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Bere acqua per dissetare il cervello: Lisa Mosconi, docente di neuroscienze e direttore associato della Clinica Universitaria di Medicina Weill-Cornell di New York, specializzata nella prevenzione dell’Alzheimer, autrice del libro Nutrire il cervello, pubblicato in italiano da Mondadori, insiste su questo concetto. Introducendo il suo libro su The Guardian, l’autrice, ricorda che i nutrimenti che assumiamo sono determinanti anche nel mantenimento del cervello attivo, prevenendo così la demenza.

Il cervello contiene più dell’80% di acqua, mentre in un corpo adulto raggiunge il 60-65%. L’acqua è essenziale per ogni reazione chimica della massa cerebrale, in particolare per la produzione di energia. Inoltre, il cervello è così sensibile alla disidratazione che anche una perdita minima di acqua può causare sintomi come cervello annebbiato, fatica, vertigini, confusione e, cosa più importante, perdita del volume della massa cerebrale.

Purtroppo però troppo spesso non ci rendiamo conto che i liquidi che introduciamo nel nostro corpo non sono acqua, come per esempio l’acqua purificata e tutte quelle bevande prive di preziosi nutrienti ed elettroliti naturali dei quali il cervello ha bisogno per mantenere l’idratazione ed essere efficiente. Oltre all’acqua, ci sono ovviamente anche alcuni cibi fondamentali per mantenere una buona condizione cognitiva.

Nel suo libro, Lisa Mosconi spiega il percorso di ricerca che ha portato a individuare cinque gruppi di cibi “amici” del cervello, tra cui ricerche su soggetti di mezza età le cui abitudini alimentari corrispondono alla dieta mediterranea, e su individui della stessa età che seguono la dieta occidentale, composta cioè da cibo trasformato, carni lavorate, dolci e bevande frizzanti.

Il risultato? In questi ultimi, il declino del cervello era prematuro.

Lisa Mosconi aggiunge che “indagini successive hanno fornito evidenze ancora più allarmanti, secondo le quali le persone che seguivano della dieta occidentale avevano iniziato a sviluppare le placche dell’Alzheimer già nel corso dei 40-50 anni. Tutti segni di invecchiamento precoce e di maggior rischio di demenza in futuro”.  La sintesi è senza appello: “a fronte di un maggiore consumo di cibi trasformati, confezionati e raffinati, il rischio di degrado cognitivo nel corso della vita è più alto”.

Quali sono invece i cibi che contrastano attivamente lo sviluppo dell’Alzheimer? Lisa Mosconi ne ha individuati cinque gruppi.

Pesce ricco di grassi buoni, vitamine, sali e proteine presenti nel salmone, sgombro, pesce azzurro, sardine  e acciughe, da consumare almeno una volta a settimana. Escludendo il pesce, fonti alternative di omega 3 sono olio d’oliva, semi di lino, mandorle avocado e alimenti di derivazione vegetale.

Verdure a foglia verde scuro, quali spinaci, bietole, cavolo nero e crucifere (broccolo, cavolfiore, cavolo) che offrono un pieno di vitamine, minerali, fibre e altri nutrienti fondamentali per un sistema nervoso in salute. Secondo le ricerche, mangiando soltanto un’insalata al giorno si mantiene il cervello più giovane di 11 anni (altro che mele!).

Frutti a bacca rossa, soprattutto more, mirtilli, fragole, lamponi, ciliegie scure, bacche di goji e gelsi, ricchi di antiossidanti e ideali per mantenere in forma la memoria invecchiando. Ottimi anche per l’apporto di fibre e glucosio, fonte principale di energia per il cervello. Dolci ma con un basso indice glicemico che aiutano a regolare i livelli dello zucchero.

Oli extra vergini vegetali, essenzialmente olio d’ oliva e olio di semi di lino, carichi di fattori anti-age come omega 3 e vitamina E. L’ olio d’oliva abbonda altresì di grasso monoinsaturo, un grasso buono per il cuore. E quello che è buono per il cuore è buono per il cervello.

Carboidrati complessi che comprendono cereali integrali, legumi, e patate dolci che contengono nutrienti determinanti per il cervello: dalle proteine alle vitamine del gruppo B, antiossidanti e minerali. Questi sono anche una buona fonte di glucosio combinato con un elevato contenuto di fibre che stabilizzano il livello dello zucchero nel sangue. Più fibre significa anche minori effetti del cibo sull’insulina.

Il risultato? Un rafforzamento del metabolismo, una buona digestione e un miglioramento del sistema immunitario.

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