La Lugana o il Lugana? Per definire questo vino sono impiegati entrambi i generi , ma noi siamo fedeli alla scuola che vuole maschili i nomi dei vitigni e femminili quello dei vini, e pertanto scriviamo la Lugana esattamente come la Barbera. E la Lugana è un vino se non da scoprire, quantomeno da esplorare. Sì, perché ne sentiamo parlare, sicuramente lo abbiamo degustato, ma quale? Sono infatti prodotte più varietà che si sono aggiunte negli anni al vino base.
La Lugana, vogliamo enfatizzarlo, meriterebbe maggiore notorietà considerato che è stata il primo vino lombardo a ottenere nel 1967 il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata.
Per promuoverlo anche quest’anno il Consorzio Tutela Lugana Doc ha tenuto a Milano una degustazione di vini Lugana in occasione di Armonie Senza Tempo, uno speciale evento per scoprire e assaporare il vino simbolo del Lago di Garda articolato in una Master Class cui ha fatto seguito un Banco d’Assaggio.
La zona di produzione è a cavallo tra la Provincia di Brescia e quella di Verona, per cui è una Doc interregionale.
La Lugana negli ultimi anni ha visto crescere l’estensione del vigneto in misura quasi esponenziale se si considera che da 394 ettari del 2005 si è passati a 2217 del 2017 dei quali 1948 in Lombardia e 269 in Veneto.
La Lugana è prodotta con una varietà locale d’uva chiamata turbiana, e per quanto il disciplinare consenta l’uso del 10 per cento di altre uve non aromatiche a bacca banca, di fatto i produttori vinificano l’uva turbiana in purezza.
Non vi è, quindi, una sola Lugana.
La prima, la Lugana Doc, che abbiamo definito “base” è la varietà maggiormente prodotta: rappresenta il motore della Doc con il 90% dell’intera produzione; le caratteristiche sono, tra le altre, l’immediatezza e la pronta beva. Per quanto ogni produzione abbia le proprie specificità, generalizzando notiamo ricorrenti note floreali che comprendono fiori bianchi e fiori d’arancio. Caratteristiche che possono variare anche secondo lo stile di vinificazione come nel caso della Lugana Cemento 2018 Marangona (foto 2), macerazione sulle bucce, affinamento in cemento, dotata di maggiore concentrazione, struttura e corpo.
La denominazione Superiore è stata introdotta nel disciplinare a partire dal 1998. Per essere tale deve invecchiare almeno un anno a partire dalla vendemmia. Rispetto al vino base ha caratteristiche più accentuate e può arrivare a invecchiamenti estremi come nel caso della Lugana Doc Superiore 2001 Cà Lojera (foto 3), ossia con quasi 20 anni di vita: assume colore ambrato; al naso ricordi di bergamotto, scorza di agrume leggermente candita. In bocca è caldo, si ritrovano ancora ricordi di scorza d’agrume con nota amaricante. Potrebbe chiamarsi Riserva, ma all’epoca la denominazione non era stata ancora introdotta.
Bisogna aspettare il 2011 perché la nuova denominazione entri a far parte del disciplinare e la Riserva è di fatto l’evoluzione della varietà Superiore con un invecchiamento che si protrae per almeno 24 mesi dei quali 6 mesi in bottiglia. Tra quelle ora citate è la tipologia con le caratteristiche più marcate e complesse, con sentori evoluti che possono comprendere una spiccata mineralità con possibili ricordi la pietra focaia , oltre a note affumicate. Un’etichetta rappresentativa è la Lugana Doc Riserva Sergio Zenato 2017 Zenato (foto 4). Con raccolta delle uve leggermente tardiva la fermentazione è effettuata parte in botti grandi, parte in legni piccoli e parte in acciaio, segue l’affinamento in legno quindi in bottiglia. E’ un vino di grande longevità, raggiunge tranquillamente 10-15 anni di età, ed è prodotto unicamente nelle migliori annate. Al naso è un’esplosione di fiori di acacia, di arancio con note agrumate e si colgono le note tostate dell’affinamento in legno. In bocca ha l’immediatezza dei vini giovani, ma è al tempo stesso complesso, quasi balsamico, con note tostate e minerali.
La Lugana che mostra indubbio interesse è la versione Vendemmia Tardiva che non deve essere paragonata al passito tramandatoci dalla tradizione, di dolcezza talvolta stucchevole. Il vino nasce da uve fatte surmaturare sulla pianta raccolte quindi tardivamente ossia tra fine ottobre e i gli inizi di novembre senza ulteriori passaggi nei fruttai.
Va ancora ricordato la Lugana Spumante che può essere prodotta sia con il Metodo Charmat o Martinotti, sia con il Metodo Classico. La prima, con presa di spuma in autoclave, esprime freschezza e immediatezza, mentre la seconda, rifermentata in bottiglia, è dotata di maggiore eleganza oltre che di struttura con finale lungo e complesso. Un Metodo Classico degustato è la Lugana Doc Brut Nature Perla del Garda (foto 5): prodotta solo in magnum fermenta 8-10 giorni in vasche di acciaio a temperatura controllata, affina in acciaio quindi nel corso della seconda fermentazione sosta sui lieviti per 40 mesi. E’ un vino verticale con sentori floreali e fruttati e un distinta nota di zafferano.
Oltre quelli citati vorremmo ricordare un altro vino che ci ha particolarmente emozionato, una Lugana denominata semplicemente Doc, ma con un affinamento da Riserva e della Riserva ha tutte le caratteristich, ossia la Lugana Doc Orestilla 2016 Montonale (foto 6). Le uve sono spremute sofficemente in assenza di ossigeno per scongiurare qualsiasi processo ossidativo; il mosto fiore ottenuto fermenta 10 giorni in acciaio a temperatura controllata. Il vino matura 8 mesi sulle fecce nobili e 10 mesi in bottiglia. Al naso è un tripudio di frutta matura, dalla pesca all’ananas, con sfumature agrumate oltre che floreali. In bocca ha un ingresso quasi esile, ma di grande eleganza e suadenza e poi si esprime in tutta la sua ricchezza di frutto maturo, cui si unisce una spiccata mineralità, con ben espressa acidità che, insieme con la marcata sapidità, allunga il sorso facendone un vino di lunga persistenza.
Abbiamo citato solo alcuni dei 12 vini degustati (video 7) nel corso della Master Class, tutti indubbiamente meritevoli.