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Via Cordusio incrementa la propria centralità grazie alla nascita di un nuovo polo, Yamamay e Panino Giusto. La location si sviluppa su due piani: a livello strada Yamamay e al primo piano Panino Giusto First Floor, locale di 450 metri quadri (foto 2 e 3 ) con ampie vetrate.

E’ la prima volta che Panino Giusto apre un locale al primo piano. Incuriosisce questo concept store per il binomio proposto apparentemente disomogeneo. Di fatto i due marchi gestisconouno spazio trasversale, pensato per tutti i momenti della giornata, capace di offrire nello stesso building occasioni complementari di un’esperienza unica dalle 10 alle 22 con chiusura prorogata alle 23 il fine settimana.

In particolare Panino Giusto propone un’esperienza non solo fast food ma, in un’atmosfera rilassante, confortevole, secondo il momento della giornata, più ambienti definiti dagli arredi e dal tipo di seduta: poltroncine basse e comode per pause prolungate; classiche sedute Panino Giusto, adatte a una pausa media; sgabelli e tavoli alti per le soste più veloci.

Il locale si affaccia sull’esterno, da dove è ben visibile (foto 1), con 5 grandi vetrine e relative insegne su via Cordusio, 11 vetrine su via Casati e una su via Santa Maria Segreta con ingresso in via Cordusio.

Il momento dell’aperitivo o della cena, con panini elaborati, è suggerito anche da un lungo bar che crea un’atmosfera lounge (foto 4 e video 5).

L’inaugurazione per la stampa di Panino Giusto First Floor, tutta al femminile, ha visto la Presidente Elena Riva annunciare la nuova collaborazione con la giovane chef Caterina Ceraudo (foto 6 ), del Ristorante Dattilo una stella Michelin, di Marina di Strongoli (Kr) la quale entra a pieno titolo nell’area menu dedicata ai Maestri della cucina italiana, accanto a Claudio Sadler, stella Michelin. Il suo panino, protagonista dell’evento, si chiama Petèlia (foto 7 e 8), ora in carta solo nella sede di Cordusio, ma fra circa un mese sarà disponibile in tutta la catena del brand.

Anticipiamo che il pane utilizzato è di farina di grano tenero Verna, grano coltivato in montagna sulla Sila a 1300 metri di altitudine; la farina è ottenuta utilizzando una macina di quarzo francese di 110 anni, ed è prodotta da Mulinum. A Caterina Ceraudo abbiamo chiesto di raccontarci il suo panino che ha mutuato il nome da Petèlia, toponimo di una colonia greca, oggi Strongoli, la sua città.

“E’ un panino totalmente calabrese, che esprime la propria territorialità. Il pane, ossia il contenitore, è prodotto con farine di grano calabrese; la farcitura spazia in tutta la regione: cipolla di Tropea marinata in aceto di lampone che la ingentilisce; composta di limone, mandarino e arancia canditi leggermente senapata, e va detto che in Calabria la senape selvatica è molto diffusa; il taglio del maiale che generalmente si utilizza per produrre il capocollo detto anche coppa, l’ho impiegato fresco, cotto a bassa temperatura per renderlo particolarmente morbido, quindi l’ho affettato sottilmente; infine insalata di campo e stracciatella.”

Petèlia, grazie alla qualità e all’abbinamento degli ingredienti, è di grande piacevolezza; oltre a riprodurre un gusto vivace, polifonico, armonioso, piace per la consistenza data dal pane fragrante croccante e cedevole e dalla morbidezza della farcitura. Quello che ci ispira è un aneddoto legato alla nascita del sandwich che qui riportiamo in quanto riteniamo che il panino di Caterina Ceraudo sia tale, ma nell’accezione più stretta del termine, cioè non quella invalsa di sinonimo tout court di panino.

Lord Sandwich, politico britannico del XVIII secolo, non volendo interrompere per il pranzo il suo lavoro, quando non le partite a golf, chiese al cuoco di preparare un piatto degno della sua tavola, ma che potesse stare tra due fette di pane. E il cuoco preparò un piatto importante proprio con la stessa cura che se dovesse essere servito a tavola, ma affettato e utilizzato per farcire il pane. Degustando Petèlia ci è tornato alla memoria questo aneddoto il quale, in altre parole ci suggerisce che non tutti i panini sono sandwich nel senso più nobile, anzi, questi sono piuttosto rari. Come Petèlia.

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