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Grosjean Vins “Il rispetto della natura riporta la vita nel vigneto e la salute nel bicchiere”

La storia

Ben 16 gli ettari coltivati tra Quart e Saint Christophe; circa 140.000 le bottiglie destinate al mercato valdostano, italiano ed estero; 50 gli anni di passione dedicati al vino da questa storica Cantina valdostana.
Questi sono i numeri, ma è la storia della famiglia che produce questi grandi vini di montagna che merita di essere raccontata, dal XVIII secolo ai giorni nostri.

Alla fine del 1700 gli avi materni dei fratelli Grosjean scesero verso Aosta da Fornet, un piccolo villaggio della Valgrisenche, per rifornirsi di castagne e di vino; il vino allora non era solo simbolo di ospitalità, ma era anche una medicina e un nutrimento nobile. Così nel corso degli anni le donne della famiglia (era solo la nonna a detenere il possesso delle chiavi della Cantina) decisero di dedicarsi alla coltura della vite per autoconsumo. Si trattava di tempi difficili per i vitigni valdostani, penalizzati prima da una forte glaciazione, che portò alla chiusura dei colli verso Francia e Svizzera isolando la Vallée; poi nel 1885 dall’arrivo della ferrovia e dei vini del Sud – meno cari e meno noti, quindi “di moda” –; infine dall’attacco della Fillossera, che in Valle risparmiò solo i vigneti di Prié Blanc coltivati a Morgex, e dagli anni delle 2 Guerre.
Finalmente arrivò il 1968, l’anno della svolta per i vini valdostani: l’allora Assessore all’Industria e al Commercio Albaney organizzò la “I Exposition des Vins du Val d’Aosta” e convinse, l’anno successivo, “papà” Dauphin Grosjean a imbottigliare il proprio vino e a presentarlo alla Fiera.

In seguito, grazie ai preziosi consigli del Canonico Vaudan e alla passione del figlio maggiore Vincent, l’azienda di famiglia passò da 3000 mq di vigneto a 10 ettari; i vitigni coltivati erano il Petit Rouge, il Gamay, il Pinot noir e la Petite Arvine, ma oggi si coltivano anche vitigni autoctoni come il Fumin, il Cornalin, il Mayolet, la Prëmetta e il Muscat, oltre a vitigni internazionali come il Traminer, lo Chardonnay e il Syrah.

Nel 2011 il salto di qualità: si optò per la conversione biologica (prima azienda valdostana), mentre nel 2015 un ulteriore lavoro di ammodernamento ha permesso di ingrandire la cantina. Dal 2017 l’eccellenza di Grosjean passa nelle mani della terza generazione, grazie alla competenza e professionalità di Hervé, Simon e Didier con Eraldo e Fernando della “vecchia guardia”.

I vini

Qui ogni etichetta ha una storia: ad esempio il Torrette Supérieur, il Cornalin, il Fumin e la Petite Arvine sono coltivati nelle Vigne Rovettaz, un sito eroico di antica tradizione vinicola a 550 m, in fortissima pendenza, esposto a sud in un clima particolarmente asciutto e ventilato, con ottima luminosità e grande escursione termica in fase di maturazione delle uve. Apparteneva a un appassionato vignaiolo della zona conosciuto come Tinì, che – arrivato a 92 anni – decise di affittarlo ai Grosjean affinché continuassero a coltivarlo.
Il Pinot noir viene invece coltivato nelle Vigne Tzeriat, un anfiteatro a 800 m protetto dalle correnti fredde, un “cru” già citato in documenti risalenti al 1838. Qui si produce anche il “Montmary”, uno spumante di montagna classico extra brut rosé (50% Pinot noir e 50% Chardonnay) che deve il suo nome al monte che sovrasta l’azienda e che nutre le vigne con la sua acqua. Tutte le vendemmie sono fatte a mano in cassette durante la seconda settimana di settembre, e nei vini vengono utilizzati solo lieviti autoctoni senza l’uso di pesticidi e acaricidi.

Le novita’: “Adotta un Cru” E “Tramonti Divini”

E’ proprio della Famiglia Grosjean il primo progetto valdostano di vigna in adozione, che permette di vivere in prima persona l’esperienza di coltivare, far crescere e produrre vini d’eccellenza, dai grappoli alla bottiglia.

Sarà così che, per un anno, tutti gli appassionati di vini e vitigni eroici potranno diventare orgogliosi protagonisti della quotidianità vinicola di una storica cantina valdostana. Da osservatori attivi verranno a conoscenza della vita pratica in vigna, osservando l’andamento vegetativo della pianta e le più importanti pratiche agronome.

Il percorso di adozione si articola in diverse tappe che corrispondono alle fasi di produzione e lavorazione. Il primo step consiste nella scelta del Cru tra le vigne Rovettaz e Tzeriat, che hanno entrambe la caratteristica di essere tra i migliori terroir del centro Valle e che danno vita ad alcuni tra i più noti vitigni autoctoni della regione. Seguirà il certificato d’adozione e la ricezione immediata di una bottiglia di vecchia annata fuori mercato. Da qui in poi sarà possibile seguire la produzione in vigna e in cantina, partecipando con la Famiglia Grosjean (foto 2) ai momenti più importanti della stagione vinicola: la potatura (da gennaio a marzo), la legatura (in marzo e aprile), la vendemmia di settembre e tutte le altre operazioni di cantina.

Era da tempo che avevamo in mente di suggellare questo patto d’adozione”, spiegano Hervé e Simon Grosjean, ideatori del progetto. “Molti dei nostri clienti sono curiosi di conoscere le misteriose operazioni di cantina che ci sono dietro a una bottiglia: con quest’iniziativa avranno finalmente la possibilità di assistere alla nascita e alla maturazione del vino, per arrivare al calice finale”.

L’adozione può essere fatta anche come “regalo”, tanto che viene offerta una visita della cantina e del vigneto adottato in qualsiasi momento dell’anno, corredata da degustazione di varie tipologie di vini; a fine percorso, poi, una cassa di 6 bottiglie della nuova annata con etichetta personalizzata.

La nostra idea è quella di far conoscere i vini e i vitigni eroici che nascono sulle nostre montagne”, concordano Hervé e Simon Grosjean “ma anche di salvaguardare il paesaggio tipico e caratteristico creando una nuova forma di turismo, green, consapevole ed ecosostenibile”.

L’iniziativa è stata lanciata alla fine di luglio in occasione del terzo appuntamento con TraMonti diVini, un’esclusiva degustazione in verticale che si tiene tutte le estati al calar del sole, proprio immersi nel verde delle vigne Tzeriat e Rovettaz. Un altro modo per celebrare, attraverso la vitis vinifera, l’incanto della vita.

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