Il Consorzio Tutela Vini Colli Euganei lancia l’allarme: servono interventi mirati per salvare la viticoltura eroica
La crisi globale del vino, aggravata dai nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti, potrebbe avere conseguenze drammatiche per la viticoltura italiana, soprattutto nelle zone collinari e montane dove la coltivazione della vite è già una sfida quotidiana. A sollevare la questione è Gianluca Carraro, presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Euganei.
I viticoltori, anello debole della filiera
“Nel dibattito attuale – spiega Carraro – si è parlato poco delle ripercussioni sui viticoltori, che in molte aree non possono contare sulla meccanizzazione per abbattere i costi. Se il prezzo delle uve dovesse scendere sotto la soglia di sostenibilità, si rischia l’abbandono dei vigneti, con gravi danni ambientali e perdita di biodiversità”.
I Colli Euganei: un patrimonio da proteggere
I Colli Euganei non sono solo una zona di produzione vinicola: sono un ecosistema prezioso. Riconosciuti come Parco Regionale dal 1989 e come Riserva della Biosfera MAB UNESCO dal 2024, ospitano varietà autoctone rare come il Serprino, il Pinello e il Moscato Fior d’Arancio. Qui, la viticoltura contribuisce alla stabilità del territorio e alla conservazione del paesaggio.
Serve un sostegno mirato
“Coltivare la vite in collina – continua Carraro – comporta costi elevati, spesso appena coperti dalla vendita delle uve. Se il Governo e l’Europa vogliono davvero sostenere il settore, devono includere anche i viticoltori che operano in contesti ambientali delicati. Proteggere queste realtà significa tutelare un patrimonio culturale e ambientale che va oltre il mercato”.