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Ricorrenze come la Festa del Papà sono anche occasioni per scatenare la caccia al regalo perfetto. Tant’è vero che anche magazine importanti scrivono diffusamente di cosa fanno i figli per rendere felice il proprio genitore. Ma è anche un modo per capire quali sono le scelte di spesa, così, per esempio, secondo il New York Post, al primo posto c’è la telefonata dei figli (47%), seguita da una cena a base di carne (41%), un momento di relax (38%), da una o più birre fresche (35%). Quella di regalare una birra al proprio “vecchio”, infatti, è una tradizione sempre più diffusa in tutto il mondo, basti pensare che in Giappone i bambini regalano ai loro papà dei calici per la birra fatti a mano. Ma qual è la birra preferita dai papà? Secondo un monitoraggio social condotto da Espresso Communication su un panel di 50 papà VIP, immortalati online mentre sorseggiano un boccale, il 76% predilige la birra chiara, mentre a sorpresa uno su 4, ben il 24% sceglie le birre scure.

Un trend confermato anche dagli acquisti degli italiani nei giorni che precedono la Festa del Papà: “Non possiamo che confermare: con l’avvicinarsi del 19 marzo le vendite sul nostro EHI!-Commerce sono in crescita e prevalentemente con ordini dedicati a questa occasione. Molto successo è riscosso come sempre dalle birre più chiare, ma stiamo notando un aumento dell’interesse verso le scure, soprattutto tra le rosse – dichiara Ivan Magnus Tagliavia, head of marketing di Foodbrand, marchio a cui appartiene la catena di ristoranti Doppio Malto – Diverso invece il discorso quando sono i papà a venire a gustarsi una pinta nei nostri locali: in questo caso specifico i gusti maschili vedono trionfare le scure tradizionali su tutte le nostre Imperiale e Black Stout”.

Un trend dall’illustre tradizione che nasce molti secoli fa, come dimostra la predilezione per la birra di alcuni personaggi e padri storici come Martin Lutero, William Shakespeare e Friedrich Schiller. Una passione che ha anche i suoi “campionati” tra rivali: il grande derby si gioca infatti tra team scure e team bionde.
La birra non solo rende felici i papà, in vista di partite di calcio o film da guardare, ma fa anche bene alla salute dell’uomo, per la gioia di mogli e fidanzate. Recenti studi pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Atherosclerosis, dimostrano che un moderato consumo di birra all’interno della propria dieta aiuti a monitorare i livelli di colesterolo. Il motivo? È presto detto: insieme ad acqua, malto e lievito, all’interno della bevanda c’è il luppolo, ricco di un particolare flavonoide noto ai medici come Xantumolo che aiuterebbe a regolare l’appetito e quindi a mangiare meno.

Siccome, secondo noi, è molto complicato proporre una selezione di birre per festeggiare il proprio papà, ancora una volta abbiamo preferito la strada più semplice, quella del vino, puntando solo su poche etichette che ci hanno permesso di trovare la motivazione per la loro scelta. Infatti, scorrendo l’elenco delle 10 etichette selezionate, ci si renderà conto che tutte fanno riferimento ad un papà che è stato importante per la cantina o, ancora di più, per la terra di origine del vino.

Eccoli i vini per la Festa del Papà

Alto Adige Chardonnay Troy riserva doc 2018 (foto 2) – Cantina Tramin, Termeno (Bz)
E’ un vino da dedicare all’intraprendenza dei papà che, per un certo verso, è stata incoraggiata da un sacerdote, Christian Schrott, parroco di Termeno e successivamente deputato al Parlamento di Vienna, che nel 1898 fondò Cantina Tramin insieme ad alcuni vignaioli della zona. In un momento storico difficile per l’agricoltura, con l’uva pagata pochissimo, Schrott avviò il progetto per garantire libertà, dignità e sicurezza ai piccoli viticoltori locali. Ne è trascorso di tempo da allora, ma lo spirito di cooperazione tra le attuali 160 famiglie socie rimane invariato. Così questo Chardonnay è il vino che rappresenta la sfida e il percorso verso le vette dell’enologia. Infatti, è un elegante Chardonnay d’impronta alpina che ha origine da uve selezionate in vigne poste ad oltre 500 metri d’altezza sul versante orientale del massiccio della Mendola. Rappresenta una raffinata e preziosa espressione della grande viticoltura altoatesina.

