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E’ un squadra che oggi conta circa 150 produttori riuniti nel 1975, si tratta dei soci della Cantina Produttori Erbaluce di Caluso, quel vino bianco piemontese che fu il primo ad ottenere la Doc nel 1967 e dal 2010 è diventato Docg (2-3).

Il presidente della Cantina è Bartolomeo Merlo che per fare le cose bene ha messo in connessione ben due enologi di grande esperienza, Paolo Vercelli (foto 4) che è il riferimento della cooperativa e Mario Berchio, consulente.

L’avvio dell’attività, quasi mezzo secolo fa, è avvenuto nei laboratori dell’Istituto Agrario Ubertini di Caluso e i soci fondatori, allora 13, avevano messo in chiaro da subito che la Cantina avrebbe ricercato in primis due cose: la qualità e la valorizzazione del patrimonio viticolo del territorio.

E visto che l’unione fa la forza, la crescita esponenziale del numero di associati nei decenni, ha fatto crescere in parallelo il valore dei vini prodotti e cioè; le tre tipologie previste dal disciplinare dell’Erbaluce di Caluso DOCG e il Canavese DOC rosso, che finiscono in bottiglia, più alcuni vini territoriali destinati alla vendita sfusa ma altrettanto gradevoli e di buon pregio.

Il territorio Canavese è l’estensione geografica compresa fra Torino e la Valle d’Aosta, solcata da diversi fiumi e dominata dall’Anfiteatro morenico di Ivrea e dal massiccio del Gran Paradiso, è variegato e gode di microclimi particolari dove l’Erbaluce ( foto 5-6) ha trovato il terroir ideale.

Il vitigno ha una bacca bianca dalla buccia molto dura, adatta all’appassimento, infatti il vino di punta della Docg è il Caluso Passito che viene vinificato al naturale come si faceva secoli fa; appassimento fino a marzo e invecchiamento di almeno tre anni, poi si producono l’Erbaluce bianco fermo e uno spumante metodo classico con 36 mesi di affinamento sui lieviti.

Le ultime due novità della cantina, che continua il percorso di valorizzazione e sperimentazione, sono: l’Erbaluce di Caluso PuntoZero, ottenuto da fermentazione attivata da lieviti autoctoni seguita da un affinamento di 12 mesi su “fecce fini”,  e il Caluso Spumante Goccia d’Oro 36 che viene tenuto a contatto delle fecce fino a primavera, rifermenta in bottiglia, affina per 36 mesi sui lieviti e poi viene perfezionato con la liqueur d’expédition.

Articolo di: Clara Mennella

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