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Fast Food in Italia non definisce solo una ristorazione veloce, ma associa tale ristorazione, a ragione o a torto, a un‘erogazione di cibi di modesta qualità.

Tant’è che Slow Food vi si contrappone non solo e non tanto per velocità di esecuzione dei piatti, quanto soprattutto per qualità dei cibi. O, almeno, questo sino a ora. Ma proprio adesso nel panorama milanese si sta delineando una nuova proposta ristorativa, ossia Sberla, progetto nato con l’idea di spezzare l’assioma “fast food – modesta qualità” dimostrando che fast e good sono termini compatibili, che possono cioè essere sintonici.

L’idea è di Michela Reginato e Paolo Piacentini co-founder di Cocciuto  che hanno deciso di aprire un Fast (Good) Food.

Veniamo al menu suddiviso in quattro sezioni: Hamburger, Hot dog, Fries e Sweet, per capire la natura del locale.

Si tratta quindi di una collezione di proposte gastronomiche con l’intento precipuo di garantire un’accurata selezione di materie prime di alto profilo qualitativo, a cominciare dal pane per proseguire con tutto ciò che lo farcirà, dagli ingredienti protagonisti, alle guarnizioni e alle salse. Qualità non limitata alla produzione dei cibi, ma che riguarda il servizio e l’ambiente della location.

Tutto è stato studiato nei minimi particolari: il pane americano soffice grazie all’impiego di patate nell’impasto; la carne da presidio Slow Food dell’Azienda Piemontese La Granda e il Cheddar utilizzato è una produzione DOP, più precisamente denominato West Country Farmhouse DOP.

Nasce così, nell’intento dei soci fondatori, Sberla, il fast food di alta qualità.

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