Barbaresco Lorens docg 2018 (foto 3) – Lodali, Treiso (Cn)
La linea Lorens, Walter Lodali l’ha dedicata al padre Lorenzo, venuto a mancare quando lui era ancora molto giovane. E, da questo omaggio, abbiamo scelto il Barbaresco visto che Walter ha confidato di avere un debole per questo vino, ottenuto da uve Nebbiolo che provengono esclusivamente da vecchi vigneti di proprietà ubicati nel comune di Treiso, diraspate e macerate a temperatura controllata per 25 giorni. L’affinamento in barriques e tonneaux supera i due anni, a cui seguono altri 12 mesi in bottiglia prima della proposta in commercio. Il colore del vino rosso rubino intenso con riflessi granata. Il profumo è di grande complessità e finezza, con note eleganti di prugna matura, liquirizia e viola che sono anche ben amalgamati tra loro. In bocca è pieno, gustoso, strutturato, armonico, con un tannino dolce che ne allunga la persistenza gusto-olfattiva. Vino che può essere invecchiato ancora per qualche decennio.

Cuvée dell’Angelo Blanc de Noirs docg Oltrepò Pavese 2013 ( foto 4)– Castello di Cigognola, Cigognola (Pv)
E’ una splendida bollicina che Gabriele Moratti, dal 2019 alla guida dell’azienda di famiglia, Castello di Cigognola, nell’Oltrepò Pavese, affiancato da Gian Matteo Baldi, che dedica al nonno Angelo, imprenditore illuminato da tutti ricordato anche per la sua passione per i calcio.
E’ un Pinot nero in purezza che senza aggiunta di zucchero, dopo la sboccatura e 72 mesi di affinamento sui lieviti si presenta con un perlage fine, raffinato, persistente. Al naso e in bocca Cuvée dell’Angelo rivela una notevole persistenza, esprimendo l’ottimale maturazione delle uve allevate sul lato nordoccidentale della collina di Cigognola. In questa zona il Pinot nero è il principale protagonista del progetto enologico di Castello di Cigognola, azienda impegnata ad offrire un’espressione autentica e di alta qualità di un antico territorio vitivinicolo qual è, appunto, l’Oltrepò Pavese.

Don Antonio Puglia Primitivo igt 2019 (foto 05) – Coppi, Turi (Ba)
L’enologo Antonio Michele Coppi lo ha sperimentato, utilizzando le sue uve più pregiate e una tecnica innovativa che prevede da un lato la macerazione carbonica per circa 7-8 giorni, dall’altro la fermentazione mallolatica svolta in botti di rovere di Slavonia da 100 hl, dove il vino viene affinato per 6 mesi, cui fa seguito almeno 1 anno di riposo in bottiglia. Il colore è rosso rubino intenso. Al naso prevalgono i sentori di more, prugne mature e ribes nero, più note speziate. In bocca è caldo, morbido, armonioso e di ottimo equilibrio anche per la trama tannica avvolgente e la lunga persistenza. E’ un rosso che è possibile eguagliare se si prende in considerazione il rapporto qualità/prezzo. Messi insieme tutti questi elementi, i figli hanno deciso di dedicarlo al papà che ha fondato l’azienda ma è anche uno dei protagonisti della grande rinascita del Primitivo di Gioia del Colle.

Grande Cuvée del Fondatore Motus Vitae Prosecco superiore Rive San Pietro di Barbozza millesimato 2018 (foto 06) – Bortolomiol, Valdobbiadene (Tv)
Giuliano Bortolomiol è stato uno dei protagonisti della crescita del Prosecco di qualità, oltre che fondatore di una delle più belle aziende e non solo dell’area di produzione dello spumante italiano più famoso al mondo. E, così, le figlie che oggi sono alla guida della Bortolomiol, hanno voluto dedicare al papà la più bella espressione del vitigno e del territorio che lui amava tanto e, quindi, rappresenta la quintessenza del Valdobbiadene docg. Le uve Glera provengono dal vigneto di San Pietro di Barbozza e vinificate a pressione e temperatura controllata. La presa di spuma dura 10 mesi per avere un vino elegante, di colore paglierino brillante con perlage fitto e persistente. Al naso è fragrante, con richiami olfattivi di albicocche mature e belle note floreali. In bocca rivela complessità e struttura importante, morbidezza ed eccellente pulizia che ne fanno vino particolarmente versatile negli abbinamenti.

Lugana Doc riserva Sergio Zenato 2018 (foto 7)– Zenato, Peschiera del Garda (Vr)
Sergio Zenato, produttore di gradi rossi veronesi, è stato anche quello che ha rivoluzionato il bianco Lugana. Così la moglie Carla e figli Alberto e Nadia, gli hanno dedicato questo Lugana ottenuto da uve Trebbiano di Lugana che provengono esclusivamente dal vigneto più vecchio dell’azienda, quello del Podere Massoni, dove vengono raccolte con un po’ di ritardo rispetto al periodo della vendemmia. Per questo vino entra il gioco il legno con botti di rovere da 50 hl e tonneaux da 300 litri, dove avviene l’affinamento per 18 mesi a cui segue un ulteriore sosta in acciaio e 6 mesi in bottiglia prima della commercializzazione. Il profumo è complesso tra note di acacia, agrumate e di frutta esotica in particolare il frutto della passione. In bocca è perfettamente in linea con quanto ci si aspetti e cioè un buon spessore, una bella mineralità ed un fantastico equilibrio di tutte le note che si rivelano a mano a mano che si va avanti nella degustazione, come le note speziate e vanigliate e quelle di nocciole e mandorle tostate.

