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Vi è un legame tra culinaria, letteratura, pittura, musica… in quanto sono tutte espressioni culturali.

E la gastronomia può raccontare un popolo, grazie all’immediatezza che le è propria, meglio di altre forme espressive.

La Sicilia, ricca di cultura, è un campo fertile. Abbiamo partecipato recentemente a una cena in cui ogni piatto era ispirato a un personaggio o a un ingrediente descritto da scrittori quali Verga, Pirandello Tomasi di Lampedusa, Camilleri.

Ma quando la cucina partecipa a un premio letterario, allora vi è un riconoscimento ufficiale della sua portata culturale. Ciò per dire che, siamo ancora in Sicilia, si è concluso domenica 6 agosto scorso il grande evento organizzato a Santa Margherita di Belice del XVIII premio letterario Giuseppe Tomasi di Lampedusa (fig. 1) nello splendido palazzo del Gattopardo.

L’evento ha visto la partecipazione di scrittori, critici d’arte, autori i quali hanno proposto temi culturali di notevole interesse.

A questi si sono affiancati momenti di musica, spettacolo, storia e tradizione, elementi fondamentali per celebrare il Gattopardo. Si è discusso del testo, dei personaggi, ma anche della cucina del romanzo durante la cena in occasione del ballo fra Tancredi e la bella Angelica! Per l’occasione chef rappresentativi del proprio territorio hanno dedicato le loro preparazioni al Gattopardo, reinterpretando piatti tradizionali descritti nel romanzo, come spigole in soffici salse, consommé, profumo di cannella, coralline aragoste, prosciutto, tartufo ed estratto di carne e piselli alla presenza di circa 150 ospiti. Tra gli chef presenti, Francesco Bonomo (foto 2) di Marsala ha saputo interpretare magistralmente il Ballo del Gattopardo, un cous cous con sugo di aragosta (foto 3) in sintonia non solo con il romanzo di Tomasi di Lampedusa ma anche in omaggio a Santa Margherita del Belice!

A ispirare il piatto di Bonomo è stato il ballo dell’affascinante e sensuale Angelica con il giovane Tancredi: i due danzano volteggiando in un grande e lussuoso salone aristocratico, inebriati da profumi di agrumi ed essenze, emanando fascino, bellezza, amore e passione! Lo chef Bonomo ha cercato di rievocare quel percorso, quell’attimo del ballo, quel periodo con un connubio di sapori, profumi e sensazioni racchiusi come in una sfera nel suo cous cous per questo chiamato il Ballo del Gattopardo.

Ripensando alla storia, dove l’autore descrive una lunghissima e stretta tavola, illuminata da 12 candelabri, lo chef ha ideato il suo piatto in forma ovale con decorazioni circolari come il movimento rotatorio e armonioso del ballo di Angelica e Tancredi!

Ha scelto il cous cous, ci spiega, come simbolo di aggregazione, di pace e di uguaglianza, utilizzando molte delle materie prime descritte nel Gattopardo.

Bonomo ha insaporito il suo cous cous con un brodo di aragosta, ha adagiato a fianco una purea di piselli, l’ha impreziosito con petali di spigola marinata, con olio al prosciutto, con bottarga di uova di gallina e con gelée di Moscato. Ha inoltre esaltato il profumo con una sua essenza, ossia una dolce, sensuale e inebriante cannella.

Ciò che ha rappresentato Bonomo con il proprio cous cous, non è solo un piatto da servire agli ospiti, ma un intervento d’autore al pari di chi propone un brano musicale o letterario. E anche per questo, soprattutto per chi ne ha colto la valenza, ha saputo emozionare gli ospiti, riportando tutti al Palazzo Salina di Donnafugata, dove si tenne il celebrato ballo.

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