L’Azienda Agricola siciliana Baglio di Pianetto, con Tenute a Santa Cristina di Gela e a Noto, ha dato vita a un nuovo progetto che la vede impegnata sulle pendici dell’Etna. Si tratta di una zona vitivinicola che riscontra sempre più interesse non solo in Italia, ma anche all’estero. Ciò è dovuto a vari fattori che contribuiscono alla definizione del suo terroir, o meglio dei suoi terroir. Infatti altitudini, composizione del suolo, esposizioni, vicinanza al mare, fanno di quest’area posta su un vulcano attivo una zona agricola unica.
Ciò spiega perché Baglio di Pianetto abbia voluto ampliare la propria gamma con una nuova linea tutta etnea, formata da due vini, un bianco e un rosso (foto 1), recentemente presentati alla stampa. L’Azienda anziché investire acquistando parcelle di terreno, ha identificato un partner, ossia le Cantine Valenti, con sede a Passopisciaro, ben organizzata ed efficiente, strutturata in una vecchia distilleria.
I vigneti sono posti sul versante nord, dove nascono vini dotati di struttura alcolica e ricchi di acidità. Le escursioni termiche sono significative, a tutto vantaggio del corredo aromatico dei vini, le piogge sono abbondanti, dilavano e si succedono sino all’estate. I pendii sono più dolci di quelli degli altri versanti, ed è la zona con la produzione maggiore di uve; il Disciplinare della Doc pone il limite invalicabile di 800 metri di altitudine per la loro coltivazione.
Cantine Valenti, grazie a una sorta di partenariato, permette a Baglio di Pianetto di utilizzare gli impianti per la vinificazione, di disporre di vigneti segnalati con cartelli propri, e di seguire tutto il processo di vinificazione dal vigneto alla bottiglia.
Con Valenti, Baglio di Pianetto condivide l’approccio sostenibile nella conduzione dei vigneti e ha trovato piena sintonia in merito. Vigneti e cantina saranno condotti in stretta collaborazione e vedranno, come spiega Francesco Tiralongo AD di Baglio di Pianetto “il nostro team che supervisionerà tutte le fasi produttive. Il progetto grafico della nuova produzione, è un omaggio alla Circumetnea chiamata localmente ancora littorina, linea ferroviaria in funzione da fine Ottocento che collega Catania con Riposto, seguendo un percorso che abbraccia il vulcano”. Le etichette delle due bottiglie riproducono il vagone rosso del convoglio ferroviario. La denominazione “fermata 125” allude a una delle quattro fermate di Passopisciaro che è proprio quella posta di fronte alla cantina.
Mattia Filippi, enologo presso Baglio di Pianetto, spiega che i due vini sono prodotti unicamente con uve carricante il bianco e nerello mascalese il rosso. La linea che guida la produzione di questi vini si sintetizza in valore, identità e filiera. Si vuole ossia dare valore a piccoli vigneti, grazie a un partenariato che permetterà di gestire totalmente tutta la filiera. Entrambi i vini sono prodotti con le uve di contrade vocate. Va detto che una contrada nasce alla fine del decadimento di una lingua di lava, ossia una sciara, che dopo 100-200 anni si sgretola, si sfalda. Il vigneto etneo conta 133 contrade che dal 2011 sono diventate menzioni geografiche aggiuntive. Da notare che l’Etna è il secondo territorio dopo le Langhe che ha intrapreso il percorso delle menzioni.
Fermata 125 Etna Bianco Doc 2020 (foto 2)
E’ prodotto con uve prevalentemente della Contrada Arcuria e in misura minore con quelle delle Contrade Pietramarina, Guardiola e Santo Spirito. Per questa prima annata le uve sono state selezionate per assemblare il blend, mentre da quest’anno il Baglio cura anche l’aspetto viticolo. Fermata 125 ha tutte le caratteristiche dei vini etnei, e utilizza solo carricante, anche se il disciplinare ammette altre uve. Il vino ottenuto è definito da note agrumate, quasi citrine, che ricordano il mandarancio, fiori di zagara e di acacia; note molto fresche accompagnano mineralità e sapidità e il sorso è lungo e persistente. “Queste caratteristiche” spiga Mattia Filippi “corrispondono, alla nostra idea di vino, anche perché abbiamo voluto produrre un’Etna coerente con lo stile, la filosofia e l’impronta delle altre etichette di Baglio di Pianetto”. Ciò perché l’azienda non intendeva portare a termine un’operazione commerciale, quanto di identità. Il fil rouge dell’Azienda è la longevità e anche qui sull’Etna ha voluto dar vita a vini capaci di durare nel tempo per poter conferire valore sia al prodotto sia al progetto. Carricante è un vitigno difficile con caratteristiche simili in parte geneticamente, ma anche come carattere, al catarratto. Come altre varietà autoctone italiane è molto generoso, resiste bene alle malattie grazie alla ricchezza polifenolica. Per produrre fermata 125 è stata scelta la lavorazione a uva intera come se fosse una base spumante. I grappoli sono raccolti nella pressa, hanno successivamente avuto luogo la decantazione statica del mosto, la fermentazione e la maturazione in acciaio. Vinificazione molto semplice, molto lineare per come deve essere una visione cristallina di una varietà in un territorio come quello dell’Etna. Pertanto nella fase attuale è stato scelto di sottolineare un profilo di genuinità, di immediatezza, di tipicità.
Per quanto il versante sia esposto a nord, è molto soleggiato e le piante hanno una chioma contenuta. “Le uve” come spiega Mattia Filippi “sono raccolte a un livello di maturazione medio alto, con maggiore attenzione più per il ph che per l’acidità, in quanto nella degustazione delle uve tende a esserci linearità tra la sapidità, il sapore e il ph piuttosto che non con l’acidità. Una sensazione sapida accompagna il ph che è quella che avvertiamo in fase degustativa legata anche ai suoli. Per esempio il vino di Arcuria è molto più soave e maturo, gustoso, ampio e caldo, mentre quello di Pietramarina è decisamente più sapido.
Fermata 125 Etna Rosso Doc 2019 (foto 3)
Il nerello mascalese è una varietà difficile, ma generosa, e nel contesto etneo ha avuto il successo che oggi merita. Per produrre fermata 125 sono impiegate le uve di più contrade, in primis Bonanno che è la prevalente e si trova sotto Randazzo e Passopisciaro: è una zona tendenzialmente fresca, moto umida, che dà vini particolari. Partecipano inoltrei le Contrade Guardiola e Santo Spirito. E’ stata fatta una selezione al fine di ottenere un vino capace di essere rappresentativo di queste contrade, ma anche di durare nel tempo, ossia un vino di buona beva e al tempo stesso longevo. Nella degustazione alla cieca dei vini delle singole contrade “Bonanno” spiega Filippi “ mi piaceva molto per una nota di fragolina di bosco, che ho sentito solo in varie parti d’Europa nei Pinot Nero e non in tutti, per cui abbiamo voluto valorizzare questa nota nel blend e in futuro per darle maggiore valore parcellizzeremo la contrada. Nelle vinificazioni vogliamo implementare l’utilizzo del raspo se maturo, per cui utilizziamo uva intera nelle macerazioni, tenendo conto che il nerello non può macerare troppo a lungo. L’affinamento è stato effettuato in botte grande, anziché in barrique, attenti alla freschezza, alla fragranza”. E sarà la freschezza che conferirà vita longeva al vino, dotato di una nota leggermente verde, cruda, un po’ reattiva .Completano il quadro il colore rosso rubino tenue, nuance speziate e sentori fruttati in cui si riconosce, ça va sans dire, la fragolina di bosco.