Monsieur Martis Trento doc rosé de Noir Brut millesimato 2017 (foto 8) – Maso Martis, Martignano (Tn)
L’ultimo nato in casa Maso Martis è un metodo classico prodotto per celebrare il trentesimo anno della fondazione della cantina fondata da Antonio Stelzer con l’allora fidanzata Roberta Giuriali, che va un po’ contro ogni luogo comune. Infatti, è fatto solo con uve di Pinot Meunier – unico in Italia – e ha un nome al maschile, ma è rosé, uno stile che nelle bollicine viene spesso associato ai gusti femminili. Della prima annata di Monsieur Martis (la 2015; sono 46 i mesi di affinamento in bottiglia) sono state prodotte appena 750 bottiglie, per la 2016 si è saliti a quota 850 e per la 2017 si è arrivati a 2.160 bottiglie. Un rosé dal bellissimo colore rosa tenue con riflessi aranciati, al naso esprime note di frutti rossi, ribes, lamponi, ciliegia, unite a qualche tocco speziato e fumé, sensazioni che si ritrovano anche al palato, dove il perlage è fine e persistente. “Penso sia un prodotto originale – spiega Roberta – abbiamo cercato di valorizzare tutto quello che avevamo in azienda senza copiare o imitare, e di interpretare in modo originale quello che la natura ci ha offerto”.

Montepulciano d’Abruzzo doc Villa Gemma riserva 2015 (foto 9) – Masciarelli, San Martino sulla Marrucina (Ch)
E’ il vino che Miriam Lee Masciarelli ha voluto dedicare al padre Gianni, venuto a mancare molto presto perché avrebbe potuto dare ancora molto al viticoltura abruzzese. Per rendere ancora più prezioso il suo omaggio, Miriam ha volturo un’etichetta speciale, in edizione limitata creata da Job Smith, artista di fama internazionale. A parte questo, questo vino è frutto dell’interpretazione unica del grande autoctono abruzzese perché racchiude la storia di un territorio, ma soprattutto la passione e l’amore per la vigna tramandate dal padre Gianni. Tant’è che è un vino prezioso anche per struttura, calore e potenza aromatica assicurati dall’affinamento in barrique francesi nuove per 24 mesi. Il colore è rubino impenetrabile. Bouquet ampio e intenso di profumi di frutta rossa matura, di erbe aromatiche e di sottobosco. In bocca lascia note di rosa appassita, di frutti neri e mirto, con un finale di liquirizia e cioccolato fondente.

Roeno della Vallagarina igt Il Vino del Fondatore 2008 (foto 10) – Roeno, Brentino Belluno (Vr)
La data di nascita di questo vino è il 1996, il “papà” è Rolando Fugatti, padre dell’omonima azienda che ne ispira il nome. Un nome che vede l’unione della particella “Ro” – ispirata al nome di Rolando, ideatore di questo vino, assieme al figlio Giuseppe – ed “eno”, dal greco enos (vino). Il blend di cabernet franc, cabernet sauvignon e merlot, firmato dall’azienda della Terradeiforti, è il risultato di una meticolosa vinificazione e di uno studiato affinamento in bottiglia, che raggiunge la sua maturità dopo tre anni dalla vendemmia. Di colore rosso rubino intenso, questo vino regala un bouquet ampio, di grande complessità, con spiccate note speziate e minerali che evolvono verso percezioni fruttate di marasca, ribes e prugna. In bocca, il racconto del fondatore trova il finale perfetto in una trama tannica morbida, ben evoluta che lascia spazio a sapori eleganti e persistenti.

Roero Arneis doc Metodo Classico Dosage Zero Blanc de Blancs Giovanni  (foto 11) – Angelo Negro, Monteu Roero (Cn)
Nato nel 1985, è dedicato a Giovanni Negro, pioniere dell’Arneis secco ed anche di altro. Un metodo classico che non smette mai di stupire per le emozioni che riserva. Arneis in purezza sottoposto a pressatura soffice dell’uva intera e affinamento di 6 mesi sui lieviti. La presa di spuma avviene in aprile-maggio successivo alla vendemmia a cui segue un affinamento in bottiglia per 42 mesi “sur lies”. Colore giallo paglierino con riflessi verdi. Perlage fine e persistente. Il profumo è intenso ed elegante con note fresche che rimandano a fiori bianchi e pera. Al palato ha un ingresso deciso, cremoso e croccante, sostenuto da un bel nervo acido che chiude con una gradevole persistenza.

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