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Fino a martedì 28, Bologna diventa capitale del vino con la seconda edizione di Slow Wine Fair  che nel quartiere fieristico della città vede allineati 750 produttori di vino buono, pulito e giusto provenienti da tutta Italia e da 21 Paesi stranieri. Si tratta di produttori che si riconoscono nei valori della Slow Wine Coalition  che punta a privilegiare una produzione alimentare e vitivinicola che garantisca un futuro appunto buono, pulito e giusto piuttosto che inficiarlo.

Tant’è che a a BolognaFiere “ci sono centinaia di produttrici e produttori che condividono riflessioni approfondite e oneste sul vino e che stanno già facendo un percorso di tutela della biodiversità, di salvaguardia della fertilità del suolo, con un altissimo senso di responsabilità verso il territorio e il paesaggio.

Quello di Slow Food è un lavoro di sensibilizzazione, educazione, e advocacy verso i decisori politici e lo facciamo anche insieme ai produttori che sono qui presenti”, ha dichiarato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, in occasione dell’inaugurazione della seconda edizione della Slow Wine Fair. Una kermesse “che conferma l’importanza delle fiere per il comparto agroalimentare anche in questo 2023, perché supportano chi produce in una logica di distretti territoriali, ma rappresentano anche un’occasione per riflettere, definire strategie e confrontarsi con chi mette in cantiere nuove regole per il settore”, sottolinea Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere.

Il tema vino ha caratterizzato già il primo giorno dell’evento fieristico con il convegno “Il futuro del vino è buono pulito e giusto” al quale sono intervenuti l’assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Alessio Mammi, che ha sottolineato come la Slow Wine Fair metta al centro il processo produttivo e le sue ricadute sull’ambiente e il lavoro mentre l’assessore del Comune di Bologna, Daniele Ara, ha evidenziato come la manifestazione si inserisca nel percorso che la città sta facendo sulle food policy per formare i cittadini e in particolare le nuove generazioni.

Tra i partner, Brunella Saccone, direttrice agroalimentare e vini Agenzia ICE, che ha messo in evidenza l’interesse dei buyer internazionali, in particolare da Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Cina verso il biologico, e Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio.

Mammuccini ha ricordato la battaglia dei produttori biologici affinché sia chi produce utilizzando chimica di sintesi a preoccuparsi di non danneggiare chi invece opera nel rispetto della salute dell’ambiente e delle persone. Battaglia di cui si parlerà nel convegno di lunedì 27 alle 14,30 “Contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica” che vedrà la partecipazione di Pau Moragas Bouyat, vignaiolo del collettivo spagnolo l’Olivera, per Slow Wine Coalition, che ha messo in evidenza come in un mondo in cui emerge spesso l’individualità, sia fondamentale lavorare come comunità, fatta di consumatori, cittadini complici della nostra attività, e Sabiha Apaydın Gönenli, portavoce della comunità Slow Food Heritage Vines of Turkey e sommelier del ristorante Mikla, che ricorderà il terribile terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria ed evidenzierà la necessità di salvaguardare il patrimonio agroalimentare e vitivinicolo di questi territori.

In degustazione ci sono oltre 3.000 etichette di vini a disposizione di appassionati, buyer e professionisti che vorranno scoprire vini frutto di un’agricoltura sostenibile. Oltre al ricco banco di assaggio, in programma ci sono 9 Masterclass, diverse conferenze, la consegna del Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow, lunedì 27, e il convegno di martedì 28 “La comunicazione e promozione del vino tra revisione Ocm e istanze salutiste”.

In sintesi, si può dire che ci sono almeno 10 motivi per visitare Slow Wine Fair. E, cioè:

conoscere ben 750 produttori di vino;

avventurarsi tra i produttori del banco d’assaggio e innamorarsi delle oltre 3.000 etichette presenti nella Wine List;

ascoltare le storie dei delegati della Slow Wine Coalition;

degustare vini caucasici, Champagne, etichette biodinamiche, dall’Italia alla Cina;

riflettere perché a Slow Wine c’è spazio a dibattiti e incontri nei quali approfondire i temi al centro della manifestazione;

scoprire il dolcissimo mondo dell’amaro;

fare scouting degli oltre 150 locali con la migliore selezione vinicola;

scoprire le cucine di strada;

visitare Bologna;

entrare a far parte di Slow Food.

Di questo Autore