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Per la Prima del Teatro alla Scala 2022 che andrà in scena stasera la scelta del Direttore Musicale Riccardo Chailly è caduta sull’opera russa Boris Godunov, opera in tre atti preceduti da un prologo del compositore Modest Musorgskij nella versione originale del 1869, l’Ur Boris di Evgenij Levašev.

Musorgskij trae ispirazione dall’omonimo dramma di Puškin pubblicato nel 1831, in alcune scene ripreso alla lettera, e dalla “Storia dello Stato russo” di Alexander Karamzin per raccontare la malvagità del “potere che manipola il popolo” e “la ricerca della verità”. L’Ur Boris, scelto per la serata inaugurale 2022, è la versione più pura, cruda e concentrata ma anche musicalmente tanto moderna e sconvolgente da essere stata aspramente criticata all’epoca della sua presentazione e per questo scartata dalla commissione del Teatro di San Pietroburgo. È un’opera particolare perché non contiene storie d’amore né grandi personaggi femminili, la sua trama è tutta concentrata sul potere brutale e cinico uscendo dai canoni delle opere del suo tempo. Musicalmente l’identità del suono è abrasiva e deve essere letta con senso di modernità per essere compresa, sorprende insieme al senso scabroso dell’armonia e al colore dell’orchestrazione. Siamo di fronte al capolavoro assoluto del compositore russo in cui oltre alla concentrazione quasi ossessiva sul personaggio di Boris si assiste anche alla presenza importante del coro, che incarna il popolo, eco dei pensieri e delle azioni dell’inquieto zar.

Boris Godunov è ambientato in un momento storico difficile per la Russia, un periodo cupo e pieno di incertezze, il “periodo dei torbidi” (1598-1614), gli anni di anarchia compresi tra la morte di Ivan il Terribile e l’avvento della dinastia dei Romanov. Gli eredi al trono di Russia sono stati uccisi, il primo dallo zar stesso Ivan e il secondo Zarevič Dimitri, è stato anch’egli assassinato in circostanze misteriose. L’opera si apre con la scena dell’acclamazione in cui guardie e sacerdoti esortano il popolo a inneggiare al boiardo Boris Godunov come nuovo sovrano. Boris viene quindi incoronato zar nella piazza del Cremlino sostenuto da una folla entusiasta. Nel frattempo nella cella del monastero di Êudov il vecchio monaco Pimen scrive la cronaca della storia del Paese, insieme a lui il novizio Grigorij, a cui Pimen decide di raccontare l’assassinio del piccolo Dimitri di cui è stato testimone. Boris Godunov ne è il mandante. Grigorij, che ha la stessa età di Dimitri, decide quindi di fuggire dal monastero e di fingersi il giovane erede ucciso per poter ascendere legittimamente al trono viaggiando fino oltre i confini del paese per preparare il suo piano. Lo Zar Boris, viene informato dell’impostore che si vorrebbe far passare per il giovane Dimitri e comincia a soffrire di incubi, allucinazioni fino a credere di vederne il fantasma, in un excursus di tormenti, rancori, rabbia e terrore in perfetto stile Shakespeariano. Le ultime scene narrano i fatti accaduti nel 1604: lo zar governa una Russia impoverita dalla carestia in cui le voci sul suo delitto si fanno sempre più presenti. Perseguitato dallo spettro di Dimitri, dalla sua ossessione e dalla colpa per aver ucciso un innocente, Boris si perde nella follia e muore dopo aver invocato il perdono di Dio.

Nell’ opera ambientata nello stesso periodo storico in cui visse Shakespeare, si connotano due temi comuni: la lotta per il potere e il soprannaturale, presente attraverso gli spettri delle vittime, pensieri fissi che scatenano sensi di colpa, terrore e follia in un crescendo di tensione delirante e ossessiva, creando grandi complessità psicologiche, che tanto ricordano i drammi di Macbeth ( opera inaugurale del 2021 ) e Riccardo III. Le altre due tematiche dell’opera, che risultano di grande attualità, si ritrovano nella seconda parte intrisa da una profonda introspezione sulle dinamiche psichiche della mente dello zar, si tratta della manipolazione dell’opinione pubblica da parte del potere ben rappresentata dal coro, la massa che rompe la struttura manipolatoria e della ricerca della verità incarnata dalla figura del monaco Pimen che, come un buon giornalista contemporaneo, spezza la manipolazione descrivendo fatti realmente accaduti.

I personaggi principali Boris, Pimen e Varlaam sono interpretati dalle migliori voci per i rispettivi ruoli, il basso Ildar Abdrazakov, veterano della Scala si dice entusiasta all’inverosimile del ruolo di Boris nella Prima 2022 cantato nella sua lingua madre, “un ruolo di anima, fuoco, non solo canto, più di parola che di canto”. Gli altri due bassi scelti appositamente con timbri differenziati Ain Anger per Pimen simbolo della ricerca della verità e Stanislav Trofimov per Varlaam che porta la commedia all’interno del dramma, un personaggio che “fa dell’ubriachezza nel canto la sua bravura” interpretando una famosa melodia popolare nella scena della taverna. Le scenografia, curata da Es Devlin, incanta con ricchezze dorate e importanti decorazioni, lo stesso vale per i magnifici costumi fatti di broccati, sete e velluti opera della costumista Ida Marie Ellekilde.

Per il dopo teatro, alcuni ristoranti del centro storico di Milano hanno preparato da giorni dei menu speciali per la serata: da Trussardi, ristorante gourmet appena riaperto dopo un lungo restauro, lo chef Perbellini presenta un menu elegante con la milanese di branzino alla crema allo zafferano, ravioli di risotto al tartufo bianco, e faraona alla salsa al Marsala, per dessert un soufflé ghiacciato al panettone. In via Manzoni il ristorante Don Carlos eccezionalmente allestito dalla nota interior designer Giorgia Fantin Borghi propone un menu milanese con risotto al salto, una speciale cotoletta e panettone. Da Don Lisander il patron Stefano Marazzato con lo chef Filippo Cavalera hanno creato un nuovo piatto a sorpresa reinterpretando la costoletta dai ricettari di Gualtiero Marchesi. La Locanda alla Scala, locale recente ad opera di Alberto Tasinato propone con lo chef Franceso Iob il Coulibiac di salmone, un piatto della tradizione russa: un salmone in sfoglia con riso, funghi e uova. La cena per le autorità e per i 550 invitati sarà come tutti gli anni nelle sale della Società del Giardino, curata dal Caffé Scala Banqueting vedrà all’opera venti tra i migliori allievi del CAPAC, un omaggio alla grandeur di Milano con un menu tradizionale: risotto allo zafferano lombardo, cassoeula reinterpretata e semifreddo di panettone con gelatina di mandarini e cioccolato.

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