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Lambrusco di Sorbara Omaggio a Gino Friedmann, Cantina di Carpi e Sorbara.
L’enologia italiana negli ultimi decenni ha trovato la propri identità, sia pur tra inevitabili contraddizioni. La valorizzazione dei vitigni autoctoni, la loro promozione, la capacità, in alcuni casi di toglierli dall’oblio, hanno dato forma a una tendenza ormai consolidata. Sono nati in questo modo numerosi ottimi vini da vitigni un tempo destinati agli uvaggi, dal Grillo al Pecorino, così che la vitivinicoltura italiana ha trovato la propria visione identitaria reale. Ciò significa, in ultima istanza, conferire un’identità territoriale ai singoli vini. Un esempio è il Lambrusco di Sorbara Omaggio a Gino Friedmann.

Il Lambrusco per una serie di fattori che possono mescolare il pregiudizio a politiche di produttive discutibili, non trovava molte segnalazioni nelle guide specializzate. Ma dalla fine del secolo scorso ha intrapreso un percorso virtuoso. La Cantina di Carpi e Sorbara, nata come Cantina sociale di Carpi agli inizi del Novecento, negli anni, grazie all’assorbimento di altre realtà produttive locali, si è espansa sino ad arrivare nel 2012 alla fusione con la storica cantina di Sorbara, diventando così la Cantina di Carpi e Sorbara. Oggi è una realtà che conta 1200 soci produttori e che utilizza avanzate metodologie produttive per perseguire una costante ricerca della qualità.

Produce più varietà di Lambrusco e tra queste il Lambrusco di Sorbara Omaggio a Gino Friedmann che ha una prerogativa, ossia non viene prodotto con un mix di uve lambrusco come d’abitudine avviene, ma unicamente con la varietà Sorbara. Si tratta di un vitigno autoctono di antiche origini che mutua il nome dalla frazione di Sorbara del comune di Bomporto, nel Modenese. Il grappolo a causa di un’anomalia floreale è soggetto ad acinellatura, ossia alla produzione di grappoli in parte dotati di chicchi minuscoli, di pochi millimetri di diametro così che nei chicchi completamente sviluppati si concentrano gli zuccheri e le sostanze che definiranno il profilo del vino. Ed è questa una caratteristica nel panorama del Lambrusco che appartiene solo alle uve Sorbara così da farne un vitigno di pregio. Omaggio a Gino Friedman è vinificato in rosato, con presa di spuma in autoclave e sosta sulle fecce nobili.

Alla degustazione possiede colore rosato lampone scarico con riflessi rubino tenue dotato di spuma fine ed evanescente; il profumo è complesso, floreale e fruttato, vinoso con sentori di rosa e viola essiccate, ricordi di frutta matura di ribes rosso, di lampone, di ciliegia, di prugna , di prugnolo. In bocca l’impatto è di grande piacevolezza, vivace, fresco, di trama snella e vibrante; è un vino asciutto, spalla acida ben pronunciata, accompagnato da note minerali, con sapidità finale.

Temperatura di servizio: 10-12 °C
Abbinamenti: E’un vino fresco che si abbina a frittura di paranza, frutti di mare gratinati, ma anche ai piatti della tradizione modenese come cotechino e zampone perché dotato di acidità e ricco di carbonica, entrambi antagonisti del grasso sia dei fritti, sia dei salumi.
Nota emozionale: Primavera non bussa, lei entra sicura (Fabrizio De André)

Gino Friedmann, nato a fin Ottocento e morto nel 1964, svolse un ruolo fondamentale per lo sviluppo della campagna modenese. Nacque in una famiglia agiata che possedeva più di 300 ettari, si laureò in giurisprudenza, ma presto abbandonò le aule del Tribunale per occuparsi della proprietà intraprendendo un programma di sviluppo che coinvolse tutte le produzioni locali dando un forte impulso di modernizzazione. Si occupò pertanto dei settori lattierocasearia, allevamento suinicolo, vitivinicolo, cerealicolo. La sua opera di promozione portò alla nascita nel 1913 della Cantina Sociale Cooperativa di Nonantola; nel 1922 incoraggiò la costituzione della Federazione Nazionale delle Cantine Sociali di cui assunse la presidenza. E’ stato il principale promotore della cooperazione ponendosi come punto di riferimento dell’enologia modenese e non solo.

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