Skip to main content

La cucina di Alessandro Cappotto. Lo chef patron di Villa Calini, con alle spalle un’importante esperienza culinaria internazionale, ha dato nuova vita nel 2009 creando una realtà che facesse perno sulla realizzazione di eventi dalla cucina gustosa e sartoriale, come naturale estensione della cultura gastronomica portata avanti nel ristorante. La struttura, romantico edificio costruito tra il ‘600 e il ‘700, circondata da un parco, è situata nella campagna della Franciacorta, poco distante da Brescia. Un incontro nella suggestiva dimora ci ha permesso di conoscere lo chef, di capire la sua filosofia di cucina, la scelta degli ingredienti, di assaporare i piatti che ha preparato per noi

Nella foto Alessandro Cappotto

Al nostro arrivo a Villa Calini, dove abbiamo incontrato sia Alessandro Cappotto sia Rossella Barbato, sua partner sia nel lavoro che nella vita, abbiamo notato come nel riadattare i diversi ambiti della villa, è stato aggiunto qua e là un tocco moderno in alcuni spazi, conservando per altri alcuni pezzi del mobilio originale, comunque valorizzando i bellissimi affreschi, intarsi di pareti e soffitti del VI secolo.

All’esterno abbiamo notato come nel parco che circonda la villa è stato creato da Alessandro un orto che testimonia come sia tra gli elementi cardine dei suoi ideali culinari, dato il suo leitmotiv si basa sull’impiego di materie prime territoriali e stagionali provenienti soprattutto dal suo orto, il più possibile locali. La linea gastronomica adottata è pertanto quella di porre in primo piano una cultura del cibo autentica, strettamente legata all’esaltazione dell’ingrediente e del suo vero valore naturale e nutrizionale. Negli anni ha tessuto una salda rete con i produttori e le realtà franciacortine per dare vita a preparazioni non solo della terra ma anche ittiche.

Noi, dopo un aperitivo informale con quattro chiacchere in cucina, per darci modo di percepire la sua filosofia, abbiamo appreso come ogni esperienza gastronomica a Villa Calini parte sempre con la selezione meticolosa degli elementi che andranno a comporre il piatto. Così abbiamo capito come tramite tecniche semplici ma precise, viene offerta un’avventura sensoriale in grado di abbinare purezza e raffinatezza contemporanea.

Reputo che ogni ingrediente vada rispettato nella sua interezza. La conoscenza radicata della materia prima è ciò che deve guidare le preparazioni e non il contrario. Il prodotto non può essere snaturato, ma esaltato attraverso abbinamenti e cotture” dichiara Alessandro Cappotto.

Dalle quattro chiacchiere in cucina vi proponiamo il Gelato salato al Parmigiano Reggiano gustoso e particolare, servito con un Americano in Franciacorta.

Nella foto “Gelato salato al Parmigiano Reggiano

Invece a tavola scegliamo tra le varie portate prima Seppia pomodorini e porcini, abbinato a uno Champagne Veuve Fourny & FIls Blanc de Blancs Extra Brut Premier Cru non millesimato. Ottenuto da Chardonnay fa una prima fermentazione in acciaio, con un 25% in legno, un 20% di vini di riserva, seguito da 36 mesi della seconda fermentazione. Con il suo naso di frutta matura a polpa bianca, unito a rimandi iodati, l’assaggio teso, minerale, supportato da un eccellente acidità, è stato un ottimo abbinamento con questo piatto.

A seguire L’insalatina tiepida di gallinella di campagna, dove abbiamo degustato di Tenuta Schweitzer Tschaupp Chardonnay Riserva Alto Adige Doc 2020. Il vino è fermentato in acciaio. con un 30% in botti d’acacia. I suoi profumi e l’equilibrio si sono magnificamente integrati con la preparazione dello chef.

Poi i Casoncelli di capretto e pancetta sono stati serviti con Ricordi, una Schiava Alto Adige Doc 2019 di Weinggut Leya. Gli impianti di 30 anni, la maturazione per 7 mesi in tonneaux, hanno esaltato i profumi di ciliegia, ribes e fragolina di bosco, seguite da note floreali di viola e rosa canina, poi di pepe nero. In bocca è morbida, vellutata, con un tannino ben integrato con il frutto, essendo quindi ideale con l’assaggio dei casoncelli.

Seguiva il Petto di faraona con ripieno bresciano, in camicia di pancetta in cui nel calice abbiamo trovato Naniha Cannonau di Sardegna Doc 2021 di Tenute Perda. Vinificato in acciaio, con l’uso del solo mosto fiore per esaltare la qualità, ha al naso profumi di frutti rossi, note floreali e cenni speziati. Al palato è intenso, con tannini vibranti, freschezza e una lunga persistenza.

Tutti i vini, serviti in formato magnum a tavola, sono distribuiti da Pellegrini SpA.

La nostra esperienza immersiva, resa speciale dallo stile dato a ogni ambiente, dall’arredo con mobili di design, oggetti decorativi ripresi dallo stile shabby chic, mise en place raffinate dove trovano spazio accessori dall’innata eleganza, è stata completata dal tocco dato a ogni preparazione da che Cappotto.

Di questo Autore