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La sostenibilità è un argomento molto attuale e riguarda svariati campi: dalle fonti energetiche all’alimentazione, dal clima alla produzione industriale. Il pianeta non gode di buona salute, ha la “febbre” e se vogliamo evitare sviluppi disastrosi che forse non coinvolgeranno noi, ma quasi sicuramente i nostri figli, occorre prendere in considerazione o approfondire nuove forme di sviluppo e nuovi stili di vita. La coscienza che le fonti energetiche siano esauribili avvenne negli anni settanta. La guerra di Egitto e Siria contro Israele ebbe come conseguenza che i paesi arabi aderenti all’OPEC (organizzazione paesi esportatori di petrolio) aumentarono il prezzo del petrolio e misero in atto un embargo ai danni degli stati considerati filo-israeliani. I prezzi aumentarono notevolmente e il flusso dell’oro nero si ridusse. Il modello di sviluppo economico degli anni cinquanta e sessanta basato sul petrolio non funzionava più. Si pose per la prima volta il problema del risparmio energetico e in Italia venne attuato un piano di austerity economica. Si capì che l’intero sistema doveva approvvigionarsi in un altro modo. Furono intraprese due strade, da un lato la produzione di energia nucleare, e sul fronte opposto la ricerca di fonti rinnovabili, per cui inesauribili e soprattutto non inquinanti. Ed è quest’ultima scelta che sembra abbia avuto ragione anche perché più sicura, non pericolosa come quella nucleare. Oggi a quasi mezzo secolo di distanza le fonti rinnovabili trovano maggiore spazio, ma nel frattempo la salute della Terra è peggiorata e non cenna a migliorare perché non si fa ancora abbastanza.

La sostenibilità, come detto, non riguarda solo le fonti energetiche, ma anche la produzione, l’alimentazione... . In merito a quest’ultima, Expo Milano 2015 ebbe come tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Anche la filiera alimentare ha le proprie responsabilità. Indubbiamente gli allevamenti intensivi sono una fonte di spreco e di notevole inquinamento, così come non giovano all’ecosistema le produzioni agricole ad alto impatto ambientale. Di fatto quello che è emerso dai numerosi dibattiti e interviste nell’ambito dell’esposizione, che ha visto la centralità dei cuochi, è che oggi più di ieri viene messo al bando lo spreco. Combattere lo spreco non significa solo non buttare via niente o il meno possibile, ma anche utilizzare ingredienti non a rischio di esaurimento, non ottenuti da cicli produttivi “sporchi” e, senza demagogia, anche impiegare ingredienti poveri. I sintomi della malattia della terra sono evidenti, il surriscaldamento è un dato di fatto e non un’invenzione dei paesi più sensibili al problema e ciascuno nel proprio settore deve operare per la “guarigione” del pianeta.

Vi sono ovviamente divergenze. Chi ritiene che la Terra sia una nostra proprietà ereditata dai nostri padri, considera che l’uomo possa farne ciò che vuole e non si pone il problema del peggioramento dell’ecosistema in quanto la realizzazione di guadagni più elevati è la priorità, per cui certa industria utilizza risorse non rinnovabili, non investe in quelle alternative, e non si pone il problema di inquinare l’ambiente in quanto se lo stato di appartenenza non pone vincoli, perché dovrebbero porseli loro. Ciò perché, come detto, abbiamo sempre considerato la Terra di nostra proprietà che daremo in eredità ai nostri figli. Nel frattempo ne abbiamo disposto e ne disponiamo direttamente o indirettamente come fosse il giardino di casa nostra. In realtà la sostenibilità non è gestire al meglio la nostra proprietà, ma capire che non è affatto tale. La Terra, semmai, ci è stata data in prestito dai nostri padri, per consegnarla ai nostri figli e quando si ha un bene in prestito… . Ed è questa chiave di lettura della sostenibilità, il metro di misura che può permetterci di valutare la bontà di una scelta, di una politica ambientale, ma anche di una presa di posizione individuale.

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