E’ stata presentata oggi martedì 15 novembre al Teatro Regio di Parma la Guida Michelin 2017.
Con 343 ristoranti premiati, l’Italia si conferma la seconda nazione stellata subito dopo la Francia, mentre la Lombardia è la regione italiana con più stelle (58 ristoranti stellati).
La Guida Michelin in breve:
Le tre stelle
Per quanto riguarda i tristellati non vi sono variazioni, nessuna retrocessione e nessun nuovo ingresso per cui Ristorante Reale di Niko Romito, La Pergola di Heinz Beck, Osteria Francescana di Massimo Bottura, Piazza Duomo di Enrico Crippa, Enoteca Pinchiorri di Anna Feolde, Dal Pescatore di Nadia Santini, Le Calandre di Massimo Alajmo e Da Vittorio dei Fratelli Cerea.
Le nuove due stelle
Le due stelle vedono cinque nuovi ingressi, ossia a Milano Mudec di Enrico Bartolini, Seta di Milano di Antonio Guida. Le altre new entry Danì Maison di Nino di Costanzo, Locanda Margon di Alfio Ghezzi, Terra di Heinrich Schneider.
Le nuove una stella
Lombardia
La Tavola di Laceno Mombello
Casual Ristorante di Cristian Carraro
a Milano:
Lume di Luigi Taglienti
Felix Lo Basso Restaurant di Felice Lo Basso
Piemonte
21.9 di Flavio Costa
Trattoria Zappatori di Christian Milone
La Madernassa di Michelangelo Mammoliti
Da Francesco di Francesco Oberto
Veneto
La Veranda di Bartolino (gli chef hanno cambiato locale)
Toscana
Lux Lucis di Valentino Cassanelli
La Trattoria di Enrico Bartolini
La trattoria Enrico Bartolini di Marco Ortolani
Il Pievano di Vincenzo Guarino
La Leggenda dei Frati di Alessandro Rossi e Filippo Saporito
Marche
Nostrano di Stefano Ciotti
Lazio
Aminta Resort di Marco Bottega
Vistamare di Latina
Tutte romane:
The Corner di Marco Martini
Magnolia di Franco Madama
Bistrot 64 di Kotaro Noda
Per Me di Giulio Terrinoni
Asssaje di Claudio Mengoni
Campania
Veritas di Gianluca d’Agostino
Il Mosaico di Giovanni De Vivo
Piazzetta Milù di Luigi Salomone
Puglia
Quintessenza di Stefano Di Gennaro
Calabria
Pietramare di Alfonso Crescenzo
Sicilia
Accursio di Accursio Craparo
In Sardegna
Il Corsaro di Cagliari di Stefano Deidda
dove “di” sta per chef
Articolo di: Lapo Ranieri