Birra artigianale: se ne sente molto parlare, la si trova abbastanza facilmente, anche sugli scaffali dei grandi supermarket, ma nella realtà dei fatti, cosa sia davvero, non è immediatamente chiaro a tutti i consumatori.
Benché in Italia esista dal 2016 un articolo di legge che definisce (articolo 2 comma 4 bis, aggiunto alla legge del 16 agosto 1962) cosa sia la birra artigianale, la percezione generale risulta confusa per svariati motivi.
Anzitutto molti birrifici industriali, che fanno capo a multinazionali, producono birre che scimiottano quelle artigianali. Facendo un paragone con il vino, è come se un prodotto in tetrapak venisse proposto (e percepito) sullo stesso piano di un Barolo. Strategie di marketing e non di prodotto, eppure vincenti, a giudicare dalle quote di mercato, che relega il comparto artigianale attorno al 3%.
A confondere ulteriormente le acque ci sono state alcune acquisizioni di birrifici artigianali da parte di multinazionali.
UnionBirrai, il sindacato dei birrifici artigianali e indipendenti, ha dunque deciso di creare un marchio di tutela. Un piccolo logo, da apporre sulle etichette, che recita “Indipendente, artigianale, una garanzia UnionBirrai”. I birrifici che ne hanno i requisiti lo potranno richiedere direttamente a UnionBirrai, sapendo però che questo li renderà passibili di controlli ed eventuali sanzioni amministrative da parte degli organi preposti dallo Stato.
Il marchio si basa sui parametri di legge, dunque il birrificio artigianale dovrà:
-essere indipendente, produrre meno di 200.000 ettolitri all’anno, non microfiltrare e non pastorizzare.
Quando, tra pochi mesi, il marchio inizierà a circolare vi troverete in mano una lattina o una bottiglia di birra artigianale senza di esso, dubitate. Un doveroso plauso, per questa iniziativa, va a UnionBirrai, che si occupa di aiutare a sopravvivere e crescere un comparto che prevede oltre 800 unità produttive. Comparto che crea posti di lavoro, indotto e paga tasse (in Italia al 100%), in proporzione, nettamente superiore a qualsiasi industria.
Articolo di: Andrea Camaschella