Forse non ci facciamo caso, ma quando acquistiamo un vino, l’etichetta ci comunica una prima sensazione, come dire, sublimale e se questa si traduce in una percezione negativa, in luogo di approfondire la conoscenza di quel prodotto, passiamo a un altro. E Walter Lodali, che abbiamo presentato con la sua azienda qui, giustamente vuole che i suoi vini siano apprezzati ancor prima di stapparli.
Così si è rivolto alla SGA di Bergamo, che gli addetti ai lavori conoscono, in quanto leader nel mondo della creazione delle wine labels. Alexander Williams,Marketing & Communication SGA, in un incontro stampa con Walter Lodali organizzato dall’agenzia di comunicazione Multimendia alla Cantina Piemontese di Milano, ci ha illustrato il lungo, articolato percorso che ha portato alla realizzazione delle attuali etichette. Queste, rispetto alle precedenti, sono segnatamente diverse, lasciando però una avvertibile continuità.
Tutto è nato da una lunga intervista della SGA a Walter Lodali, servita a focalizzare le sue peculiarità personali, individuali, afferenti alla storia della famiglia e dell’azienda. Da qui sono nate dieci proposte ciascuna con per caratteristica la capacità di evidenziare i vari aspetti emersi. Si è proceduto con ulteriori selezioni sino ad arrivare a due ipotesi, una delle qualità ha visto Walter Lodali identificarsi.
Nel formulare le proposte il primo aspetto da considerare, come spiega Alexander Williams, è il marchio aziendale ossia se lasciarlo, o modificarlo e in tal caso come. Le etichette Lodali riproducevano uno stemma araldico di fantasia e pertanto non essendo rappresentativo della famiglia è stato tolto o, meglio, sostituito.
Per la collezione classica è stato realizzato un simbolo, un monogramma, un gioco di sovrapposizioni e di contrasti molto attuale, molto elegante in cui sono riprodotte le iniziali di Lodali. Si tratta di un marchio pensato per durare nel tempo, ed esprime, per utilizzare le garbate quanto proprie parole di Williams, una classicità contemporanea.
Le etichette delle Riserve Chardonnay, Barbera, Barolo e Barbaresco, la collezione dedicata al padre, ne portano il nome, Lorens, ossia Lorenzo in dialetto piemontese. La scritta in corsivo non è casuale, ma riprende la calligrafia di Lorenzo Lodali, riprodotta grazie allo studio di un suo tema scolastico datato 1950. E sempre in omaggio al padre, come precisa Walter Lodali “abbiamo voluto dar vita ad una grafica elegante, grazie allo sfondo avorio”.
Inoltre è, stato recuperato il lettering in quanto appartiene alla storia aziendale. E’ stato pertanto ripreso attualizzandolo. E’ un lettering forte, che si impone sull’etichetta, ed è più incisivo rispetto a quello precedente.
L’obiettivo del restyling, ossia creare un nuovo abito in grado da un lato di rappresentare l’evoluzione della Cantina e dall’altro trasmettere la storia di ogni bottiglia, è stato, a nostro avviso, pienamente realizzato. Vorremmo aggiungere che conferisce una nota di cosmopolitismo che prima non si avvertiva. Cosmopolitismo totalmente sintonico con quello del vino che le etichette raccontano.