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E’ raro, almeno in Italia, poter degustare vini en primeur, ossia dell’ultima vendemmia per valutare, ipotizzare, cercare di capire come si riveleranno quando saranno commercializzati dopo mesi o anni. E’ un’anteprima di grande interesse sia per gli wine lover che possono cogliere alcuni aspetti di un vino in divenire, sia per chi il vino lo acquista, ovviamente a un prezzo inferiore rispetto a quello che sarà una volta immesso sul mercato.

In questo ambito un appuntamento annuale, ma solo su invito e con accredito, è Bergamo vino en primeur, giunto quest’anno alla quarta edizione che vede la partecipazione di professionisti del settore, ossia buyer, enotecari, ristoratori, sommelier e giornalisti. L’evento permette agli appassionati di poter degustare nella cantina di un produttore (forto 1-2) , i vini delle dodici aziende della Valcalepio aderenti all’iniziativa. Ma non solo; si sono potuti degustare gli stessi vini delle annate precedenti (foto 3) già in commercio oltre ad altre etichette delle varie cantine in quanto la zona produce oltre al celebrato Moscato Passito di Scanzo, anche vini bianchi, rosati, oltre a spumanti.

La degustazione, ospitata dall’Azienda Agricola Le Corne di Grumello, è stata introdotta da una personalità del mondo del vino, Luigi Moio (foto 4), ordinario di Enologia all’Università degli studi di Napoli Federico II e autore dell’opera Il Respiro del Vino nonché di oltre 200 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali. Moio ha posto l’accento sull’importanza del 45° parallelo in entrambi gli emisferi del pianeta in quanto nella fascia a nord e a sud del parallelo nascono i grandi vini. Il 45° parallelo dell’emisfero Boreale attraversa Bordeaux e in Italia si posiziona poco più a sud della Valcalepio. Ciò per sottolineare il potenziale di questa zona viticola che ogni anno esprime vini qualitativamente più evoluti. Ed è il taglio bordolese (precipuamente cabernet e merlot) a definire i rossi della Valcalepio. Moio ha al tempo stesso sottolineato l’importanza di adottare un modello di vino che sia il più adatto al territorio prendendo in considerazione tutti i fattori pedologici, microclimatici, altimetrici. Ha voluto porre l’accento sull’importanza del riconoscimento dell’identità di un vino rispetto al territorio quale premessa per una regione vitivinicola di rendersi riconoscibile, presupposto necessario, aggiungiamo noi, per dialogare nel mondo del vino.

I vini en primeur degustati, non ancora “educati” dall’affinamento, mostrano una certa ruvidezza, tannini marcati, equilibrio non ancora raggiunto e in alcuni casi, ma diciamolo, mancanza di carattere a prescindere dalla piacevolezza. Pertanto degustare vini figli delle stesse uve, ma così diversi, permette di comprendere come siano determinanti per il carattere di una referenza enologica differenti uvaggi, vinaggi, utilizzo di botti di diversa capacità o di altri vasi vinari, terroir, ma soprattutto capacità di individuare nel proprio terreno il vitigno vocato. Per quanto non siano ancora compiuti, si sente già la mano del viticoltore, e nel complesso sono rossi convincenti, ben impostati, con un importante potenziale da esprimere.

Bergamo non è però solo zona enologica, ma terra di eccellenze gastronomiche. Nel corso della degustazione, infatti, hanno affiancato i vini, prodotti tipici locali di alto profilo qualitativo. Indimenticabili, oltre alle altre specialità, lo Strachitunt di CasArrigoni  con i formaggi della Valtaleggio e il lardo che si scioglie in bocca del salumificio Podere Montizzolo.
Per concludere Bergamo vino en Primeur è un’iniziativa da sostenere.

Le 12 cantine partecipanti:
Caminella – Le Corne – La Collina -Tenuta Castello di Grumello – Tenuta Le Mojole – La Rocchetta – Valba – Pecis – Tenuta Casa Virginia – Tosca – Eligio Magri e infine Sant’Egidio

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