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L’apertura dell’evento “Tutte le sfumature del Pinot nero dell’Oltrepò Pavese” organizzato dal Movimento Turismo del Vino Lombardia presso “La Porta del Vino” è avvenuta con la degustazione guidata del “Pinot nero … in bianco” a cui è seguita quella di “Blanc de Noir: le bollicine bianche “ che, secondo Claudio Maspes  (a destra nella foto 2), direttore dei corsi di Milano e provincia promossi da Aspi e incaricato delle degustazioni nel casello, rappresentano una produzione di qualità consolidata nell’Oltrepò Pavese. Tant’è che in degustazione c’era un po’ tutta la “rappresentanza”- di stili diversi comunque -, dell’Oltrepò ottenuto con il metodo classico da uve provenienti da cloni di Pinot nero adatti per la spumantizzazione. Con bollicine tenute sui lieviti da 24 a 40 mesi. E, cioè:

Percivalle dosaggio zero bio,
La Piotta Talento metodo classico brut,
Cépage metodo classico brut 2013 del Conte Vistarino,
Tonalini Il Millesimato Oltrepò Pavese docg metodo classico pinot nero brut 2011,
Vigne Olcru Verve metodo classico extra brut Millesimé 2013,
222 a.C. Zerozerozero dei Fratelli Guerci.

Una conferma, la degustazione delle bollicine bianche di Pinot nero, che le potenzialità dell’Oltrepò Pavese sono eccezionali, con il metodo classico che a raggiunto livelli qualitativi straordinari. E, mancano ancora due appuntamenti di degustazioni guidate che potrebbero anche fare la differenza, come “Una grande storia: le Riserve in rosso” (venerdì 1 febbraio, alle ore 19.30) e “Sfumature in rosa: il metodo classico rosè” (sabato 2 febbraio ore 15 degustazioelibera, ore 19.30 degustazioe guidata): due appuntamenti imperdibili per dimostrare, se proprio è necessario, che il vero tesoro dell’Oltrepò Pavese è il Pinot nero, vitigno indubbiamente non facile da gestire, ma con tutte le sue sfaccettature assicura grandi vini.

E, così, con il Pinot nero dell’Oltrepò Pavese, Carlo Pietrasanta (a sinistra nella foto 2- foto 3), vice presidente del Turismo del Vino Lombardia, sta facendo scoprire il vino lombardo ai milanesi. “La Porta del Vino”, ubicata in uno dei cosiddetti caselli daziari annessi alle mura spagnole che cingevano Milano, certosinamente ristrutturato a spese del Movimento del vino, è diventata la location ideale per portare il vino prodotto in Lombardia all’attenzione degli appassionati milanesi della cosiddetta bevanda di Bacco.

Un’operazione di marketing che andrebbe approfondita perché potrebbe tornare utile anche per altri prodotti agroalimentari lombardi. Per Pietrasanta, comunque, è importante che i milanesi scoprano i vini della propria regione e senza fare sforzi per cercarli: ci pensa “La Porta del Vino”, con l’organizzazione di banco d’assaggio aperti al pubblico, quasi sempre con abbinamento di prodotti tipici regionali, degustazioni guidate, approfondimenti per facilitare la conoscenza di zone viticole piccole e quasi sempre poco note, senza trascurare i territori che anno fatto grande e importante la produzione vitivinicola della nostra regione”, sottolinea Pietrasanta che alla grande conoscenza del vino, aggiunge la capacità di saperlo presentare, di coinvolgere chi lo sta ascoltando, a farsi capire da chi del vino probabilmente sa distinguere solo il colore ma lo apprezza e lo consuma. Secondo noi, sarebbe il testimonial giusto per la Lombardia del vino.

E, poi, c’è la fantastica idea de “La Porta del Vino”, dove i milanesi – e non solo loro – possono scoprire i vini della regione e, volendo, anche farseli descrivere dal personale che anima la struttura. Per chi ha poca conoscenza di vino, è un posto da non perdere. D’altronde “Noi abbiamo creato questo giocattolo proprio per rispondere a questa esigenza “, è solitamente il commento di Pietrasanta. Ecco perché i vini lombardi hanno bisogno di personaggi come Pietrasanta per essere più conosciuti meglio dai cosiddetti wine lovers.

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