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Umberto Riccardo Pasqua, Presidente e Amministratore Delegato di Pasqua Spa,  mercoledì 14 marzo al Ristorante Cracco, hanno presentato alla stampa  lo studio,  commissionato a Nomisma – Wine Monitor, “Pasqua e il vino rosso – Grandi cru e denominazioni a confronto dal Far East agli USA. Il caso del Texas”.

E’ stata l’occasione per  rendere noti  anche altri dati economici che completano il quadro di Pasqua Vigneti e Cantine. Ciò che emerge è un trend attivo dal Nord America all’Asia e Oceania, non trascurando il mercato nazionale. Basterà evidenziare  l’incremento dei ricavi nel 2017 rispetto all’anno precedente, pari al +4 per cento. Di fatto sono stati superati i 50 milioni  di ricavi, mentendo invariato il numero di bottiglie prodotte che è di 15 milioni. Il Nord America si conferma il mercato principale per Pasqua Vigneti e Cantine, con un volume d’affari pari a  17 milioni, dei quali 13 milioni  nei soli USA. La Cina segna un incremento del 132 %. Segni postivi anche per Giappone +111 %,  Germania + 13,1% e UK +14,6%.

Per quanto riguarda i rossi, si registrano incrementi nei mercati cinese e statunitense e in alcune regioni: Piemonte, Toscana, Bourdeaux, Borgogna. Il mercato italiano migliora e la politica aziendale  persegue l’aumento della qualità, lasciando invariato il numero di bottiglie puntando quindi  sul canale Horeca.

Va ancora detto che la produzione Pasqua  è assorbita soprattutto dal mercato estero con una quota export pari all’89,2 %.

Per quanto riguarda ricerca  commissionata a Wine Monitor di Nomisma emerge che Cina, Stati Uniti, Francia, Italia e Germania sono i cinque paesi che guidano il consumo dei vini rossi al mondo. Occorre considerare che nel quinquennio 2012-2017 l’export di vini rossi è cresciuto a valore di oltre il15%. Tra i principali vini rossi Dop per origine regionale, quelli Veneti (19% del totale rossi Dop) sono cresciuti nelle vendite del 13%. Si consolida in parallelo il fenomeno della premiumization: nell’ultimo quinquennio, il valore medio dei vini rossi consumati ha registrato un +20% in Giappone, +10% negli USA e +7% in Canada. Ma la vera sorpresa arriva dagli Stati Uniti, in particolare dal Texas, che da solo assorbe il 7% del vino consumato negli States, un trend in forte espansione soprattutto per i vini da importazione: negli ultimi 10 anni l’import di vino in Texas è infatti cresciuto del 74% confermandolo primo Stato per import. Quasi un terzo dei texani dichiara di conoscere l’Amarone, il cui consumatore tipo è Millennial, «wine lover» (frequent user, acquirente online, alto-spendente, che predilige i wine-bar come canale di consumo) con reddito e titolo di studio elevato.

Italia e Francia a confronto

Il Bordeaux, il rosso più rappresentativo insieme ai Bourgogne dell’enologia francese, presenta un export a valori quasi doppio rispetto a quello dei rossi Dop toscani, veneti e piemontesi considerati insieme (€ 1,88 Mrd vs € 1,07 Mrd).Tuttavia, mentre nel quinquennio 2012-2017 i Dop italiani sono cresciuti nell’export, i Bordeaux sono diminuiti di circa il 12% (in UK -57%). Con una quota superiore al 20%, gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato per i vini rossi italiani. In particolare, quelli con gradazione alcolica superiore ai 14°, l’Italia primeggia con una quota di mercato del 27% (110 mln $, + 57% nell’ultimo quinquennio). La Francia, all’opposto, detiene una quota del 15% (- 3% nel quinquennio).

Il mercato statunitense

Gli Stati Uniti rappresentano per l’azienda una piazza strategica su cui si è deciso di investire in maniera massiccia con l’apertura di Pasqua USA, sede americana della casa madre veronese. Una scelta premiante che in tre anni ha visto passare il fatturato della casa vinicola veneta da 35 a 50 milioni di euro, grazie al contributo della controllata americana che nel 2017 ha raggiunto i 17 milioni € di fatturato.

“Dopo la California – evidenzia Riccardo Pasqua, AD dell’azienda –  il Texas è lo stato americano col più alto numero di famiglie con un reddito disponibile annuo superiore a 100.000 dollari e l’Italia risulta esserne il primo fornitore con un valore vicino ai 127 milioni di dollari, pari ad una quota di mercato del 38%, calcolata sul totale delle importazioni di vino. Dall’indagine è inoltre emerso come negli ultimi 12 mesi il 55% dei texani ha avuto almeno un’occasione per consumare vino e il 47% ha optato per il vino rosso”.

Nella classifica dei Paesi che producono i rossi di maggiore qualità, l’Italia è sul gradino più alto del podio: il 21% dei consumatori texani e il 25% dei premium consumers (cioè consumatori disposti a spendere oltre 20 dollari a bottiglia in enoteca e oltre 55 dollari a bottiglia al ristorante) indica il nostro come migliore Paese produttore di red finewines.

“Dati alla mano – ha sottolineato il Presidente Umberto Pasqua –  è evidente come il vino rosso italiano di qualità, per il 41% dei consumatori medi e per il 43% dei consumatori premium, sia sinonimo di ‘storia e tradizione’. A questo vale la pena aggiungere che ben il 28% dei consumatori premium considera il vino rosso italiano di qualità come simbolo di «esclusività» e di «lusso», due categorie da sempre appartenenti ai vini francesi”.

I nuovi trend di consumo in Texas evidenziano un interesse per i vini da vitigni autoctoni e confermano la crescita dei vini rosé. Tra i premium consumer continua l’interesse per i vini di fascia alta (il 19% indica questa categoria in crescita nei prossimi anni in Texas).

Dalla ricerca emerge dunque un elevato interesse potenziale – non ancora pienamente sfruttato – per l’Amarone della Valpolicella, confermato anche dalle attuali abitudini di consumo dei texani: il 60% ama sperimentare e provare vini di altri territori, il 46% mette al primo posto la qualità anziché il prezzo.

La conferenza stampa si è conclusa con la degustazione di vni Pasqua abbinati ad alcune creazioni di Cracco.

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