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Il pinot nero non è un vitigno facile, in quanto richiede terreni e microclimi particolari e una volta in cantina non è di semplice vinificazione. Chi lo alleva lo fa in genere per passione rinunciando ad altri vitigni più remunerativi. In Italia è presente soprattutto nell’Oltrepò Pavese, in Alto Adige e in Friuli Venezia Giulia. Ed è proprio in Friuli Venezia Giulia che cinque produttori hanno dato vita a un progetto, una rete d’impresa in qualche modo in controtendenza in quanto mette al centro dell’attenzione il pinot nero in una regione apprezzata soprattutto per i vini bianchi. La rete è composta dalle aziende Castello di Spessa, Conte d’Attimis Maniago, Masut da Rive, Russolo e Zorzettig, Si tratta di cantine talvolta distanti tra loro, ma unite da un unico progetto. La rete conta complessivamente 8 ettari di pinot nero per un totale di 42.500 bottiglie; sua mission è promuovere questo loro vino che nella regione trova le condizioni per potersi esprimere a elevati livelli qualitativi. In tale prospettiva è stata organizzata una degustazione di Pinot nero da Peck, a Milano (foto 1). Quello che è emerso è la profonda diversità esistente tra i cinque vini della rete, a dimostrazione dei molteplici profili assunti da questo rosso. Ad aprire la degustazione, il Pinot nero doc Colli Orientali del Friuli 2015 Zorzetting (foto 2), affinato 8 mesi in botti da 500 litri. L’Azienda, ormai secolare, da trent’anni ha avviato importanti riqualificazioni dei vigneti autoctoni e delle tecniche di produzioni; ciò non ha tolto attenzione anche alla produzione del Pinot nero grazie soprattutto all’incontro con rete d’impresa. Il 2015 è un’anteprima, ancora poco affinata, che qui assume caratteristiche molto particolari a partire dal colore rosso rubino scarico che può ricordare alcune produzioni alsaziane dotata di profumi fruttati che suggeriscono la ciliegia, l’amarena, i lamponi, la fragola, i semi di mela e una nota speziata. Il sapore è fruttato, lungo, con leggera astringenza che stimola la salivazione. Il secondo vino servito è il Pinot Nero Friuli Colli Orientali doc 2015 di Conte d’Attimis Maniago (foto 3).

L’azienda ha prodotto le prime bottiglie nel 1930 in modo del tutto pionieristico per tutto il Friuli come ricorda l’attuale patron Alberto d’Attimis. Anche questa è un’anteprima: affinato in vasca sui lieviti, ha colore rosso rubino carico, dal profumo ricco e denso di frutta compatta e concentrata. Si avvertono note floreali, fruttate, toni speziati con ricordi di liquirizia. Il sapore è rotondo, morbido, scorrevole con tannini felpati. E’ stata poi la volta del Gran Pinot Nero Collio doc 2015 del Castello di Spessa (foto 4). Le cantine aziendali sono scavate sotto il castello e presentano due livelli dei quali uno medioevale e l’altro risalente al 1939. Il vino, affinato in acciaio, ha colore rosso rubino tenue e presenta sentori di ciliegia nera, di lampone; sapore fruttato, morbido, con sentori di menta, melissa, foglia di tabacco, leggermente aromatico con tannini levigati. Il quarto vino è stato il Pinot nero Grifo Nero 2013 Russolo (foto 5). La famiglia dagli inizi del Novecento si dedica alla terra e ora è una realtà di 15 ettari ai piedi delle Dolomiti pordenonesi. Affinato in barrique di primo passaggio per un anno, mostra colore rubino non molto intenso, profuma di frutta, di buccia di cedro, ma anche di note vanigliate e di cera. Il gusto ripropone sentori fruttati, di ciliegia e ancora di vaniglia. Conclude la degustazione il Maurus Pinot Nero Isonzo del Friuli doc 2015 di Masut da Rive  (foto 6) (del Maurus 2012 abbiamo scritto qui). L’azienda alleva pinot nero dal 1982, messo a dimora da Silvano Gallo per farne il rosso della maison. Ora i figli Fabrizio e Marco dirigono l’azienda e il pinot nero base è stato affiancato dalla riserva Maurus, il cru più importante del podere. Affinato 12-18 mesi in carati da 300 litri di primo passaggio, possiede colore rubino intenso con nuance granate, ed è un tripudio di note fruttate in cui si avvertono frutti rossi, ma anche tabacco biondo, un sentore di sottobosco, e fondo vanigliato. Il sapore è pieno, buona spalla acida, tannini non invadenti con una piccola quanto piacevole nota astringente; mineralità presente e finale lungo.

A conclusione un lunch firmato Peck accompagnato dai vini bianche dei cinque produttori.

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