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Sulle colline di Castagnole Monferrato, un tempo i viticoltori producevano Barbera e Grignolino da consumare tutti i giorni, e vinificavano una piccola quantità di Ruchè, da mescere i giorni di festa. L’omonimo vitigno si ritiene sia autoctono, anche se non vi sono fonti scritte, ma solo tramandate verbalmente. Il nome potrebbe derivare dal francese ruche, alveare, in quanto le uve mature richiamano, per la dolcezza del succo, le api.

Il ruchè, soprattutto in passato, non era un vitigno diffuso in quanto è una pianta molto delicata. Pertanto era allevato solo dai pochi che credevano nel potenziale di questo vino. I vigneti dimorano nelle zone più vocate, ossia in alto sulle colline più soleggiate. Il vino

Il Ruchè ha alcune caratteristiche che ne fanno un prodotto particolare. Innanzitutto è un vino rosso che anche da giovane è gradevole, immediato. Affinando riproduce profumi evoluti, propri di alcuni vini da invecchiamento.
Nel 1987 ottenne la denominazione Doc e dal 2010 il Ruchè è Docg.

Tutto ciò per dire che merita di essere conosciuto o conosciuto meglio per ciò che culturalmente rappresenta. In merito dal 2 settembre apre il nuovo Museo del Ruchè a Castagnole Monferrato
con visite guidate e degustazione.

Con questa apertura si è realizzato il progetto del vigneron Luca Ferraris, proprietario di Ferraris Agricola,  con il contributo di Regione Piemonte. La nuova struttura è interamente dedicata alla storia e alla conoscenza del Ruchè di Castagnole Monferrato attraverso un percorso multimediale e esperienziale, di approfondimento, tra passato e futuro.

Commenta Luca Ferraris: “Il Museo del Ruchè nasce nella casa dove è iniziata la storia imprenditoriale della mia famiglia: è un luogo della memoria, una cantina storica, che abbiamo voluto eleggere a spazio di valorizzazione di un intero territorio che intorno al Ruchè ha costruito la sua fortuna”; e continua “Il nostro vino ‘raccontato’ attraverso un Museo è cultura locale e contribuisce alla costruzione di un nuovo prodotto turistico, che si integra con altri percorsi enogastronomici e costruisce l’identità del Monferrato. Creando queste proposte di accoglienza strutturate, a cui abbiamo recentemente aggiunto anche la sala degustazione, siamo certi di continuare ad attirare nuovi turisti e di poter alimentare un circuito virtuoso a servizio del territorio”.

Il Museo è articolato in tre sale più l’infernot.

Nella prima sala comincia la narrazione con la ricerca dell’oro in California – dove il bisnonno di Luca Ferraris trovò fortuna – prosegue con i documenti, gli strumenti di lavoro contadino, le macchine agricole recuperati dalla famiglia e si conclude con la figura di Don Giacomo Cauda, il papà del Ruchè. Negli anni ‘60 il parroco di Castagnole Monferrato fu, infatti, il primo a recuperare alcune vigne abbandonate, credere nelle potenzialità dell’uva che questi filari fruttano per produrre un vino varietale, secco, in purezza, che vinifica e comincia a vendere in bottiglia, dando inizio così all’affermazione del Ruchè in Piemonte.

La seconda sala è un omaggio al Monferrato, patrimonio Unesco di indubbia bellezza e alle caratteristiche che lo rendono terroir vocato alla produzione di grandi vini come la stratificazione geologica millenaria dei terreni. Foto e video abbracciano completamente il visitatore che compie l’esperienza di immersione nel territorio anche attraverso le postazioni olfattive dove si esplorano i profumi profondi del Ruchè. In questa sala il protagonista è Randall Grahm, enologo americano, pioniere dell’introduzione di alcune varietà di vite francesi in California, amico di lunga data di Luca Ferraris e antesignano sostenitore del Ruchè negli Stati Uniti già nel 2003.

La terza è la Sala Cinema: un docu-film che accompagna il visitatore nella storia moderna di Ferraris e del Ruchè, dalla “malora” ai successi di un vitigno sempre più apprezzato dai consumatori chiudendo così, grazie alle voci dei protagonisti storici e attuali, il racconto vincente di un piccolo grande autoctono che ha conquistato il mondo.

Ultima tappa della visita al Museo, l’Infernot (foto 3) la cui pietra, bianca arenaria qui nominata anche “da Cantoni”, permette la conservazione negli anni delle bottiglie grazie all’umidità e alla temperatura che mantiene costante.

Da sabato 2 settembre pomeriggio e per tutti i sabati e domeniche successivi, dalle 10 alle 18.00, sarà possibile prenotare la visita al Museo, a 15 euro con un calice in assaggio oppure la visita con degustazione di 4 calici, a 30 euro. Le esperienze sono acquistabili in loco o on line nel sito del Museo cliccando qui, o in quello di Ferraris Agricola cliccando qui.

Inoltre, fino al 30 settembre, tutti gli abitanti residenti a Castagnole Monferrato potranno visitare il Museo del Ruchè gratuitamente inserendo on line il codice che sarà inviato dall’Amministrazione Comunale. Il Museo è a disposizione per visite guidate a gruppi e a scuole e per team building aziendali, contattando direttamente l’azienda Agricola.

Ferraris Agricola è Luca Ferraris, un Vigneron del Monferrato a guida dell’azienda di famiglia costruita e fatta crescere con determinazione nel nome della sua grande passione per il Ruchè. 34 ettari di vigneti di proprietà il cui nucleo originario nasce nel comune di Castagnole Monferrato per poi ampliarsi con altre tre importanti acquisizioni: Vigna del Parroco, Cà Mongròss a Montegrosso d’Asti e l’ultima, Tenuta Santa Chiara, a Monastero Bormida. 300mila le bottiglie prodotte di cui due terzi rappresentate dal Ruchè, distribuite nei principali mercati internazionali.
Oggi Ferraris è punto di riferimento del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG nel mondo, fiore all’occhiello di una denominazione riscoperta, frutto di quell’orgoglio contadino che ha ridisegnato le colline del Monferrato.

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