retrogusto di frutti neri e confettura di fragole
Monchiero Carbone –Printi Roero Riserva DOCG 2004 – Da uve Nebbiolo fatte macerare con le bucce in modo lento per dar modo al mosto di arricchirsi di tutte le componenti naturali racchiuse nell’acino. Dopo la svinatura il vino viene messo in legni piccoli di diversi passaggi, dove conclude la fermentazione malolattica e dove rimane per almeno 2224 mesi. Nel calice esordisce con un colore rubino di bella intensità. Poi al naso dopo note evolute tra cui la carruba, si hanno sentori di lampone e di mora, seguiti da un sottofondo di spezie dolci tra cui cannella, cacao, poi note tostate e balsamiche a chiudere. Al palato ha struttura ed eleganza al tempo stesso, tannini dolci equilibrati
Photo @ Consorzio Tutela del Roero