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L’Azienda Podere Conca Bolgheri nasce tra il 2014 e il 2015, ma la sua storia è più lunga ed articolata. Ce la racconta Silvia Cirri, la proprietaria, in un incontro su piattaforma Zoom organizzato dall’Agenzia di Comunicazione Maddalena Mazzeschi.

Silvia Cirri, medico e vitivinicoltore, ci ha presentato i due vini del Podere, Elleboro e Agapanto (foto 1).
La sua famiglia arriva nella plaga di Bolgheri negli anni settanta. La madre era molto amica della suocera di Nicolò Incisa della Rocchetta e, andata a trovarla, si innamora di questa terra. Fu così che nel 1982 acquista l’attuale casa che diventa il centro di tutta la famiglia oltre a essere il cuore del podere annesso con circa 800 ulivi di cultivar leccino e moraiolo, già all’epoca a conduzione biologica. La madre dà il via alla produzione di olio, inizialmente per uso della famiglia, poi comincia a commercializzarlo.

Il coinvolgimento di Silvia Cirri nel mondo del vino non è immediato. Anzi. Risale a qualche anno fa, periodo in cui segue tutti i corsi di sommelier dell’AIS serali, perché nell’esercitare la propria attività di medico non dispone di altro tempo. Solo allora rimane affascinata dal mondo del vino, colpita dalla scientificità, dalla possibilità di sperimentazione, dalla precisione di alcuni processi per cui avendo la terra a Bolgheri, che è notoriamente un luogo enologicamente vocato, decide di provare a vinificare.

Così mette a dimora un piccolo vigneto. Nel frattempo le vinificazioni sono realizzate utilizzando uve di Bolgheri selezionate, mentre ora per la produzione vinicola utilizza unicamente uve di proprietà. E la vinificazione da quest’anno avverrà nella propria cantina. E’ stata un’impresa faticosa; la cantina è in un capannone però visitandola si può notare una cura sui materiali, sulle barrique, sulla barricaia.

Silvia Cirri, in altre parole, ha creato un ambiente in cui fare bene il proprio vino. Particolare, o meglio, aspetto sostanziale, al Podere opera un team di sole donne: Laura Zuddas enologa senior, Lidia Franceschi agronoma ed enologa; Paola Cioni trattorista; 2 donne seguono la parte commerciale…
Podere Conca Bolgheri dal 2019 è certificato bio, certificazione che oggi ha un senso più compiuto considerato che si produce anche vino.

I vini
Attualmente il Podere produce due vini che hanno mutato il nome da altrettante piante qui coltivate dalla madre della proprietaria: Elleboro, “rosa di Natale”, e Agapanto, “pianta e amore”. Al momento di dare nome ai vini, Silvia Cirri, dopo aver preso in considerazione toponimi e altre possibili denominazioni, ha l’idea di dare il nome di alcune delle piante volute dalla madre, e in questo modo renderle omaggio. Oggi le vigne si sviluppano su cinque ettari e hanno 5-6 anni di età; il podere comprende inoltre gli 800 ulivi già ricordati. La vigna è divisa in 2 terreni: uno vicino alla casa dotato di uno scheletro che comprende ferro, circa a sei chilometri dal mare, coltivato a cabernet franc (nel 2021 esordirà la terza etichetta aziendale che sarà un cabernet franc in purezza, ossia un Bolgheri Superiore affinato 8 mesi di barrique); l’altro, a 4 chilometri dal mare, con terreno sabbioso argilloso.
I tappi delle bottiglie sono Diam, conglomerati con cera d’api in piena coerenza con la scelta bio; sono Diam 10 ossia tappi che hanno una vita di 10 anni.

Elleboro Toscana IGT Bianco 2019 (foto 2- 3)
Elleboro è prodotto con uve viognier, che rappresentano circa il 50 per cento dell’uvaggio, chardonnay e sauvignon; le percentuali possono variare secondo l’annata con viognier vitigno principale. Le vinificazioni sono separate e alla fine dell’affinamento viene formata la cuvée. E’ interessante notare la scelta delle uve; sono vitigni nobili che generano un vino bianco molto diverso, per caratteristiche organolettiche, a quelli della tradizione locale prodotti con vermentino, l’uva bianca del territorio. Dopo la pressatura soffice il mosto fermenta in vasche di acciaio e anche l’affinamento avviene in acciaio e non viene svolta la fermentazione malolattica. Possiede 13 gradi alcolici, e la produzione è di 5 mila bottiglie.

Note gustative
Nel calice riflette colore giallo paglierino.

Al naso profumi fruttati, garbati ma decisi, frutta gialla matura come pesca, albicocca, con una nota meno espressa di frutta tropicale, in particolare di mango.

In bocca vi è corrispondenza con quanto avvertito in fase olfattiva, acidità vibrante, ripulente, rinfrescante. Notiamo e apprezziamo la pulizia olfattiva e gustativa: è un vino molto equilibrato ed elegante.

Agapanto DOC Bolgheri Rosso 2018 (foto 4 – 5)
E’ prodotto con uve cabernet sauvignon 50%, cabernet franc 30%, e ciliegiolo 20%, quest’ultimo vitigno voluto da Silvia Cirri perché conferisce al vino freschezza e profumo fruttato. Le uve sono vinificate separatamente, non svolgono la fermentazione malolattica e affinano 12-14 mesi in barrique e sei mesi in vetro dopo la formazione della cuvée. Possiede 14 gradi alcolici e la produzione è circa di 15 mila bottiglie..

Note gustative

Colore rosso rubino.

Al naso frutta matura, frutta rossa estiva come prugna, ciliegia, macchia mediterranea e fondo delicatamente speziato.

In  bocca è scorrevole, con tannini ben intessuti, dotato di piacevole freschezza che invita al calice successivo. E’ un vino versatile, aperto a tutte le circostanze, dove il legno completa e leviga senza diventare protagonista. Agapanto sa coniugare la gradevolezza di un rosso esuberante, agile, non troppo concentrato, a una promettente longevità. Elegante e piacevole riproduce un grande equilibrio tra acidità, alcolicità e tannini.

Conclusione
Sono entrambi vini che si staccano dal contesto territoriale per le uve utilizzate e che rivelano un proprio stile, un proprio brand. Entrambi sono armonici, eleganti, raffinati, dotati di forte personalità. Ed è forse da queste caratteristiche che emerge la mano femminile segnatamente volitiva capace di conferire a queste etichette un allure seducente.

(Nella foto 6 un momento della degustazione; in alto a sinistra Silvia Cirri)

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