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L’approccio che abbiamo avuto anni fa con la texture è legata al cibo che però non è facile spiegare.

Ma per spiegare che cosa sia è più facile riferirsi ad altri ambiti dove la texture  si riferisce a una sensazione tattile percepita attraverso i polpastrelli delle dita ed e pertanto è il caso di parlare di textures al plurale in quanto si distinguono la texture di un tessuto, la texture di un legno ma anche di altri materiali come per esempio il marmo che ha una texture completamente diversa da quella del calcestruzzo, e si parla di testura anche nell’ambito della Computer Grafica.

Tornando al cibo, invece, la texture non è propriamente la consistenza, ma piuttosto la grana. E’ sempre una sensazione tattile che si avverte non con le dita, ma in bocca con la lingua: la texture del Parmigiano Reggiano invecchiato è diversa da quella dell’Emmental, che a sua volta differisce da quella del Gorgonzola.

La testura del salame differisce da quella del lardo così come la texture di un grissino è diversa da quella del panettone o di un gelato così come la texture dei vegetali è in genere differente da quella dei cibi di derivazione animale e via discorrendo.

Si può parlare di texture nel caso delle bevande? In alcuni casi sì e può essere reale o figurata. Per esempio bevendo un frullato di pera si può cogliere la granulosità del frutto. In senso figurato, se di un vino diciamo che ha una trama tannica è “ruvida” implicitamente facciamo allusione a una texture che pertanto è diversa da quella di un vino bianco che tannini non ha.

Pertanto la Texture  si può riscontrare in materiali come le ietre, in manufatti come i tessuti, nei cibi e, sia pur parzialmente quando non in senso figurato, nelle bevande.

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