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Se arrivaste vergini nel Bordolese, ovvero senza suggestioni  fotografiche, letterarie o altre, come esploratori trovereste  cartelli pubblicitari di uguali dimensioni, nebbia raccolta in banchi lungo i generosi fiumi e andreste col naso contro Château tra i più affascinanti, senza nulla togliere ai Castelli della Loira. In uno dei quali in Loira sono conservati i resti del nostro esperto di acque, Leonardo.

Proprio una terra di acque questa e due fiumi con una portata notevole la Garonna e la Dordogna, che si incontreranno e confluiranno insieme verso la massa d’acqua salata dell’Oceano Atlantico sputando acque dolci.  Si mischieranno nella nella baia di Arcachon, che i più potrebbero ricordare per la Duna di Pilar, poco più in là, per la favolosa vista, mangiando ostriche à bord de l’eau. L’estuario della Gironda nel sud ovest della Francia, è situato nella regione della Nuova Aquitania (dipartimento della Gironda e della Charente Marittima) ed è l’estuario di due fiumi. Lungo entrambe le sponde, vi sono vigneti di pregiate uve bordolesi.

Il nome di Bordeaux deriva da Burgala (fonte di ferro, qui si forgiavano lance) e il sostantivo che si riferisce al colore è detto anche Borgogna. Tante parole per i francesi sono modalità di comportamento codificate che indicano la stessa cosa.

Per chi approfondisce il mondo del vino e approccia i vini di Bordeaux, si trova di fronte a un parco bottiglie immenso. La regione vitivinicola di Bordeaux rappresenta il vigneto più esteso al mondo per vini di qualità.

Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petite Verdot, che sono riconoscibili per gli esperti, ossia mercanti soprattutto, amanti del gusto, diventano un intricato mondo di sfumature non appena ci si addentra in annate, tagli, passaggi in legno. Qui ci troviamo davanti a dimore divine, camere da letto per lunghi riposi di bottiglie preziosissime, sino al raggiungimento della loro maggiore età.

Realtà come quella di Château de Salles (foto 2) che propone due vini (foto 3 – 4), venduti  soprattutto in Francia e Stati Uniti, si esprime maggiormente con uve  Merlot. E’ una dimora di campagna di proprietà di un numero elevato di proprietari, tutti cugini. Respiriamo una rara nobilità che il venerdì pomeriggio gioca sfidando i 15 °C ventosi con racchetta da tennis, pantaloncini e maniche corte. Annata 2014 per entrambi i vini in degustazione, due espressioni diverse  del vigneto esteso per 47 ettari con vigne di 40 anni e selezioni delle uve. Un unico negociant ha in mano il destino dell’annata. Prezzi franco cantina, molto invitanti.

Raggiungere il pianoro di Saint Emilion è facilissimo; da lì si gode una vista sui dintorni vitati esposti in direzione del sole come quelli  di Château Petrus e Château Certan (foto 5-1) sentieri lucenti al tramonto . Barsaac, nella regione dei vini dolci Sauternes da uve Semillion e Sauvignon, accoglie tra le braccia della nebbia densa che non si sfila  dal letto del fiume Cerons

Incontriamo Jean Jacques Dubordieu (foto 6 ) di Château Doisy-Daene. “Il momento giusto per questo vino è ora” ovvero subito, ci dice  convincendoci che il palato è attento al primo sorso come al primo  bacio, al primo brivido. Stappa e appoggia sulla tavola, “lo vedrai da te” continua Jean Jacques. Dopo poco la bottiglia è vuota, richiamata da tapas e aperitivo e foie gras serviti all’inizio del pasto. Altrettanto convinti  siamo quando, ci racconta stimolato dalla nostra  domanda sulla produzione di vino secco che in questa regione non è visto di buon occhio. La famiglia di Doisy-Daene lo produce dal 1948 quando il giovane Pierre

chiesto consiglio all’allora capitano di Chateau D’Yquem, comunicò allo stesso Saluce, diffidente all’idea, che invece lo avrebbe prodotto.

Assaggiato

Doisy – Daene, Sauvignon in purezza. Il dritto, l’abbiamo chiamato. Sharp, chiaro, secco.

Floridaene (foto 7), l’unione dei nomi di Florence e Denis, dà vita al secco  gourmand, 50% Sauvignon e 50% Semillon.

Doisy Daene 2013 e 2003 per vedere i colori del tempo e la scoperta  della palette aromatica esplosiva per il palato. Oro in bocca. Caldo, vellutato, pieno di sentori di albicocca, più tostato il 2003, più sferzante il 2013 quasi “graffiante”.

Non pensavamo di poter arrivare all’emozione di assaggiare Extravagant (foto 8),  l’esclusiva selezione di Sauvignon di non facile interpretazione nelle diverse annate. Sempre una sfida d’eccellenza. Potente, diremmo.

Il paesaggio intorno al borgo-cantina, ricavato tra le  abitazioni della località che raggiungiamo al levarsi della nebbia regalando agli occhi il chiacchiericcio delle rondini pronte a partire, la ragnatela tessuta la notte precedente, il timo, la lavanda, il bosso piantati nelle aiuole attorno ai sassi di limestone, ossia il calcare, il principe della stoffa del terroir unico in Sauternes, per vini differenti.

Le arnie per le api attirando una varietà di vespa arrivata dall’Asia, aiutano l’uomo a combattere questa ultima minaccia. Stavolta l’uomo sta  dalla parte delle piccole api.

La scoperta culinaria a Bordeaux oltre ad averci portato a La Tupina che  sfoggia il famoso quadro de la Cena che ritrae Bocuse e altri 11 grandi chef, ci ha fatto scoprire un giovane che ha lusingato papille e olfatto con preparazione a confine tra cucina francese e giapponese messe assieme. Sveliamo il nome di questo talentuoso: Jeremy Prevost al Ristorante Loco By Jem’s.

Ciao Bordeaux, coi tuoi pizzi sui tetti, le tue arie, le tue facce appese.

In un prossimo articolo parleremo dell’esperienza al Museo del vino di  Bordeaux e vi spiegheremo cosa è significato per noi di GoodMood.

Di questo Autore