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Abbiamo degustato Bianco Sicilia doc 1934, bianco della CVA Canicattì, vino di cui non è la prima volta che parliamo in quanto l’abbiamo selezionato come bianco adatto anche ad accompagnare anche piatti di carne come abbiamo scritto qui.

Ciò che non avevamo raccontato è la storia della denominazione 1934 che è l’anno in cui a un autorevole scrittore siciliano, più precisamente di Agrigento, Luigi Pirandello, fu conferito il premio Nobel per la Letteratura. La data è stata scelta perché vuole essere il simbolo di un percorso di ricerca qualitativa che la Cooperativa, la quale opera in provincia di Agrigento, ha intrapreso da oltre 15 anni.

Abbiamo avuto modo di scrivere della Cooperativa presentando alcuni suoi vini qui, e qui.

Ci limiteremo ora pertanto a ricordare che forte di 300 conferitori si è subito posta come obiettivo la ricerca della qualità intraprendendo un percorso virtuoso. Ciò spiega perché le etichette CVA trovano consenso sia in Italia sia all’estero.

Bianco Sicilia doc 1934
L’etichetta fa parte della linea Cru della cantina, composta da altri quattro vini tra cui il Nero d’Avola Aynat. 1934 è prodotto con uve grillo e chardonnay equamente rappresentate, coltivate nell’Agro Agrigentino, nei vigneti che circondano il Parco Archeologico della Valle dei Templi. Le uve sono vinificate separatamente: le uve grillo apportano ricchezza olfattiva, mentre lo chardonnay, oltre a un proprio corredo aromatico, conferisce struttura, sostenuta anche dal tipo di vinificazione cui è stato sottoposto.
Le uve grillo dopo la spremitura soffice, fermentano in acciaio mentre lo chardonnay in barrique. Entrambe le partire sono elevate in barili di rovere francese per 8 mesi sur lie. Il vino, dopo l’assemblaggio, affina in bottiglia per circa 12 mesi. Non svolge la fermentazione malolattica.

Note Gustative
Nel calice il colore è giallo paglierino che vira al dorato.
Al naso l’impatto è fruttato, si riconoscono frutti esotici come il frutto della passione, ma anche sfumature agrumate, nuance floreali e note vanigliate.
In bocca presenta una ben delineata verticalità sostenuta dalla spalla acida grazie anche alla fermentazione malolattica non svolta; pensiamo che oltre all’acidità fissa, 1934 abbia un ph relativamente basso che giova alla bevibilità e all’eleganza di questo vino dotato di buona struttura con alcolicità ben integrata. Proseguendo nell’analisi gustativa avvertiamo toni minerali. Il finale è lungo.

Abbinamenti
Servito a 12 °C accompagna pesci in umido e, grazie alla freschezza, anche fritti di paranza. Si abbina a primi piatti saporiti come la pasta alla Norma o i bucatini all’amatriciana. Si può servire anche con carni bianche come paillard alla griglia o vitello tonnato.

Di questo Autore