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Armin Gratl e Hannes Munter, rispettivamente direttore generale, e agronomo – enologo della Cantina Valle Isarco hanno presentato, in un incontro su piattaforma Zoom organizzato dall’agenzia di comunicazione Vino à la carte moderato dalla giornalista Francesca Negri, il Pinot Nero Aritos l’ultimo nato, e unico rosso, della linea Aristos che è la selezione top di gamma aziendale.

La Cantina Valle Isarco

La Cantina, come spiega Amin Grati, è una Cooperativa fondata nel 1961, con sede a Chiusa in Valle Isarco. I viticoltori conferenti sono distribuiti in una zona vitivinicola di undici comuni che si sviluppa per 40 chilometri lungo la Valle tra Bolzano e Bressanone.

Più precisamente fanno parte della Cooperativa 135 famiglie che coltivano complessivamente 150 ettari di vigneto. Il focus della produzione della Cantina sono i vini bianchi, mountain wines che bene rappresentano l’area viticola più a nord d’Italia, con altitudini di 300 metri vicino a Bolzano, ma soprattutto comprese tra i 500 e i 1000 metri s.l.m. con più della metà dei vigneti a oltre 750 metri altitudine.

Dieci le etichette di vino bianco Aristos mentre i rossi rappresentano solo il 3% della produzione complessiva della maison che attualmente, con un fatturato di 7.6 milioni di euro, commercializza circa un milione di bottiglie delle quali l’85% destinato al consumo nazionale (il mercato altoatesino ne assorbe quasi il 50%), mentre il restante 15% è esportato in 22 stati.

Una nuova avventura

In questo contesto il Pinot Nero rappresenta una nuova avventura, lungamente progettata prima di metterla in cantiere. La cantina voleva cioè arricchire la propria collezione con un vino rosso importante, adatto anche all’export, e il Pinot Nero corrispondeva pienamente a tale profilo.

Però non un generico Pinot Nero, ma coerente con l’area di produzione, ossia fredda, cool climate, perché collocata a nord e a elevate altitudini scostandolo così dal modello borgognone che in qualche modo è il punto di riferimento della maggior parte delle produzioni, anche altoatesine. Non doveva cioè nascere opulento e potente, quanto piuttosto elegante e verticale. E così dopo 5-6 anni di sperimentazioni, con la vendemmia 2020 si è ottenuto il vino che rispondeva pienamente alle caratteristiche desiderate, proprio nell’anno in cui l’enologo Riccardo Cottarella  ha iniziato la collaborazione con la cantina e che pertanto ha potuto dare il suo contributo finale alla realizzazione del Pinot Nero Aristos.

Realizzazione resa possibile anche dai cambiamenti climatici in quanto solo 40 ani fa sarebbe stato impossibile da realizzare per le temperature all’epoca troppo rigide.

Pinot Nero Aristos

Il vino nasce da due vigne di venti e di venticinque anni di un’unica proprietà poste a 500 e a 600 metri di altitudine con esposizione sud, sud-est e con pendenza del 55%. E Hannes Munter è molto chiaro quando descrive il vino pensato e realizzato. La premessa è che il Pinot Nero si dimostra una “primadonna” sia nel vigneto in qualità di vitigno, sia in cantina come vino, in quanto esige molte attenzioni. Ciò detto l’intenzione di Munter, in sintonia con la Cantina, era di ottenere un vino che non fosse “sovramaturo”, ma fresco, di grande bevibilità, elegante, armonico con impatto fruttato: “l’idea era di avere il grappolo in bocca”.

E il risultato è stato di grande soddisfazione. Le due parcelle sono coltivate con due differenti cloni di pinot nero che richiedono vinificazioni diversificate. Per un clone la fermentazione ha luogo in tonneau aperto mentre per l’altro, che tende a sapori di sovramaturazione, ossia “marmellatosi”, è stata svolta una macerazione di due giorni a freddo, vale a dire a zero gradi, cui è seguita la fermentazione a grappolo itero, ossia con i raspi, in acciaio per non esaltare le note “marmellatose”, bensì valorizzare le caratteristiche organolettiche sintoniche con le peculiarità climatiche della Valle. Il vino ottenuto dall’assemblaggio di quello dei due cloni matura per 18 mesi in tonneau sur lie, quindi affina per sei mesi in bottiglia.

Note gustative
Colore rosso rubino scarico, trasparente.
Al naso è fruttato con ricordi di amarene, frutti di bosco, in particolare e lampone oltre a note speziate e di liquirizia.
In bocca è complesso, con ingresso fruttato, in piena corrispondenza con il quadro olfattivo. E’ complesso, verticale, quasi croccante, con tannino levigato e freschezza che allunga il sorso e fornisce eleganza.

Abbinamenti

E’ un vino versatile da servire sia con carni di sapore non eccessivamente intenso e con pesci di scoglio in guazzetto. Da provare anche con branzino in salsa al vino rosso.
2000 bottiglie prodotte. Prezzo scaffale HORECA 29 euro

Conclusioni

Il profilo organolettico porta a definirlo mountain wine, diverso da quelli che conosciamo dell’Altro Adige, e più in generale dalle produzioni che nascono sul modello borgognone. Le analogie geografiche-climatiche, se si volessero cercare, dovrebbero indirizzarsi verso zone quali Alsazia, Svizzera, Germania che condividono alcuni aspetti ambientali. Apprezziamo di questo vino complessità coniugata alla bevibilità, l’immediatezza. È da apprezzare sia degustato senza accompagnamenti da stappare con amici wine lover, sia come vino gastronomico.

Nella foto 2 un momento dell’incontro: da sinistra a destra  Hannes Munter e Armin Gratl

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